Leggende della Campania: i segreti della Grotta Azzurra

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Questa settimana #BussoLaLeggenda vi porta in uno dei luoghi più incantevoli della Campania: la Grotta Azzurra di Capri, tanto bella quanto spaventosa.

Si dice infatti che sia abitata da creature spaventose: diavoli, demoni, mostri marini… e, forse, ninfe e qualche sirena.

La Grotta dei Mostri

Un angolo di paradiso blu: questo è quello che viene in mente visitando la Grotta Azzurra.

Oggi questa grotta di Capri è visitata da turisti di tutto il mondo ed apprezzata per la sua bellezza, ma in passato non ha goduto di buona reputazione. I pescatori dell’isola l’hanno infatti evitata per secoli, abbandonandola, convinti che fosse abitata da demoni, diavoli e mostri marini. Guardando la bellezza della grotta non è facile capire come siano potute nascere leggende tanto spaventose sul suo conto.

Tuttavia, guardando sul fondale delle sue acque azzurre e meravigliose, è possibile scorgere i contorni di una verità, di un passato sommerso che forse può dar senso all’intera storia…

Acqua azzurra e tesori d’argento: il segreto (fisico) della Grotta

I pescatori e i marinai che visitavano in passato la grotta erano convinti che questa fosse abitata da creature magiche o maledette anche per via della colorazione dell’acqua. Il suo vividissimo azzurro era così carico, così alieno rispetto gli altri colori della natura da parer quasi sovrannaturale; inoltre, i visitatori della grotta si resero conto che qualsiasi oggetto fosse immerso nelle sue acque riluceva d’argento, come se fosse ricoperto d’una patina preziosa.

Il segreto della grotta, vale a dire il motivo a cui si deve la satura colorazione dell’acqua, è una finestra subacquea. La finestra subacquea filtra la luce che si rifrange, e assorbe i colori rossi di quest’ultima  lasciando passare esclusivamente quelli blu, dando vita al fenomeno che ha reso celebre la Grotta.

La colorazione argentea degli oggetti che vi sono immersi è dovuta invece al fatto che la loro superficie viene ricoperta da delle bolle d’aria. Queste, avendo un indice di rifrazione differente da quello dell’acqua, riescono a riflettere la luce.

Le bolle donano così agli oggetti la patina argentea che ha tanto spaventato (e affascinato) i pescatori ed i marinai.

Ninfe, Nereidi, Mostri e Sirene: la riscoperta della Grotta

Ma c’è anche un secondo motivo, un secondo segreto che ha accresciuto le leggende spaventose che riguardano questo luogo incantevole.

La Grotta, sebbene fosse nota sin dai tempi dei romani, venne abbandonata come abbiamo detto per secoli. Venne “riscoperta” nel 1826, quando un pescatore di nome Angelo Ferraro vi portò in visita il pittore Ernst Fries e lo scrittore August Kopish, che, colpito dalla bellezza mozzafiato di quel luogo segreto, lo inserì nel suo “Annuario d’Italia”, dedicandovi un intero capitolo intitolato “La scoperta della grotta Azzurra”.

August Kopish, parlando della grotta, svela uno dei suoi segreti; racconta infatti ciò che Angelo Ferraro ha loro narrato, e cioè che, in un indefinito anno del seicento, dei preti sarebbero fuggiti terrorizzati dalla grotta. Il motivo della loro fuga sarebbe stato la scoperta di un tempio pagano, circondato da spaventosi simulacri raffiguranti demoni e spiriti maligni. Da lì si diffuse l’idea che la grotta fosse infestata da creature infernali o, nella migliore delle ipotesi, non amichevoli.

Alcuni raccontavano anche che la grotta fosse abitata da dei monstri marini, mentre altri pensavano che la grotta offrisse rifugio alle Nereidi. Le Nereidi, figlie di Nereo, metà uomo e metà pesce, erano le uniche creature amichevoli che fosse possibile secondo le leggende trovare nella grotta: belle d’aspetto e gentili, passavano le giornate ad intrecciarsi i capelli e a decorarli con le perle, cavalcando delfini ed aiutando i marinai che avevano perso la rotta a ritrovarla.

La celebrità della grotta e delle sue creature s’accrebbe al punto che lo scrittore Hans Christian Andersen la inserì nel suo romanzo “L’improvvisatore”. 

Ma perché i pescatori ed i marinai erano convinti della veridicità delle leggende? Anche per questo quesito abbiamo oggi una risposta.

Le creature di pietra della Gradola: il segreto (archeologico) della Grotta

Come abbiamo infatti detto, la grotta, che all’epoca veniva chiamata Gradola, era nota anche ai tempi dei romani. Collegata alla villa dell’imperatore Tiberio tramite un passaggio oggi distrutto, questi la usava come ninfeo marino.

Alle pareti della Grotta c’erano infatti numerose statue raffiguranti dei e creature marine. Sebbene ad oggi sia stato possibile recuperare solo due statue, quella di Nettuno e di Tritone, gli archeologi pensano che il fondale possa nascondere almeno altre quattro statue. 

Ad ogni modo è questa la probabile verità, ancora parzialmente sommersa, alla base delle leggende che riguardano la Grotta Azzurra: i pescatori, i preti e marinai, vedendo queste statue raffiguranti creature e dei sconosciuti, rilucenti d’argento, avranno creduto di essere al cospetto di esseri vivi, reali. Alla luce (azzurra) di queste scoperte (argentate), la loro fuga terrorizzata appare un po’ più giustificata.

La magia (quella vera) della Grotta

La Grotta ha svelato alcuni dei suoi segreti, ma nonostante questo, riuscirà a stregarvi con la sua magia blu: a dispetto delle evidenze fisiche, archeologiche e razionali, non potrete fare a meno di avere l’impressione che qualcosa, una sirena o un demonietto d’argento, possa sbucare dalle sue acque.

Visitatela e lasciatevi incantare, perché, anche se non dovesse esserci nessuna creatura, potrete lo stesso godere della bellissima magia della Grotta Azzurra.

Per le altre leggende della Campania:

BussoLaLeggenda I : Da dove nascono le Janare? 

BussoLaLeggenda II : Il fantasma del Caffè Gambrinus

BussoLaLeggenda III: La maledizione della Gaiola

BussoLaLeggenda IV: La Strega del Vesuvio

BussoLaLeggenda V: La Tomba di Dracula

BussoLaLeggenda VI: L’amore tra Posillipo e Nisida

BussoLaLeggenda VII: Giovanna la pazza e i suoi amanti senza riposo

BussoLaLeggenda VIII: la Bella ‘Mbriana e l’ospitalità

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