venerdì, Novembre 22, 2024
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Specializzazione in medicina: l’aumento delle borse non basta

#RaddoppiareLeBorseDiSpecializzazione: migliaia di medici italiani rischiano di restare fuori dalla specializzazione

Mentre i principali siti specializzati sono in aggiornamento per fornire informazioni utili sulla pubblicazione dei risultati, il concorso per l’accesso alla specializzazione in medicina e odontoiatria fa ancora discutere. Svoltosi il 2 luglio, è stato, ed è tuttora, al centro di numerose polemiche, per due motivi principali: il ritardo, a dir poco paradossale, della comunicazione del decreto per i posti disponibili rispetto alla data del concorso e la disponibilità reale di borse di studio per i partecipanti alla selezione.

Il decreto del Ministero

Una delle grandi incertezze è stata proprio la disponibilità di posti. In pratica, l’elemento in base al quale, a volte, si sceglie in primo luogo se partecipare o meno ad una selezione di qualsiasi sorta. Sembra irragionevole che migliaia di laureati possano trovarsi a concorrere per un posto che, paradossalmente, potrebbe anche non esistere. Fantascienza? No, a grandi linee la condizione di migliaia di laureati in medicina che hanno partecipato, lo scorso 2 luglio, al concorso per l’accesso alle scuole di specialità. Infatti, il decreto su disponibilità e distribuzione delle borse di studio per l’accesso alle scuole di specializzazione, finanziate dallo Stato, dalle regioni e da altri enti pubblici e/o privati, è stato pubblicato soltanto lo scorso 8 luglio. In pratica una settimana dopo lo svolgimento della prova.

Come se non bastasse, due giorni dopo, questa prima pubblicazione è stata integrata con un secondo decreto che ha definito il numero reale delle borse a disposizione. Le borse di specializzazione sono in totale 8.905. Di questi posti, 8.000 sono statali, 741 regionali e 164 relativi a risorse di altri enti pubblici o privati.

Borse in aumento

Se procediamo al confronto con lo scorso anno accademico, quando erano state destinate 6.934 borse, la situazione ci sembra in fase di miglioramento, seppur lento. Per la specializzazione 2019 parliamo di 8.905 posti, per i quali le borse statali hanno segnato un incremento del 29%, con 1.800 contratti statali in più, previsti dalla legge di bilancio, rispetto allo scorso anno. Sono aumentate anche le borse regionali che, dalle 640 dello scorso anno accademico passano a 741, e le borse finanziate da altri enti pubblici e privati che nel 2017-2018 ammontavano solo a 94, mentre ora sono 164.

Considerando il totale delle borse statali, regionali e di altri enti,  aggiornato al decreto dell’8 luglio, in Campania, è la Federico II ad avere una maggiore disponibilità, con 414 posti. Seguono la Vanvitelli, con 296 e l’università di Salerno con 58. Tutti i dettagli circa la distribuzione delle borse è accessibile consultando l’allegato al decreto.

Distribuzione delle borse regionali

Per quanto riguarda la distribuzione delle borse regionali in Italia, secondo i dati pubblicati dall’Associazione Liberi Specializzandi (ALS), sono poche le regioni del Paese che, fortunatamente, riducono la disponibilità delle borse nel 2019. Generalmente, il numero delle borse è riconfermato o vengono segnalati dei piccoli aumenti. In rosso nel calcolo della differenza tra il 2018 e il 2019 sono Veneto, Emilia Romagna, provincia autonoma di Bolzano, Umbria e Valle d’Aosta, anche se per queste ultime due regioni le riduzioni di borse sono limitate (si parla, infatti, di 1 e di 5 borse in meno rispettivamente).

Buone notizie dalla Sicilia e dalla Toscana, che si configuravano inizialmente in perdita ma che, in un secondo momento hanno chiarito le proprie situazioni. Dopo l’eliminazione inaspettata delle 46 borse di studio (per un totale del 100% della disponibilità), la regione Sicilia ha confermato il loro reintegro. Una rettifica al decreto è stata chiesta anche dalla regione Toscana che ha attribuito la scomparsa di 83 borse probabilmente ad un errore informatico, confermando la disponibilità di 132 borse.

Come si configura la Campania in questo elenco? La regione registra un aumento di 18 borse rispetto al 2018, con un incremento del 17,65%, per un totale di 120 borse. In particolare, l’accesso alla specializzazione ritorna quasi ai valori del 2013, dopo un calo abbastanza significativo nel 2015 ed un lieve aumento negli anni successivi.

Il ranking di ALS

Interessantissima la classifica dell’ALS circa il ranking delle scuole più scelte. Grazie al documento scaricabile, si possono ottenere molte informazioni sulla disponibilità di posti per le diverse scuole di specializzazione, anche nel dettaglio delle singole università, per poter confrontare al meglio le diverse situazioni. Considerando la relazione tra il posizionamento di chi ha scelto una determinata scuola e l’università, ad esempio, troviamo la Federico II in situazione superiore alla media per chirurgia vascolare, dietro solo al San Raffaele di Milano, la Vanvitelli per dermatologia e venereologia, mentre Salerno per Farmacologia e tossicologia clinica. Per un quadro completo dello studio invitiamo a consultare il sito e la classifica.

I risultati reali

Belle notizie, sicuramente un primo passo in avanti. Tuttavia, l’aumento delle borse di specializzazione è solo un primo segnale di miglioramento o, piuttosto, di consapevolezza. Uno sforzo importante, dunque, ma non ancora sufficiente, poiché comunque migliaia di medici rischiano di essere fuori dal percorso di formazione specialistica per mancanza di posti.

Infatti, da un lato, questo incremento potrebbe non avere conseguenze notevoli, se pensiamo alla contingente significativa e ondata di pensionamenti prevista, in aggiunta ai risultati di Quota 100, di cui si è fatto promotore l’attuale governo. Inoltre, come riportano diversi siti specializzati, i partecipanti al concorso sono stati 18.773, il che significa che per il prossimo anno accademico saranno più di 10.000 i laureati che resteranno fuori dalla specializzazione e che, nella migliore delle ipotesi, dovranno aspettare un altro anno per iniziare il loro percorso specialistico per l’accesso alla specialità.

Il bisogno di specialisti

Bisogno di medici? No, di specialisti. Secondo quanto riportano diversi organi specializzati,  è di medici specialisti che l’Italia ha veramente bisogno. “È un problema nostro, è un problema vostro ed è un problema di tutta la popolazione” – queste le parole di chi ha cercato di raggiungere persino i deputati in Parlamento per scuotere le coscienze. In effetti, le prospettive per il Sistema Sanitario non sembrano proprio positive.

Secondo le stime dell’Anaao Assomed, sindacato dei medici, entro il 2025 potrebbero restare scoperti 16.500 posti da specialisti negli ospedali. Anelli, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO), esprime tutto il timore degli esperti del settore, affermando che, entro il 2025 «se non arriveranno nuovi specialisti a sostituire i colleghi che vanno in pensione, il Servizio Sanitario Nazionale rimarrà senza chirurghi, anestesisti, ortopedici, ginecologi, medici di famiglia».

La fuga all’estero

Bisogna fare i conti col fatto che molti giovani medici, vista la mancanza di posti e pur di continuare il proprio percorso, preferiscono emigrare. Si stima che ogni anno circa 1500 medici vadano a specializzarsi all’estero – dove possono avere concrete possibilità di stabilizzazione, tra l’altro– ad un costo, per il nostro Paese, di più di 225 milioni, secondo i dati della  FNOMCeO. Una situazione che ha dell’incredibile: l’Italia spende migliaia di euro per formare studenti di cui ha bisogno, che poi ‘regala’ ad un paese straniero. Accantonando l’idea quasi romantica del dover abbandonare la propria terra d’origine, questo meccanismo implica una significativa perdita economica da parte dello Stato Italiano che, quindi, rischia di entrare in un circolo vizioso.

Test di accesso e specializzazioni

Se, da un lato, Bussetti ha evidenziato l’aumento dei posti per i corsi di laurea in medicina, d’altro canto bisognerebbe riflettere sulle conseguenze di questa decisione. In particolare, nel lungo periodo si rischia di ritrovarsi con un numero addirittura superiore di laureati, con una percentuale, di conseguenza, inferiore di assorbimento nelle scuole di specializzazione. Questo diventerebbe un problema significativo senza l’incremento delle borse di specializzazione nei prossimi anni.

A proposito della discrepanza tra il numero di posti per l’accesso alla facoltà di medicina quest’anno e l’effettiva disponibilità delle borse di specializzazione, il Ministro ha affermato di voler lavorare al ridimensionamento di questo imbuto formativo, ribadendo che è necessario dare ai giovani laureati in Medicina e Chirurgia la possibilità di completare la propria formazione ed esercitare la professione. Un provvedimento sensato, sarebbe, dunque, l’incremento delle borse di specializzazione, assorbendo (quasi) totalmente e abbastanza velocemente il numero dei medici all’interno delle scuole di specialità.

Ci era stata fatta la promessa che lo studio, l’impegno e l’istruzione ci avrebbero resi liberi, liberi di scegliere”.

Di ieri è la lettera, indirizzata al Ministro Bussetti e pubblicata dalla FNOMCeO, di una giovane specializzanda, le cui parole, citate sopra, non possono che farci riflettere sulla situazione nella quale ci troviamo – e ci troveremo – tutti, in quanto società civile. In particolare, non soltanto sulle prospettive, ci verrebbe da dire ancora fortemente limitate, di migliaia di giovani medici italiani, ma anche sulla loro libertà di scelta.

Sicuramente, il miglioramento non avviene dal giorno alla notte. Come dice il proverbio inglese e la più conosciuta canzone degli Skunk Anansie: Rome wasn’t built in a day (Roma non è stata costruita in un giorno). Per questo motivo, vogliamo credere alle parole del Ministro dell’Istruzione, secondo il quale la direzione da prendere nei prossimi anni sarà quella del progressivo aumento dei contratti delle specializzazioni, “per dare ai nostri giovani medici la concreta possibilità di completare il proprio percorso formativo e di ottenere la specializzazione necessaria come noto per l’ingresso nel Servizio Sanitario Nazionale”.

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