venerdì, Novembre 22, 2024
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Il Cristo Velato, tra leggende ed emozioni senza tempo

Ciò che si sa sulla realizzazione del Cristo Velato è che il principe di Sansevero, Raimondo di Sangro, incaricò un giovane napoletano di realizzare la statua, tale Giuseppe Sanmartino. La fama di Raimondo Sangro ha fatto nascere sul suo conto moltissime leggende.

La leggenda del Cristo Velato

Una di queste riguarda proprio Il velo del Cristo. Da secoli, turisti, appassionati, forse anche alcuni studiosi, hanno creduto che la trasparenza del sudario, fosse il risultato di un processo alchemico compiuto proprio da Sangro.
E invece, il Cristo Velato è un’opera tutta in marmo, ricavata da un unico blocco di pietra e questo, lo si può ricavare da molti documenti relativi alla realizzazione della statua. Nel documento, datato 16 dicembre 1752, Sangro scrive esplicitamente: “E per me gli suddetti ducati cinquanta gli pagarete al Magnifico Giuseppe Sanmartino in conto della statua di Nostro Signore morto coperta da un velo ancor di marmo…”.

E allora, noi dobbiamo Il Cristo Velato soltanto allo scappello di Sanmartino. Il fatto che sia stato realizzato con un unico blocco di marmo, è un fatto eccezionale.

Le caratteristiche dell’opera

Lo scultore è riuscito, lavorando su un unico blocco di marmo, a dare vita ad una statua a grandezza naturale  che rappresenta il corpo privo di vita di Gesù Cristo ( e il suo esser senza vita è rappresentato in maniera sublime, tanto che percepiamo completamente la liberazione dalla vita e dalla sofferenza), adagiato su un giaciglio e ricoperto da uno straordinario velo trasparente in marmo. 

  • La testa è posta tra due cuscini e ai suoi piedi vi è la corona di spine, i chiodi e una tenaglia che rappresentano gli strumenti della Passione.
  • La grandezza dell’artista sta nel fatto di aver saputo rappresentare tutti i particolari del corpo martoriato:
  • la vena gonfia e ancora palpitante sulla fronte, le trafitture dei chiodi sui piedi e sulle mani sottili, il costato scavato e rilassato nella morte liberatrice, il tutto accompagnato da un leggero gioco delle trasparenze. 

Secoli di commozione e stupore

Una scultura piena di dettagli, una scultura che sembra essere carne. Possiamo notare i segni dei chiodi su mani e piedi del Cristo, la vena, gonfia, come fosse vera sulla fronte. La corona di spine, i chiodi. Un’opera, insomma, capace di emozionarci e ancor più, di farci vivere la sofferenza di Gesù, farcela sentire tutta, presentandoci il suo sacrificio per riscattare l’umanità intera.
Guardare quest’opera è un’emozione che è difficile da descrivere. Pare che Antonio Canova rimase estremamente colpito dal Cristo, tentò più volte di acquistarlo, senza successo. Molti esperti e lo scrittore Bianciotti, furono colpiti da una sindrome di Stendhal mentre ammiravano la bellezza del velo.

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