di Ilaria Di Leva – Tutto in 243 secondi: speranza, delusione, scoramento e poi la gioia che esplode. Questo è il Napoli che è sceso in campo ieri al San Paolo contro il Chievo.
Una squadra appannata, una retroguardia che ha commesso qualche leggerezza di troppo, consentendo alla squadra ospite di andare in vantaggio con un gol che porta la firma del polacco Stepinski, su assist, manco a dirlo, dell’ex Giaccherini e i suoi migliori interpreti, Mertens e Insigne, che hanno perso un po’ dello smalto di inizio campionato.
Rigore fallito dal belga e il napoletano che incassa con malcelato disappunto i fischi della sua gente per gli errori che non si aspetta dal suo gioiello. Il sogno scudetto si allontana dopo l’ennesimo passo falso.
Le solite recriminazioni: un presidente che non ha sfruttato il mercato di gennaio per rinforzare l’organico, e un allenatore che non si volta mai verso la panchina, corta, è vero, ma qualcosa, mister Sarri, deve pur tentare.
E poi, entra lui, il bomber che è mancato al Napol: Arek Milik.
Scalpita, l’infortunio è acqua passata, lo abbiamo visto in grande spolvero già contro il Sassuolo. È pronto. I tifosi lo sanno, lui può cambiare il corso del match. Arek non si fa attendere e, con colpo di testa, riporta il Napoli in parità e riaccende l’ entusiasmo del popolo partenopeo. Si alza fortissimo il coro “Napoli torna campione” e inizia l’assedio.
Manca meno di un minuto alla fine, l’adrenalina sale alle stelle, la Juve sta scappando, non possiamo arrenderci adesso. Diawara lo sa, lui è uno di quelli perennemente all’ombra degli inamovibili di centrocampo.
Ci crede, stop perfetto e, con un tiro che sa di rivincita dopo una stagione altalenante, insacca la porta di Sorrentino. Bravo, ragazzo, il tuo primo gol in Serie A è forse quello più importante del campionato degli azzurri, hai riacceso il sogno. Fino al 20 maggio noi non molliamo. Rassegnatevi, figli del regno sabaudo, lo scudetto ve lo dovete sudare, noi siamo briganti e, fino alla fine, vi staremo col fiato sul collo!