Dal 2 marzo alle 18:30 al 20 aprile la galleria Pagea Art sita in Via Concilio, 99 – 84012 Angri (SA), ospiterà la mostra personale “Polveri in superficie” di Luigi Pagano.
In mostra venticinque dipinti che tracciano un percorso segnato da più momenti di ricerca: partito da una sintassi pittorica dalle forti evidenze plastiche propria delle opere dei primi del Duemila in parte esposte nella significativa mostra personale tenuta a Monaco di Baviera nel 2004, Pagano approda oggi a una decisa astrazione, affidata ad un colore carico di emotività.
«Non mi stupisce dover registrare oggi – rileva Massimo Bignardi in una recente intervista — un ulteriore spostamento in avanti della pittura di Luigi Pagano. In fondo le opere che allestivano la grande sala espositiva dell’Istituto Italiano di Cultura di Monaco di Baviera, lasciavano presagire la necessità, da parte dell’artista, di spingere la percezione oltre l’effetto di una pittura marcatamente plastica. Voglio dire che quella cifra propria dei lavori degli anni Ottanta, solidamente costruita su piccoli scarti di luce, smussando le forme, addolcendole per restituirle ai territori dell’archetipo, stava cedendo il passo ad un processo proprio dell’astrazione. Pagano, ha dapprima avviato un processo di riduzione di quei nuclei ‘carnosi’ che sostenevano forme arcaiche, operando con la fusaggine stesa su carta a mo’ di acquerello, come e per il ciclo “pelle”: piccoli fogli di carta realizzati nel 2002 che, se pur trattengono la memoria figurale dei precedenti lavoro, evidenziano già i segnali di una volontà che tende a scardinarla. È l’avvio di un processo di riduzione che nelle opere successive, tra queste Grande bianco del 2005, interesserà principalmente il dettato compositivo, disperdendo ogni residuo figurale. Esperienza che trova la sua piena risoluzione nelle carte recenti, in particolare nel ciclo “Polveri in superficie” del 2018. Si tratta di pigmenti in polvere lasciati spandere sul foglio bagnato, che originano forme incorporee, cosi come fa la polvere depositandosi sull’acqua, dando vita ad amebe, a forme cristalline, ad addensamenti o a scialbe sfumature. Le opere attuali di Pagano, rispolverando gli scritti che Proust dedica alla pittura, potremmo definirle come prove o, meglio ancora, ulteriori tentativi di “assentarsi” e lasciare campo libero alla visione, al suo proporsi quale “esperienza della certezza della vita” e, aggiunge l’autore della Recherche, “di conseguenza, della inesorabilità della morte”».
LUIGI PAGANO (Scafati, 1963) si diploma in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli e dal 1984 ha inizio la sua attività espositiva. Suoi lavori sono presenti in importanti collezioni pubbliche e private italiane ed estere tra cui (in permanenza) Chiesa di San Lio a Venezia; Museo Stauròs di San Gabriele; Music und Theater di Monaco di Baviera; Museo Frac, Baronissi (SA); Museo di Arte Moderna di Hangzou, Cina; Museo del Novecento, Castel Sant’Elmo, Napoli.