Muore investito sul ciglio di una strada di Ischia un sedicenne. La guidatrice che lo ha travolto era già stata coinvolta in passato in un grave incidente che aveva portato alla morte di un carabiniere. Al vaglio dei carabinieri le dinamiche dell’accaduto. Scoppia la polemica.
L’incidente
L’incidente, avvenuto sabato, si è verificato lungo una strada a scorrimento veloce di Ischia dove si sono verificati, nel corso degli anni, numerosi incidenti mortali.
Secondo i primi accertamenti, il sedicenne sarebbe morto sul colpo, travolto da una macchina di marca Peugeot. L’automobile sarebbe sfuggita al controllo della guidatrice durante una curva, invadendo l’altra corsia. L’auto che ha ucciso il giovane percorreva dunque la strada nel senso opposto a quello di marcia.
A Napoli verrà effettuata sulla salma del ragazzo un’autopsia, in attesa della quale il corpo è stato posto sotto sequestro.
Sono giunte parole di cordoglio da parte del Sindaco di Ischia, Enzo Ferrandino.
I protagonisti dell’incidente
La guidatrice è una donna di quarant’anni, italiana, che risiede ad Ischia Porto.
Già nel 2012 la donna, che ora è agli arresti domiciliari con l’accusa di omicidio stradale, era stata coinvolta in un caso analogo; all’epoca morì un carabiniere.
La donna è risultata negativa a tutti i test effettuati dalla polizia: non aveva assunto alcool o droghe.
La vittima è un turista giovanissimo, un sedicenne di origine albanese che si trovava ad Ischia per far visita alla sorella, che risiede sull’isola. Il suo nome era Velsami Xhemal.
La polemica
Questo triste caso di cronaca ha scatenato qualche polemica per lo scarso risalto dato alla notizia da parte di giornali, televisioni e mezzi di comunicazione in generale.
La vicepresidente degli affari sociali alla camera Michela Rostan (LeU) ha scritto a riguardo sul proprio profilo facebook:
A Ischia un giovane sedicenne è stato investito da un’automobilista ed è morto. Una tragedia, come tante accadono lungo le nostre strade, che ha avuto un blando risalto nelle cronache locali dei giornali.
Solo leggendo l’articolo, scopriamo due cose. Il ragazzo era albanese, in visita presso la sorella per le vacanze estive. L’investitrice è italiana e appena sette anni fa aveva investito e ucciso un carabiniere.
Vogliamo immaginare la portata e l’impatto mediatico della stessa notizia, a parti invertite?L’investitore albanese che pochi anni prima aveva ucciso un carabiniere e la vittima italiana?
Io credo che le vittime, italiane o straniere che siano, meritino da parte di tuttinoi la stessa considerazione e quell’attenzione, quel sentimento di umanità che è umano rivolgere a chi perde la vita in circostanze drammatiche.
Al tempo stesso, gli assassini, italiani o stranieri che siano, restano tali e così devono essere giudicati e puniti per ciò che hanno commesso.
Tutto il resto è squallida retorica razzista, intolleranza allo stato puro. E le responsabilità del clima d’odio che avvelena il Paese in questo momento sono tante e diffuse.
A partire da chi ha ruoli istituzionali, fino ad arrivare a chi ha la responsabilità di fare informazione deontologicamente corretta, al buon senso che ciascuno di noi dovrebbe avere nella comunicazione con il prossimo. Specie quella digitale!
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