Ieri mattina, in piazza San Pasquale a Chiaia, una parte del cornicione della Chiesa omonima è crollata al suolo. Per fortuna al momento del cedimento non era presente nessuno in quel preciso punto, anche se i passanti sono fuggiti per il giusto timore di ulteriori pericoli. Al momento polvere e calcinacci bloccano l’ingresso alla Chiesa, e l’area è stata recintata e messa in sicurezza dai vigili del fuoco.
Si tratta di un evento tutto fuorché isolato: sabato scorso, ad esempio, in via Duomo il crollo di un cornicione ha ucciso il 66enne Rosario Padolino, nella serata di lunedì invece un simile episodio è avvenuto nei paraggi di Porta Capuana, precisamente in vico Mattonelle dove il cedimento di parte della struttura muraria ha ferito una 22enne nigeriana. Dopo averla portata, alle 22:20, al pronto soccorso del Cto per esaminare un trauma cranico con una Tac, la donna è stata dimessa con una prognosi di cinque giorni. Nonostante la zona sia stata messa in sicurezza, non c’è garanzia che ulteriori crolli non possano nuocere ai residenti.
I crolli sembrano essere ormai una routine giornaliera: si ricorda la morte di Salvatore Giordano, 14enne morto ormai cinque anni fa per un cornicione cadutogli in testa dal soffitto della Galleria Umberto I di Napoli, nella stessa, triste maniera di Rosario Padolino.
Ciononostante il Comune di Napoli si lava le mani, sostenendo di non avere “alcuna responsabilità in merito al tragico evento” di lunedì, mentre assicura il suo impegno nel contrasto dei fenomeni di crollo e cedimento. Si parla di 562 accertamenti tecnici da cui sono conseguite 497 ordinanze sindacali relative a 212 fabbricati nel primo semestre del 2019, declamati fieramente in una nota di Palazzo San Giacomo.
Eppure, questi numeri, ironicamente, crollano davanti alla realtà. Sicuramente non rientra nella normalità essere uccisi dalla caduta improvvisa di sassi e pietre mentre si cammina per una città.
Articolo a cura di Simone Iavarone
