Sono donna, quindi l’idea di sposarmi e crescere dei figli è sempre stata incoraggiata.
Tuttavia, pur amando i bambini ed essendo romantica, non credo sfrutterò mai questi benefici, sono anzi dell’idea che nella mia condizione di donna, manchi il mio diritto di decidere quello che voglio fare con il mio corpo. Nell’estetica e nelle funzioni. Andare dove voglio e quando voglio senza timore, stare con quante persone voglio o con nessuno, fare figli o decidere di rimandare la decisione. Senza dovermi scontrare con il giudizio di chi mi considera troppo facile o rigida, grassa o magra, emotiva o acida, oppure femminista. Come se credere di essere alla pari di qualcuno, casualmente pene dotato, fosse un insulto. Come se si potesse tenere troppo all’equità dei diritti.
Per questo partecipo al Pride.
E’ l’occasione di supportare gli altri nelle loro lotte, nella speranza che tutti risultino vincitori. Contro pregiudizi, ineguaglianze, diritti mancati. La possibilità di celebrare la voglia di non stare soli, di vivere bene con gli altri ma soprattutto, non dubitare di se stessi o di meritare qualcosa di più. Festeggiare tutte quelle caratteristiche che ci rendono unici, particolari ma mai privi d’affetto.
Questo concetto dovrebbe essere più che superato, però ogni giorno si ha la prova del contrario. Quanti non hanno potuto che soccombere, alla pressione costante di chi non comprende cosa li muove? Di chi non tollera l’unicità? Di chi non tollera e basta?