sabato, Novembre 23, 2024
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Afragola. L’eclissi della politica: ritrovare il senso di un impegno.

di Giovanni Casillo – In una città che ha smarrito il senso di comunità, dove traboccano i personalismi, dove è sistematico preferire lo scontro al dialogo, c’è bisogno urgente di un rinnovato patto sociale che è a fondamento della politica intesa come l’arte di vivere assieme.

Allora è vero che i valori, le norme di convivenza, il modo di essere una comunità plasma la coscienza civile dei cittadini e questo viene ancor prima dell’amministrazione, prima ancora delle regole di rappresentanza:     sono i comportamenti sociali e culturali di ognuno di noi il motore di un vero sviluppo.

«Non possiamo lasciare che il nostro paese veda il rischio di affondare definitivamente il suo fondamento con tutte le conseguenze che una comunità divisa può conoscere. È un lavoro di rifondazione quello che, insieme, ci attende».

Penso sia fondamentale recuperare la politica, anche e soprattutto quando si parla di una città, del suo sviluppo possibile, delle sue prospettive. Non è soltanto questione di una crisi di fiducia verso il personale politico, che non sempre è giustificata. La questione seria è attestare un “noi”, che va oltre le particolarità e definisce le condizioni della vita sociale. E’ necessario valorizzare le convinzioni e le argomentazioni del ceto dirigente, rinunciare al dileggio ed alla violenza verbale che contribuiscono ad alimentare una sorta di isteria nella vita pubblica; piuttosto favorire il dialogo, da ricercare a tutti i costi, come strumento necessario per costruire la comunità, anche quella politica, mettendo il bene personale dopo quello della comunità.

Afragola andrà al voto da qui a pochi giorni, lo scenario delle coalizioni che si formano e poi si disfano è avvilente, mi lascia perplesso e francamente mi angustia. Mi preoccupa il crescente discredito della politica per il divario sempre più grande tra i cittadini e i loro rappresentanti. Le domande che mi pongo sono molteplici: possibile che ci sia in giro tanta arroganza? Nessuno che avverta il bisogno di ascoltare prima di parlare? Possibile che a discapito di tante eccellenze locali che spaziano dallo sport alla cultura, dalle professioni alle imprenditorialità, all’associazionismo etc., la politica produca solo mediocrità? Nessuno che chieda scusa, nessuno che sia capace di rendicontare il suo operato politico?

E’ possibile che non siamo più capaci di elaborare modelli di sviluppo  a misura delle nostre città, dei nostri paesi? È possibile che non sappiamo più proporre valori vissuti – proprio perché non vissuti – sui quali fondare un progetto di governo?

Non penso di essere uno sprovveduto, un “quisque de populo”, convinto che tutti siamo uguali, tutto è sporco e cattivo. Penso invece che siamo noi a dover dare un senso alla comunità in cui viviamo, con le nostre azioni, le nostre storie personali e professionali, gli insegnamenti che abbiamo ricevuto, riaffermando l’importanza delle competenze contro i populismi imperanti e le mediocrità diffuse. Non possiamo rimanere estranei alla vita sociale, non possiamo disinteressarci a questioni che attengono la nostra dignità, il futuro dei più giovani, insomma di quelli che sono rimasti indietro. Il brutto che avanza, il declino valoriale non si vincono con la frustrazione che talvolta diventa anche collera; piuttosto bisogna incarnare un profondo desiderio di cambiamento, ritessendo i nodi dell’intelaiatura di una comunità che ha il coraggio di affrancarsi. In vista di un lavoro di rifondazione, è necessario recuperare la capacità di parlarsi, lasciando cadere le sensibilità esacerbate, indugiando, invece, con “una riflessione seria sulla politica in sé”.

Anche Afragola, come ognuno di noi, ha un suo destino, una sua vocazione. E questa non è semplicemente il prodotto casuale di mille e mille indifferenti interessi individuali, ma il risultato di tante storie che si intrecciano in un disegno comune; anzi, è proprio questo, il suo nascere dalla realtà, dalla storia, che costituisce e costruisce la città, la mia città, la mia gente che ha, infatti una sua identità, una tradizione, una cultura.

Forse e senza forse, allora, il compito di politico è – insieme agli altri cittadini –  aiutare la città, la mia città e il mio popolo a scoprire e a realizzare la sua vocazione, sviluppando tutte le potenzialità presenti.

L’eclissi della politica penso possa superarsi recuperando il senso di partecipazione, ricostruendo i luoghi della politica con la fatica del dialogo tra uomini e donne liberi e forti che con sensibilità speciali siano capaci di riempire i vuoti lasciati da una comunità politica confusa, acritica e autoreferenziale, costruita in senso verticale.

Compito specifico del politico è  unificare le tante domande disaggregate dei cittadini in un progetto capace di andare oltre l’utile e verso il bene comune ed ha alla sua radice proprio la consapevolezza di un disegno di comunità.

A cominciare da me stesso, vorrei invitare tutti, dai singoli cittadini a quelli più impegnati, a chi nella politica spende il suo impegno, anche quotidiano, sempre nel rispetto dei propri convincimenti e delle proprie posizioni, a riconoscere nell’altro la sincerità della sua ricerca del bene comune, l’autenticità della sua fede politica, la determinazione nel rispetto delle regole e della legge. Questo è il mio contributo per tentare di gettare un ponte che colmi una divisione che, credo, faccia male un po’ a tutti.

 

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