sabato, Novembre 23, 2024
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Lungomare ecologista: un mare in plastica tra il dire e il fare

A Maggio è stata firmata dal sindaco di napoli un’ordinanza vieterebbe l’utilizzo di plastica sul lungomare di Napoli, tuttavia ad oggi in pochi rispettano il divieto. Ma l’inquinamento non paga: i trasgressori rischiano multe fino a 500 euro.

Lungomare senza plastica: l’ordinanza ecologista

Il sindaco Luigi de Magistris ha firmato quest’anno un’ordinanza che vuole portare avanti una lodevole iniziativa.

E’ vietato infatti da Maggio l’utilizzo della plastica sul lungomare cittadino: seguendo le direttive dell’Unione Europea, non è attualmente possibile utilizzare, fornire e commerciale contenitori di plastica non biodegradabile e non compostabile.

L’ordinanza ha il fine di ridurre l’inquinamento ambientale e di evitare che i rifiuti di plastica possano arrivare al mare, e per coloro che non la rispettano sono previste sanzioni pecuniarie dai 25 ai 500 euro.

La differenza tra idea ed azione

L’utilizzo della plastica è stato permesso, per consentire l’esaurimento delle scorte, fino al 30 Aprile; ma ad oggi non è difficile vedere ancora utilizzati bottiglie, ciotole ed altri utensili in plastica.

Si scorgono tra i cestini dei rifiuti cannucce e bicchieri, se ne vedono nelle vetrine d’esposizione degli ambulanti ed in mano alle persone che passeggiano sul lungomare.  Pur essendo vero che molti ristoranti e bar si sono adeguati alle nuove direttive, risulta difficile convincere i titolari delle numerose bancarelle a rispettare quanto imposto dal decreto.

Ma non sono solo i bancarellari a non rispettare questa nuova regola: la plastica continua ad imperversare anche nelle zone dove ci sono i celebri “baretti”, dove si svolge parte della movida notturna partenopea, come Piazza San Pasquale. Non a caso, il momento in cui c’è una vera e propria invasione di bottiglie e bicchieri in plastica è infatti il lunedì, alla fine del weekend, quando gli amanti della vita notturna concludono i loro bagordi.

Liberi dalla plastica

Probabilmente i trasgressori non riescono a sentire come propria la necessità di eliminare la plastica, anche se rendere le nostre città, soprattutto quelle costiere, plastic-free è interesse di tutti.

L’Italia produce più di 4 milioni di tonnellate di rifiuti l’anno, e di questi l’80% è plastica. Là dove la raccolta differenziata non viene fatta nel modo corretto, questi rifiuti rischiano di finire in mare: si stima che almeno mezzo milione di tonnellate di rifiuti l’anno venga riversato in natura e dunque anche nel Mediterraneo.

La situazione in cui versa il nostro mare è già grave: esiste un’isola di rifiuti di plastica che galleggia nel mar Mediterraneo; quest’isola, composta di frammenti di micro-plastica, si trova tra l’isola d’Elba e la Corsica.

La plastica che sta invadendo il mare viene ingerita, sia nella forma di micro-frammenti che in forme più macroscopiche, dagli abitanti del mare. Molti animali, anche quelli più grandi come le balene, stanno morendo per via della plastica che ingeriscono.

Inoltre la plastica che inquina l’acqua finisce anche nei nostri piatti: cucinando e mangiando i pesci che hanno a loro volta ingerito plastica finiamo per assumerla anche noi. Non sempre la plastica è immediatamente visibile, e così finiamo per ingerirla inconsapevolmente. 

Costi e benefici

La plastica danneggia l’ambiente, il mare, la fauna e noi stessi: sarebbe dunque nostro interesse cercare di farne a meno il più possibile. Vedendo le bottiglie che ancora fanno capolino dai cestini dei rifiuti, ci si chiede perché questo semplice messaggio non sia ancora stato recepito da tutti. I motivi sono probabilmente molteplici.

Un primo problema potrebbe senza dubbio essere di tipo economico: esistono infatti piatti, forchette e bicchieri monouso in materiali alternativi come la carta, ma costano molto di più. Probabilmente un bar o un ristorante di discreto successo può far fronte a questo incremento di spesa, ma ambulanti o esercizi commerciali che non hanno troppa fortuna potrebbero non essere in grado di far fronte all’aumento della spesa economica. Per quanto la causa ambientalista magari possa stare a cuore a queste persone, probabilmente non hanno effettivamente la possibilità di sostenerne il costo. Sarebbe opportuno e forse necessario, oltre che iniziare giustamente a vietare l’utilizzo di plastica, fare in modo che i prodotti equivalenti al loro corrispettivo inquinante abbiano un costo più o meno simile, e non di cinque o dieci volte superiore. 

Un secondo problema è probabilmente il fatto che effettivamente non tutti siano consapevoli degli effetti di questo tipo di inquinamento, oppure che se anche conosciuti vengono recepiti come molto lontani da sé e di non immediata pericolosità temporale. C’è insomma ancora tanta disinformazione, ed anche se sono stati fatti a riguardo notevoli passi in avanti deve essere fatta ancora opera di divulgazione e sensibilizzazione riguardo l’argomento.

Infine, c’è anche l’annoso problema dell’inciviltà. Coloro che il sabato sera decidono di far bisboccia non pensano ad altro se non a bere il proprio drink ed a far baldoria; così i bicchieri finiscono ovunque, ben lontano dai cassonetti della raccolta differenziata, aumentando l’inquinamento delle nostre strade. In questo caso è plausibile pensar che l’applicazione effettiva delle multe previste dall’ordinanza potrebbe tamponare il problema, anche se non lo risolverebbe alle sue radici.

Life in plastic is not fantastic

Ci sono stati dei piccoli miglioramenti nel breve periodo ed una piccola presa di coscienza da parte delle istituzioni: non ci resta che sperare che siano presi provvedimenti per far sì che le ordinanze possano e debbano essere rispettate da tutti. Liberarci dalla plastica monouso non può e non deve essere il vezzo di pochi: speriamo che, nei prossimi mesi e magari già nei prossimi giorni, ci sia una progressiva diminuzione di cannucce e bicchierini in plastica non solo sul lungomare ma in tutta la nostra città.

 

 

 

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