Al Napoli Teatro Festival, va in scena in prima assoluta la Ronda degli ammoniti di Enzo Moscato, frammentario intermezzo sulle anime dei criature surdate.
– Ma ci sono altri modi di vincere il dolore, questo dolore: altre battaglie, che ognuno è tenuto a combattere coi propri mezzi, senza l’aiuto esterno. Chi le vince, si dimostra forte, e così facendo diventa forte, si arricchisce e si migliora.
– E chi non le vince? Chi cede, di schianto o a poco a poco? Cosa dirai tu, cosa dirò io, se ci troveremo anche noi a… camminare verso ponente? Saremo capaci di rallegrarci in nome della specie, e di quegli altri che trovano in sé la forza di invertire il cammino?
Primo Levi, Verso occidente
Una “febbrile” condizione umana
I lemming sono i singolari roditori artici che sacrificherebbero in maniera cosciente la propria esistenza per la penuria di provviste, insufficienti al branco tutto. Al Primo Levi scienziato-narratore piace pensare che, per l’ennesima bizzarria chimica, ci si pari davanti l’ennesimo ibrido, l’ennesima mescolanza atipica: circolerebbe tra i lemming il gene del suicidio.
La “Emanuele Gianturco” – scuola elementare notoriamente infestata dai morticelli, anime vaganti di bambini morti suicidi – si trova in una traversa dei Quartieri più che vicina a dove abita Sara Gemma, che mi ha accompagnato a vedere la Ronda degli ammoniti, ha incontrato con me Moscato e ha fatto fermentare con me queste righe. Proprio in Via Francesco Girardi, pare che furono una ventina i bambini gettatisi dalle ringhiere del quarto piano, nel cortile interno alla scuola, ai piedi del custode.
Gli Ammoniti, gli Ammoniti / so’ criature e so’ surdate. / So’ suicidi o richiamati / nun so’ manco assutterrate! / Stando fermi o dando passi / vanno sempe ‘a stessa classe / che è la classe buia d’ ‘a Vita / senza pace, preci o riti!».
La Ronda degli ammoniti, il nuovo testo di Moscato andato in scena ieri alla Sala Assoli, in prima assoluta per il Napoli Teatro Festival, prende spunto da questa lontanissima, quasi mitica, vicenda di cronaca napoletana, e narra − in linea con la filosofia moscatiana − di una “febbrile” condizione umana. «Condizione − si legge nelle note di Moscato − fisica e metafisica, dei tempi e degli spazi», i cui confini tautologici sono dettati unicamente dalle intermittenze della Morte. È la condizione di bambini continuamente redarguiti, messi al bando per comportamenti impertinenti o per slanci vitali eccedenti che culminano nel loro opposto.
Le giovani anime della città di “N”, vive o morte, vagano tra i banchi di scuola, cieche nel buio degli ipogei, e, come già facevano in Scannasurice, si confondono con le zoccole – «topi grandi!», ammonirebbe burocraticamente il maestro elementare. Queste zoccole-lemming, anime grigie di bambini, ammucchiate in topaie umide, prive di possibilità identificativa al di fuori dello stuolo, sono costrette in un modo o nell’altro ad autoannullare la propria infanzia, mutando in adulti e partendo per la trincea, destinandosi non a una, ma a ben due morti:
Per crescere, per essere soldati e, quindi, anche per andare in guerra e là morirvi, bisogna prima farla finita con l’esser bambini. Dimodoché, poi, morire in guerra, da soldati, non sia la prima, bensì la seconda morte che gli accada di sperimentare. Ma ci sono anche bambini che questa seconda morte se la danno da soli e liberamente, suicidandosi per il terrore di crescere e crepare senza scopo, da soldati, durante una battaglia.
Il coraggio di invertire rotta
Dilemma del ’17: lanciarsi in guerra barattando la propria vita da vivi, oppure lanciarsi nel vuoto, dal quarto piano dello stabile verso un non-tempo che per sempre “immortala”? Più che coscienti di non poter spiccare il volo, i bambini si lanciano nel vuoto dai piani alti dell’arroccata Scuola elementare “Emanuele Gi”. Sono le loro anime, queste davvero “febbrili”, a fare la ronda degli ammoniti, inscenando − il maestro elementare burocraticamente spiega che le febbrili reiterazioni sono proprie degli spettri, degli attori o dei cretini − un grottesco e straniante ritorno nella classe morta kantoriana sita in Via Francesco Girardi, che è anche una Spoon River tutta magna greca, dove gli epitaffi prendono vita a partire da innocenti sussidiari, da «osservazioni di vita» leemastersiane.
Moscato, attraverso l’onirismo di questa riesumazione, obbliga lo spettatore a non smettere di chiedersi cosa stia guardando e se lo stia guardando davvero. Egli deve vegliare attentamente, deve districarsi tra le continue interruzioni e i rivolgimenti di quest’intermezzo perpetuo che è la Ronda degli ammoniti. Ponendosi al limine, sulla soglia strozzata dall’interruzione, la storia che qui viene con forza sputata, fa da ronda a se stessa. Così, nella tipicamente moscatiana città interrotta, città-limite, città-paradosso, la fogna infernale della città di “N” – nell’Inferno, direbbe Moscato, forse si sta meglio, perché almeno fa cchiù cavero di una fredda Napoli di dicembre 1917 in cui viene pure a nevicare – come la tribù di Arunde, che non è pasoliniana, queste zoccole-lemming hanno trovato, non senza dolore, il coraggio di invertire rotta. Fintanto che si può scegliere, meglio cadere come gli idiosincratici fiocchi di neve sulla città di “N”: seppur fuori luogo, restano candidi come le anime e subito si sciolgono.
Ronda degli ammoniti
DI ENZO MOSCATO
CON BENEDETTO CASILLO, SIMONA BARATTOLO, SALVATORE CHIANTONE, CIRO D’ERRICO, GIOVANNI DI BONITO, TONIA FILOMENA, AMELIA LONGOBARDI, ENZO MOSCATO, FRANCESCO MOSCATO, ANTONIO POLITO, MICHELE PRINCIPE
MUSICHE DONAMOS
SCENA CLELIO ALFINITO
COSTUMI VERONICA GROSSI
FONICA TERESA DI MONACO
AIUTO REGIA CARLO GUITTO
REGIA ENZO MOSCATO
ORGANIZZAZIONE CLAUDIO AFFINITO
COPRODUZIONE COMPAGNIA ENZO MOSCATO – CASA DEL CONTEMPORANEO, FONDAZIONE CAMPANIA DEI FESTIVAL – NAPOLI TEATRO FESTIVAL ITALIA
prima assoluta
9 giugno 2019 ore 21.00
10 giugno 2019 ore 19.00
durata 1 ora e 15 min
Napoli
Sala Assoli