Sempre più meridionali migrano verso nord: lo Svimez illustra un futuro difficile per l’economia e la società del Mezzogiorno.
La migrazione interna è la vera emergenza
Il Sud è sempre più deserto a causa del grande esodo che moltissimi decidono di compiere verso il Centro o il Nord. Lo Svimez (Associazione per lo sviluppo industriale del Mezzogiorno) ha anticipato parte degli incredibili dati del rapporto “L’economia e la società del Mezzogiorno“. Spoiler: non sono per niente positivi, sebbene sia facile intuire i fattori alla base di certi numeri; negli ultimi 15 anni quasi due milioni di abitanti del sud sono emigrati verso il resto d’Italia o direttamente all’estero, per studiare e lavorare. Secondo Luca Bianchi, il direttore dello Svimez, quest’emergenza supera, per dimensioni e gravità, quella dell’immigrazione. Anzi, l’immigrazione stessa, per quanto ritenuta un fenomeno negativo da media e politici, è l’unica cosa che sta tenendo vivo il Sud.
Occorre fare i conti con la realtà
Gli emigrati dal Sud tra il 2002 e il 2017 sono stati oltre 2 milioni, di cui 132.187 nel solo 2017. Poco più del 50% sono giovani di cui almeno il 30% sono laureati. Il meridione perde popolazione giovane, fertile, qualificata e solo le modeste ondate di immigrati, sfortunatamente meno competenti, riescono a compensare in parte lo spopolamento delle città. La prospettiva demografica è preoccupante, in particolar modo nei piccoli centri sotto i 5mila abitanti.
Se lo Stivale inciampa cadono tutti
Dirigersi a Nord prima o poi non basterà più. Con la sempre più crescente disparità fra Settentrione e Meridione, l’economia di tutto il paese rallenterà progressivamente fino a portare ad andamenti mediocri del Pil per il Centro-Nord, negativi per il Sud. Secondo lo Svimez solo nel 2020 sarà possibile assistere a un lieve aumento del Pil meridionale, condannando il Mezzogiorno a una rinnovata recessione, senza contare il gap occupazionale e l’indebolimento delle cariche politiche, che incideranno ulteriormente sulla qualità dei pochi servizi erogati ai cittadini.
Il terzo mondo non è più l’Africa
Drammatico anche il divario dei servizi, dovuto principalmente alla minore quantità e qualità delle infrastrutture sociali e l’osservanza dei diritti fondamentali di cittadinanza. Sicurezza, istruzione, sanità e sevizi sociali sono già ampiamente differenziati ma continueranno a peggiorare, dato che l’offerta in comparto sanitario a Nord offre 33,7 posti letto ogni 10 mila abitanti mentre al Sud solo 28.2. Anche nel settore socio-assistenziale il Mezzogiorno è piuttosto carente, specialmente nei confronti degli anziani, con 18 assistiti per ogni 10mila anziani oltre i 65 anni, contro i 42 del centro e l’88 del Nord. Il futuro del Sud si prospetta buio.