Le cozze, soprattutto nella variante di alcune ricette, sono considerate un piatto povero.
Tuttavia in passato sono state apprezzate da palati decisamente nobili, ed alcune delle preparazioni che le riguardano hanno origini addirittura regali: questa settimana ve ne parliamo.
Un Re goloso
Pare che un re del regno di Napoli, nello specifico Ferdinando I di Borbone (noto anche come Ferdinando IV di Napoli e Ferdinando III di Sicilia ) fosse particolarmente amante del buon cibo.
Sembra che questo re buongustaio fosse soprattutto ghiotto di piatti a base di pesce. Uno dei suoi ingredienti favoriti erano le cozze, che si dice andasse a pescare lui stesso, insieme ad un uomo di fiducia, a Posillipo.
Era tanto abile in questa attività che il bottino era al punto abbondante da non consentirgli di mangiare tutto il pescato, e così andava lui stesso in prima persona a venderlo al mercato. L’attività divenne abituale, tanto che il popolo che aveva a che fare con lui, che prima lo trattava con riverenza e timore, cominciò a parlare al Re con familiarità, cercando di trattare sul prezzo di quanto vendeva (che, a quanto pare, era in partenza abbastanza esoso).
Possiamo leggere, per esempio, di un episodio riguardante la pesca e la vendita del pescato del Re tra le pagine del libro “Segrete memorie e criticismo della corte” di J. Garani:
Ferdinando non era solito prestare confidenza a nessuno, ed essendo questa l’unica occasione in cui i suoi sudditi potevano avvicinarlo, si arrivò ad un vero divertimento quando iniziò la vendita del pescato.
Egli cercò di vendere ad un prezzo possibilmente alto, afferrando il pesce con le mani e mostrandolo ancora guizzante.
I Napoletani iniziarono a trattare il sovrano con moltissima familiarità e lo ingiuriavano persino con volgarità grossolane. Ferdinando si divertì tanto per i loro lazzi e spesso rise di buon grado.
Dopo la vendita ritornò a corte e raccontò alla regina tutto sulla pesca e sul denaro guadagnato. La somma fu poi devoluta ai poveri.
Le cozzeche dint’â connola
Questo Re goloso ed amato dal popolo non si limitava tuttavia a pescare, a vendere e a mangiare le cozze, ma ha inventato anche diverse ricette che le riguardano.
La prima, conosciuta come le “cozzeche dint’â connola“, cozze in culla, è probabilmente la più sontuosa: dei pomodori, svuotati della polpa, venivano riempiti di cozze e ricoperti di pan grattato, prezzemolo, origano, aglio e capperi tritati ed infornati.
La bontà del piatto era conosciuta in tutta Napoli, anche se in pochi potevano permetterselo.
Peccati di gola
Una ricetta ideata dal Re decisamente più povera e lievemente più abbordabile era quella della “zuppa ‘e cozecche cu ‘o rosso“, cioè quella della zuppa di cozze con la salsa forte di peperoni.
La storia che riguarda la nascita di questa ricetta è abbastanza divertente: la golosità del Re era nota a tutti, al popolo ed alla nobiltà. Un frate domenicano particolarmente apprezzato dal monarca, Gregorio Maria Rocco, non approvava il peccaminoso amore del Re Ferdinando per il buon cibo e per i sapori e lo pregò di limitare la consumazione di pasti prelibati almeno per la settimana santa.
Il Re, che amava e rispettava il frate, voleva obbedire al suo monito, e per farlo senza rinunciare al gusto cercò un escamotage: s’impegnò per trovare una ricetta che potesse essere considerata povera e soprattutto semplice ma che fosse anche altrettanto buona. Con furbizia ideò così la zuppa di cozze con la salsa forte di peperoni, piatto decisamente meno complicato rispetto alle altre ricette con cui era solito deliziarsi.
Cozze o lumache nella settimana santa
La ricetta, che non fu per niente apprezzata dalla regina Maria Carolina, che odiava la cucina napoletana, si diffuse in tutto il regno. La ricetta giunse anche negli strati più poveri della popolazione. Tuttavia non molti potevano comunque permettersi di preparare il piatto con l’ingrediente originale, e sostituirono le cozze con le lumache di mare.
Il successo fu incredibile e, ancora oggi, soprattutto nella settimana santa, a Napoli si consuma questo piatto povero dai natali tanto illustri. L’anima del Re goloso che l’ha ideato sarebbe decisamente orgogliosa del suo popolo buongustaio.
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