Da giovedì 16 a domenica 19 novembre 2017
Prima Assoluta
drammaturgia e regia Massimo Finelli
con Patrizia Eger , Giuseppe Giannelli, Michelangelo Esposito, Giovanni Esposito, Daniele Sannino, Gianluigi Montagnaro, Claudia Scuro
musiche originali Duilio Meucci
costumi Esther Varriale
grafica, video, elementi scenografici exstudio
produzione exstudio
E’ una riscrittura in chiave farsesca dell’Edipo Re. L’assunto di partenza è l’irreperibilità ai giorni nostri del dittico potere/responsabilità. L’obiettivo del novello Edipo è questo: evitare ogni responsabilità, rimandare quanto è possibile la soluzione dei problemi, tirare a campare. La vicenda inizia con la peste e il tentativo di scoprirne le cause tramite i vaticinii riportati da Creonte, andato per suo conto all’oracolo di Delfi. L’Edipo Re inizia così, ma la nostra storia prende una diversa piega molto in fretta: Creonte cade da cavallo alle porte di Tebe, appestato anche lui. Il solo messaggio che riesce a verbalizzare è oscuro e tutto da interpretare: “tre soli fonemi articola il caduto…A…I…O!” Tutto inizia e finisce con profezie male interpretate o volutamente distorte. Restano in ballo le questioni poste dall’originale di Sofocle, ma date le premesse cambieranno le soluzioni. Edipo finirà come molti capi del nostro tempo: dall’assoluta inconcludenza alla glorificazione per eccesso di dabbenaggine dei sudditi. Alla fine tutti felici e contenti, come in ogni farsa che si rispetti, in attesa che la peste si risolva da sé: un classico del nuovo millennio.
Note di regia
La condanna che l’Edipo Re di Sofocle si infligge con l’accecamento e l’esilio è un atto politico di testimonianza. Il suicidio di Giocasta la restituisce alla natura: si impicca la madre incestuosa, non la regina. Edipo resta invece un uomo della polis, un politico nell’accezione più alta del termine: la sua assunzione di responsabilità è assoluta. Un Edipo sconvolto e suicida sarebbe umanamente comprensibile, ma il punto chiave della tragedia è nella sillaba che chiude il titolo: Re, ovvero uno che deve restare un esempio tanto nella vittoria quanto nel peggiore dei fallimenti. La polis si fortifica con qualcuno o contro qualcuno. Detto altrimenti: ogni comunità si definisce sulla base di regole e proibizioni condivise; chi detiene il potere dovrebbe incarnarle entrambe. Edipo lo sa e ne accetta il peso, contro se stesso, per la città. Questo Edi(p)po è invece poco più che una bestia affamata, per la quale, con le parole di Giocasta: “…non occorre avere coraggio, bastano complici discreti e nessuna vergogna per farsi re”. E’ il ritratto di uno dei tanti sovrani che eleggiamo di tanto in tanto, quasi per acclamazione; in una cornice di tragedia farebbero una magra figura, ma una farsa può accoglierli comodamente.
TRAM