venerdì, Novembre 22, 2024
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Stop al termovalorizzatore di Acerra: nuova emergenza rifiuti?

Il termovalorizzatore si fermerà il 1 settembre. La causa? Normale manutenzione. Lunedì l’approvazione del programma ufficiale di smaltimento. Forte la tensione tra i Comuni per l’apertura di nuovi siti di stoccaggio.

Rischia di essere una fine incandescente, quella dell’estate in Campania. Se ne sta parlando da mesi, e ormai settembre è arrivato. Nel nostro precedente articolo, Vincenzo De Luca aveva messo in guardia su una probabile nuova emergenza da fronteggiare in autunno. Ebbene, il final countdown è cominciato: manca poco più di una settimana alla chiusura dell’unico termovalorizzatore in regione, quello di Acerra, per manutenzione. “Un evento normale di un impianto industriale che, dopo 10 anni, ha bisogno di manutenzione straordinaria” – ha dichiarato il mese scorso a Il Mattino Fulvio Bonavitacola, Vicepresidente e Assessore all’Ambiente della Regione Campania.

Fatto sta che dal 1 settembre al 12 ottobre l’unico termovalorizzatore campano sarà inutilizzabile, e questo potrebbe tradursi nel rischio, piuttosto concreto, che tutti temono: una nuova emergenza rifiuti, tra l’altro proprio sul finire dell’estate. Una crisi ‘spazzatura’ alla quale i campani non sono (purtroppo!) per nulla estranei e che, anzi, andrebbe a sommarsi a quelle difficoltà inerenti alla raccolta che diversi comuni della provincia stanno affrontando o hanno affrontato per mesi.

Si stima che nei 42 giorni di fermo saranno circa 75.000 le tonnellate da smaltire. Il come è stato materia di diverse riunioni tenutesi nei mesi di luglio ed agosto, tra tutti i soggetti e gli enti interessati. Regione Campania, Città Metropolitana di Napoli, le province campane e gli ATO hanno cercato di trovare un accordo sulla gestione del dopo-chiusura e di definire un piano attuabile e sostenibile per le comunità locali.

Trasporto extraregionale e stoccaggio

Il piano d’azione definitivo sarà ufficialmente approvato il prossimo lunedì, ma dai particolari emersi dalle riunioni e dalle ultime comunicazioni, sembra che la strada prioritaria da seguire sarà quella del trasporto dei rifiuti fuori regione. Normale amministrazione, insomma. Con il termovalorizzatore di Acerra bloccato e l’assenza di altri impianti regionali simili, l’opzione concreta resta quella di ‘regalare’ la propria immondizia al Nord e all’estero. Alcune gare d’appalto sono state già aggiudicate, altre sono in corso di aggiudicazione. Per esempio, l’A2A, società che gestisce il termovalorizzatore di Acerra, dovrà provvedere allo smaltimento fuori regione di 17mila tonnellate di rifiuti.

Ciò nonostante, dalle parole del Vicepresidente della Regione sembra chiaro che il trasporto extraregionale non basterà a scongiurare l’apertura di siti di stoccaggio temporanei. Nei comuni, tuttavia, si continua a nutrire un forte timore per l’eventualità di dover ospitare discariche provvisorie, poiché, si sa, nella Terra dei Fuochi, il tema dell’inquinamento è estremamente sensibile e, generalmente, si crede poco alla ‘provvisorietà’ in materia di rifiuti. Colpa, probabilmente, delle numerose esperienze di gestione fallimentare di cui tanti comuni della regione sono stati testimoni negli scorsi decenni.

Infatti, è forte il sentimento di disapprovazione che alberga in quei paesi che potrebbero essere identificati come aree per l’apertura delle discariche. Dopo tante promesse non mantenute e menzogne, soprattutto rispetto al tema spazzatura, il sospetto è che risulti difficile, ora, credere alla reale provvisorietà di questi siti di stoccaggio.

 Lo smaltimento

Le gare d’appalto, che hanno coinvolto società provinciali, la Regione Campania e la A2A, hanno permesso di quantificare e bilanciare l’evacuazione extraregionale dei rifiuti in rapporto all’effettivo fabbisogno causato dalla chiusura del termovalorizzatore campano. Come si legge nel comunicato del 9 agosto della Regione Campania, il bilancio sembra essere positivo, il che comporterebbe una diminuzione delle superfici di stoccaggio temporaneo e riduzione della durata del deposito, che non dovrebbe essere superiore a due mesi.

Inizialmente si era pensato a Giugliano e Acerra come discariche temporanee, ma le comunità locali si sono fortemente opposte. Di conseguenza, è stato deciso che sarà la società SAPNA ad individuare nuovi territori per lo stoccaggio temporaneo. Nel fare ciò, si dovrà tener conto di tre criteri, così definiti nel comunicato: “pronta utilizzabilità di aree già utilizzate per deposito temporaneo; prossimità agli Stir ove vengono prodotti i rifiuti; ubicazione in territori che non sono già gravati da particolari carichi di stoccaggio.”

Le verifiche relative all’individuazione delle aree si sono svolte proprio in queste ultime settimane, mentre l’approvazione definitiva del programma di evacuazione e dei siti temporanei di stoccaggio è programmata per lunedì 26 agosto. Caivano (NA), Marigliano (NA) ma anche Casalduni (BN) potrebbero essere identificati come siti idonei.

Data l’importanza della questione, già all’inizio di agosto Bonavitacola aveva fatto appello alla cooperazione di tutti i soggetti coinvolti, asserendo che “se ciascuno continuerà a fare la sua parte ci sono tutte le condizioni per superare senza problemi le difficoltà causate dal fermo del Termovalorizzatore a settembre”.

Legambiente

Anche Legambiente ha stilato un suo approfondito dossier, suggerendo che la chiusura del termovalorizzatore dovrebbe essere vista come un’opportunità. Attraverso la campagna “Io non conferisco”, Legambiente Campania vuole sfidare i cittadini ad adottare azioni più virtuose “per migliorare la quantità e la qualità della raccolta differenziata a partire dalla riduzione della produzione dei rifiuti, semplicemente facendo maggior attenzione al giusto conferimento dei pochi oggetti che non si possono avviare al riciclo” – ha affermato Mariateresa Imparato. Legambiente sarebbe proprio a favore della riduzione della frequenza per il conferimento dell’indifferenziato. I loro numeri e dati confermerebbero, infatti, che in quella piccolissima percentuale di comuni esaminati (meno del 3%) in cui il secco non viene raccolto ogni settimana, si registrerebbero diminuzioni nella produzione dell’indifferenziato pro capite.

 

Noi, intanto, attendiamo il verdetto di lunedì, con la speranza di non trovarci ad affrontare l’ennesimo stallo nello smaltimento e nell’evacuazione dei rifiuti. Questo, difatti, potrebbe portare alle solite problematiche del caso che, oltre a rendere invivibili le nostre città e ad essere pericolose per salute pubblica, potrebbero culminare nello smaltimento abusivo dei rifiuti – pensiamo, tra gli altri, al problema dei roghi.

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