Il contesto politico-sociale in cui si trova lo Stato italiano è argomento di discussione quotidiana, motivo di delusione, amarezza per l’incapacità di alcuni esponenti della classe politica di affrontare determinate tematiche con intelletto e tatto, piuttosto che con odio e populismo. Soprattutto quando sono persone in difficoltà ad essere il fulcro di tante polemiche, come accade per gli immigrati. Ma talvolta sembra esserci un barlume di speranza, di consapevolezza che porta alla nascita di progetti interessanti e ambiziosi.
Il progetto Masarat
Nella Sala della Giunta di Palazzo San Giacomo, a Napoli, il giorno 2 Aprile si è tenuta la conferenza stampa di presentazione del progetto MASARAT rivolto alla cura e all’inclusione sociale di donne straniere, migranti in difficoltà e vittime di violenze, discriminazioni e sfruttamento. La particolarità del progetto Masarat sta nel suo essere un Centro di Etnopsicologia, il primo nel meridione.
Come nasce l’iniziativa
La sua realizzazione è stata affidata dal Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio alla Dedalus Cooperativa Sociale, una realtà già attiva da anni nel settore dell’accoglienza partenopea. Coadiuvata in questa iniziativa dall’Associazione Frantz Fanon che a Torino offre un servizio di counseling, psicoterapia e supporto sociale per gli immigrati, i rifugiati e le vittime di tortura. A raccontare dell’esperienza che ha da poco preso vita erano presenti Simona Marino, delegata alle pari opportunità del Comune di Napoli, Laura Marmorale assessore ai diritti di cittadinanza e alla coesione sociale, oltre che Roberto Beneduce dell’Assocciazione Frantz Fanon e Gaetana Castellaccio della Cooperativa Sociale Dedalus.
I fautori del progetto
“Le donne migranti rappresentano, purtroppo, il cuore della discriminazione sociale non perché vi siano differenze in termini di violenza subita rispetto alle donne italiane, ma di sicuro hanno difficoltà di accesso ai servizi che può offrire una città, trovandosi spesso nella condizione di perpetuare il loro sfruttamento che, come spesso accade, inizia sin dai loro paesi di origine anche nei cosiddetti paesi di transito” le parole di Gaetana Castellaccio esplicano chiaramente quale sia l’obiettivo che Masarat si pone, ovvero, quello di offrire alle donne non solo un supporto psicologico, ma l’avviarsi di un percorso di affrancamento che consenta alle donne di conquistare la propria libertà, un’autonomia e un effettivo inserimento sociale.
L’etnopsicologia
A questo proposito Roberto Beneduce entra nei dettagli più marcatamente clinici dell’iniziativa. Si soffermando, infatti, sul concetto di etnopsicologia, sottolineando la necessità di riflettere su nodi e contraddizioni della società occupandosi degli altri. Trasformare l’appartenenza a culture diverse in una risorsa e non in un ostacolo, non in una curiosità esotica ma in uno strumento di intervento efficace è la strada da seguire. Beneduce conclude il suo discorso parlando dell’arroganza delle istituzioni che non si mettono mai in discussione. Ed è proprio uno degli obiettivi che questo nuovo progetto vuole mettere in atto, cioè avviare un confronto continuo tra tradizioni, competenze, lingue, sentimenti tra coloro che richiedono aiuto e chi ha il compito di renderglielo, in modo da far emergere risorse nell’altro e non solo portare a galla quel dolore procurato da un vissuto sofferto.
Il centro
Il centro Masarat di etnopsicologia si presenta, quindi, come un luogo in cui psicologia, psichiatria, antropologia e assistenza si fondono sotto l’aspetto etnografico, così da affinare le competenze del personale accuratamente formato e impegnato, con ampia esperienza presso i Centri antiviolenza e le case di accoglienza e protezione. Aperto già dal primo Marzo presso il Centro Studi Donna del Comune di Napoli in via Concezione a Montecalvario, presso il Palazzetto Urban ,come ricordato dalla delegata Simona Marino; Masarat si propone oltre che come centro di accoglienza, anche come polo di riferimento per i servizi territoriali che intercettano casi di violenza subita da donne straniere, divenendo quindi un luogo a cui rivolgersi per consulenze in merito.
Il fatto che in una città come Napoli si stiano affermando realtà di questo tipo rafforza ancor di più la necessità di creare una comunità che condivida valori etici, culturali, ma soprattutto umani e la speranza -emersa anche dalle dichiarazioni dell’assessore Laura Marmolare che si dice orgogliosa di questo progetto- che centri come Masarat crescano e diventino il simbolo di una città che non si risparmia mai.