venerdì, Novembre 22, 2024
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Rifiuti in Campania, sette impianti: il piano contro l’emergenza

Il mese di settembre sarà colmo di difficoltà per la regione Campania: lo stop al Termovalorizzatore di Acerra, che andrà dal 30 Agosto al 12 Ottobre, si presenta come un momento piuttosto problematico che potrebbe portare a una nuova emergenza rifiuti.

Sono previsti almeno sette siti di stoccaggio sparsi per la regione per il contenimento dei rifiuti, assieme all’incremento dello Stir di Battipaglia. Onde evitare che problemi sulle strade delle città, l’utilizzo delle piazzole si sommerà all’apertura di siti di trasferenza comunali per sistemare la spazzatura quotidiana, nonché evitare le interminabili code di camion davanti agli impianti e le gare per i trasferimenti fuori regione della spazzatura.

Al momento i provvedimenti non hanno avuto sviluppi: al contrario, in tutti i comuni dove è stata avanzata la proposta delle piazzole sono già scoppiate le proteste. Si tratta dei comuni di Pantano, Giugliano, San Tammaro, Polla e Pianodardine, ai quali si aggiunge Battipaglia con l’incremento dello Stir. Perciò ieri è arrivata una precisazione dalla Città Metropolitana di Napoli: “È in corso in questi giorni un’interlocuzione tecnica con la Regione sulla problematica relativa alla manutenzione straordinaria programmata del Termovalorizzatore di Acerra.”  Il Vice Presidente della Regione Bonavitacola, sempre nella giornata di ieri, ha inviato una nota agli enti: li invita a segnalare eventuali siti ulteriori di stoccaggio per i rifiuti.

Ogni giorno più di 3 mila tonnellate di rifiuti per evitare l’emergenza

Nel piano già messo a punto gli autori sottolineano che non si è giunti a una definizione dell’area da utilizzare nei 35 giorni di chiusura dell’impianto. Eppure il piano c’è, la Regione lo ha varato dopo aver raccolto le indicazioni delle società provinciali responsabili dello smaltimento dei rifiuti. A partire dai dati, che secondo Palazzo Santa Lucia mostrerebbero che si accumuleranno 70mila tonnellate di frazione secca a cui si aggiungerebbe l’usuale numero di frazione umida. Considerando che nella prima settimana le linee due e tre saranno ancora operative, bisognerà far sparire ogni giorno 3270 tonnellate di rifiuti per evitare l’emergenza.

La contestazione dei sindaci

Le province e la Città Metropolitana hanno chiesto alle suddette società di individuare i siti di stoccaggio papabili. Le indicazioni sono state raccolte nel piano della Regione, che stabilisce la riapertura di vecchie piazzole già utilizzate in passato per conservare le ecoballe. Ed è qui che arriva la contestazione dei sindaci, poiché sarebbe chi ha già sofferto per le ecoballe a soffrirvi di nuovo, anche perché gran parte della spazzatura accumulata in passato giace ancora sul posto, immutata. È una scelta fatta, però, tenendo conto della mancanza di tempo e denaro: riaprire le piazzole già attrezzate è meno dispendioso di entrambe le risorse che progettarne di nuove.

Per quanto riguarda la provincia di Napoli, la Sepna (Sistema Ambiente Provincia di Napoli) ipotizza la riapertura del sito di Pantano di Acerra, con due piazzole capienti circa 42.000 tonnellate. A Cava Giuliani e Giugliano dovrebbe essere riattivata una piazzola per ospitare 23.000 tonnellate, mentre un altro spazio dovrebbe essere reperito a Masseria del Re per 20.000 tonnellate. Hanno inoltre ipotizzato di utilizzare, per le balle provenienti da Caivano, la piazzola di Montericcio sul territorio di Giugliano. Quest’ultima è gestita dalla A2A che però non ha richiesto le necessarie autorizzazioni alla Regione, ritenendo che sia competenza della società metropolitana.

Per quanto riguarda le altre province, le balle del Casertano finiranno a San Tammaro, dove verrà ripristinata una delle piazzole della vecchia discarica. La provincia di Salerno sarà suddivisa in due siti, quello di Polla, capiente 4000 tonnellate, e quello dello Stir di Battipaglia. Avellino utilizzerà una piazzola dello stabilimento di Pianodardine, mentre Benevento e i comuni circostanti continueranno a utilizzare gli Stir di altre province.

In caso di emergenza sarà utilizzato anche l’impianto di Casalduni (bruciato lo scorso anno), capiente 25mila tonnellate, se i lavori verranno completati per tempo. Insomma, secondo i calcoli delle società, se tutto andasse per il meglio si riuscirebbero a conservare 60mila tonnellate di rifiuti su un totale di 70mila di fabbisogno stimato. Per sopperire ai 10mila in eccesso si suppone che la parte secca verrà gettata nelle fosse dei tritovagliatori, con il trasferimento fuori regione dell’umido.

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