Federer vince ad Halle per la decima volta conquistando il titolo 102 in carriera, mentre Feliciano Lopez centra il successo al Queen’s.
La breve stagione su erba è divenuta nel tennis moderno fatto di forza e muscoli, un antico richiamo ai gesti bianchi e alla classe dei tempi andati, quei tempi in cui il tennis nasceva e diveniva fenomeno mondiale.
L’erba proprio in quanto superficie speciale e poco conosciuta ai più, riesce quasi sempre a farci rivivere i fasti di un tempo che fu attraverso le prestazioni di specialisti che assaltano all’arma bianca i cannoni del tennis moderno, mostrando che su campi del genere il loro è ancora un gioco vincente.
Non è un caso quindi che dopo la finale di Stoccarda giocata da due giovani, giunti ai tornei 500 dove il gioco si fa più duro, sono tornati loro, i maestri d’erba classe ’81, giocatori che su questi campi sanno entrare in un territorio inesplorabile per questi giovani.
Due tornei dove i nostri giovanotti non hanno certamente avuto vita facile, e che hanno dimostrato non solo un’inalterata classe ma anche un ardore notevole che li ha condotti attraverso le difficoltà.
Lopez è riuscito nella singolare impresa di vincere il torneo usufruendo di una wild card, dato che, essendo sceso molto in classifica, non poteva accedere di diritto al tabellone principale.
Nonostante ciò che dicesse la carta, lo spagnolo si è sbarazzato dei suoi avversari bissando il successo del 2017, e riuscendo anche a vincere in doppio con un compagno decisamente speciale, il rientrante bi-campione di Wimbledon, Sir Andy Murray.
Sembrava la storia di due giocatori che proprio non volevano saperne di arrendersi al tempo che passa, ed invece sono riusciti a firmare un impresa non da poco, un qualcosa che ancora di più ci dice come sui regali campi verdi d’oltremanica il talento non sia mai cosa secondaria.
Il torneo del Queen’s se da un lato ci ha regalato due favole vere e proprie, dall’altra ci lascia anche una grandissima amarezza, con l’ennesimo grave infortunio dello sfortunatissimo Del Potro, che caduto in maniera rovinosa si vedrà costretto a finire qui la stagione ed a operarsi nuovamente al ginocchio.
La torre di Tandil che da poco era rientrato dalla precedente frattura della rotula proverà una nuova resurrezione e forse guardando proprio a questo torneo avrà qualche energia positiva in più.
Passando ad Halle invece, qui il protagonista indiscusso non è un ’81 qualsiasi, ma quel terribile vecchietto che risponde al nome di Roger Federer, il quale per la decima volta si è imposto sui prati tedeschi raggiungendo un club d’elitè, ovvero quello dei giocatori capaci di vincere per 10 volte lo stesso torneo, cosa riuscita solo a 2 giocatori, lo svizzero e Rafa Nadal, e forse si potrebbe dire: ” chi altri sennò?”.
Il percorso di Federer è stato faticoso, non si può dire sia apparso in forma smagliante, forse ancora condizionato dalle fatiche sul rosso alle quali forse non era più abituato.
Lo svizzero ha faticato da subito, battendo con fatica il francese Tsonga, apparso in buona forma dopo un periodo buio causatogli dai tanti infortuni.
Difficoltà che non sono mancate neanche nel quarto di finale vinto al terzo con Bautista Agut, capace di giocare come un muro di gomma mandando in tilt un Roger molto falloso, in grado di venire a capo del match più di esperienza e voglia che con un tennis brillante.
La semifinale è stato forse l’unico match più facile, un assolo contro il malcapitato Herbert, parso, nel suo primo match contro l’elvetico, travolto dal tennis unico del suo avversario.
La finale invece ha visto un primo set di grandissima difficoltà per il basilese, costretto al tie-break da un eccellente Goffin, reo di aver sciupato tantissime occasioni nel corso del set e poi puntualmente punito nel momento catartico dall’esperienza del suo avversario.
Il belga accusando il forte colpo di un set perso in tal modo scaraventa a terra la racchetta al momento di andarsi a sedere e dando l’impressione di non essere più stato in grado di rialzarsi da quella sedia, subendo da quel momento il gioco dello svizzero che conquisterà il secondo set in scioltezza.
Altra traguardo incredibile per Federer, giunto ora a sole 4 vittorie dal record di match vinti sull’erba di Connors ed a 7 titoli da quello di tornei totali vinti, sempre a favore dell’americano.
Numeri da record, ai quali questo straordinario giocatore è abituato, tanto quasi da dimenticarsene durante le interviste, focalizzato totalmente sul prossimo obiettivo, il più importante di tutti, vincere Wimbledon.
Un dato particolare porta Roger a sorridere in conferenza stampa, quando gli ricordano che come nel 2017, sia lui che l’altro erbivoro classe ’81, Lopez, si siano imposti al Queen’s e ad Halle, anno in cui poi Federer si sarebbe imposto in modo netto sui sacri prati londinesi.
Se questa settimana è stata dunque dominata dai “vecchietti”, il tennis italiano può consolarsi con Matteo Berrettini, autore di un buonissimo torneo anche ad Halle, dove si è issato fino alla semifinale, guadagnandosi così la posizione numero 20 in classifica, suo nuovo best ranking e la testa di serie numero 17 a Wimbledon, complice il particolare calcolo fatto dagli inglesi nell’assegnare le teste di serie, cosa che infatti porterà Federer ad essere la testa di serie numero 2 nonostante sia al terzo posto in classifica mondiale.
La breve fase preparatoria su erba è dunque già finita e tra pochi giorni si apriranno le danze del più prestigioso ed antico torneo del mondo, pronto come sempre a calamitare sogni e attenzioni da tutto il mondo.