Come preannunciato, il premier Giuseppe Conte ha tenuto una conferenza stampa tanto attesa, e dopo tanto clamore, ha tolto il velo di mistero che aveva fatto tanto agitare la stampa e i commentatori politici.
Dopo una gaffe in cui ha affermato che “sabato scorso è stata la festa della Repubblica”, dimenticando che è stata domenica 2 giugno, non sabato primo giugno, continua con alcune considerazioni sul governo del cambiamento.
“l’insediamento del mio governo si è contraddistinto per scetticismo e annotazioni critiche, sulla mia persona e sul contratto di governo. Ho sempre pensato che il contratto di governo sia un punto di forza, in grado di dare trasparenza e stabilità ad un governo composto da due forze distinte.”
Dopo un excursus sull’operato del primo anno di governo, rivendicando misure e ragioni per cui sono state adottate, dal reddito di cittadinanza al decreto sicurezza, ha dichiarato:
“Questa esprienza di governo ha però dovuto convivere con diverse tornate elettorali che hanno generato una campagna elettorale permanente, che ha messo alla prova la tenuta del governo.Il risultato europeo ha creato un’immagine di un governo in stallo, ma non è così: siamo costantemente al lavoro. A distanza di un’anno i cittadini confermano, anzi rafforzano la fiducia a questo governo, ma è cambiato l’equilibrio delle forze in gioco. Purtroppo il clima elettorale non si è ancora spento, e i leader continuano a scontrarsi a danno del buon andamento del governo”
Poi richiama alla “Leale collaborazione“.
“I miei rapporti personali sono ottimi con tutti i miei ministri e con entrambi i viceministri ma se continuiamo ad inciampare sui conflitti comunicativi, si hanno ricadute sull’armonia del nostro lavoro, che specialmente in questa fase, ci richiede serietà, impegno e concentrazione. Le polemiche sterili e le discussioni inutili sottraggono energie preziose e distolgono dall’impegno di governo.”
A questo punto Conte lancia l’ultimatum diretto a Salvini e Di Maio:
“Chiedo quindi ai rispettivi leader, di operare una chiara scelta: Di continuare sulla strada dell’attuazione del contratto di governo o se preferiscono reciderlo. Se non ci fosse una chiara assunzione di responsabilità che richiedo, dimetterò il mio mandato al Presidente della Repubblica.”
