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Claudio Santamaria racconta “Storie dal Decamerone. Il Potere”

Recensione di “Storie dal Decamerone. Il Potere” uno degli spettacoli di apertura dell’attesissimo Napoli Teatro Festival 2019, in scena al Teatro Sannazzaro di Napoli, l’8 giugno 2019.

Storie dal Decamerone. Il Potere”

Lo spettacolo fa parte di una tetralogia che vuole rappresentare, in chiave moderna, il Decameron di Giovanni Boccaccio, adattandolo alla nostra epoca e mostrando che ancora oggi, a secoli di distanza, resta intatto il suo potere lenitivo e analitico sulla realtà che ci circonda.

Storie dal Decamerone comprende infatti quattro capitoli: Un Amore, Una Guerra, Il Potere, Il Caso e l’Invenzione.  Come scrive Michele Santeramo, già premiato drammaturgo italiano, che firma lo spettacolo:  “Ciascuna di queste storie è una storia di malessere, di presa di coscienza di quel malessere, di quella propria personale “peste”. Ciascuno di questi personaggi ha fatto il suo percorso: è finito in una valle, dove alcune persone si raccontano storie, convinti che ogni storia possa essere un faro, e rappresentare una guarigione”.

Recensione dello spettacolo

“Raccontami una storia, e salvami dalla Peste e dalla perdizione dei tempi nostri”: pare questo il monito lanciato da Claudio Santamaria, all’occasione monologhista, durante la messinscena di Storie dal Decamerone.

Il sipario si apre, e ci troviamo di fronte ad un allestimento “inesistente”; gli individui in scena sono due: Claudio Santamaria, con dinanzi a sé un leggio, e di fianco a lui il violoncellista Francesco Mariozzi, la cui musica scandirà durante tutto lo spettacolo il tempo e il ritmo della narrazione.

Santamaria comincia la lettura e ci presenta il suo personaggio: un uomo di potere, dalle cui decisioni dipendono la vita e la morte delle persone cosiddette normali; questi si renderà conto, dopo una vera e propria epifania, di non essere in grado di vivere in maniera spensierata e di non riuscire ad afferrare quello che è il vero significato della vita, troppo accecato dal suo ruolo e dal suo rapporto simbiotico e malato con il potere. Spinto allora alla ricerca di questo significato, si ritroverà in questa metaforica radura, in cui altri “appestati” come lui si raccontano delle storie, che avranno il potere di cambiare la vita, regalando nuove chiavi di lettura della realtà che li circonda.

Uno spettacolo che vale la pena vedere e che sottolinea ancora una volta l’immortalità di opere quali il “Decameron”, anche a secoli di distanza, poiché è vero che l’umanità progredisce e continua nel suo cammino attraverso secoli e millenni, ma è anche vero che l’uomo, come unità, nelle sue passioni, pulsioni e pensieri primordiali, resterà sempre lo stesso.

DI Miche Santaremo
CON Claudio Santamaria
MUSICHE ORIGINALI E VIOLONCELLO Francesco Mariozzi
PRODUZIONE FONDAZIONE TEATRO DELLA TOSCANA – FESTIVALDERA

 

Articolo a cura di Maria. M. Annibale

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