Armati di guanti e sacchetti, i volontari di Greenpeace sono scesi in campo per pulire, riqualificare e fare Brand Audit sulla spiaggia del Lido Aurora, a Portici.
Si è svolta domenica 8 settembre l’iniziativa volta alla riqualificazione e alla pulizia del “Lido Aurora”, sul litorale di Portici, ad opera di Greenpeace Napoli. Volontari e cittadini volenterosi si sono riuniti alle 16:30 davanti al Lido, si sono rimboccati le maniche e hanno cominciato a ripulire la spiaggia raccogliendo i rifiuti, principalmente le plastiche.
Il messaggio lanciato dai partecipanti è stato chiaro: è necessario ‘fare guerra’ alla plastica. A questo proposito, l’iniziativa si inserisce proprio tra le attività svolte da Greenpeace in riferimento al movimento globale #BreakFreeFromPlastic.
Cosa è stato fatto?
I volontari hanno raccolto rifiuti e, in particolare, le plastiche dal suggestivo litorale del “Lido Aurora” dalle 16:30 alle 19, mettendo in pratica una procedura già utilizzata in diversi altri contesti su scala mondiale. In breve, dopo la raccolta del materiale dalla spiaggia, si procede con la categorizzazione rigorosa di tutte le tipologie di rifiuti, con un’attenzione particolare alle plastiche, vera piaga per la salute del nostro pianeta. Successivamente, i materiali vengono catalogati e ne viene fatta una stima per peso e volume, così da tenerne traccia.
I numeri di domenica scorsa ci fanno impallidire: 200 litri di plastica, ad occhio circa 3 chili, decisamente troppi prodotti monouso e ben 150 gr. di tappi. A seguire, polistirolo, reti da pesca, lattine, centinaia di mozziconi di sigarette, aghi, siringhe, e per concludere, lo speciale del giorno: una boa malridotta incastrata tra gli scogli. Questo il ricco menù offerto dal litorale del Lido Aurora.
Che cos’è il Brand Audit?
Durante le fasi di categorizzazione, è necessario fare molta attenzione alla corretta identificazione delle plastiche, che sono di varia natura, soprattutto di quelle PET – quelle delle bottiglie per bevande, per intenderci. Come mai? Semplice. In questo modo, i volontari di Greenpeace possono fotografare le bottiglie raccolte, avendo cura di rendere riconoscibili i marchi delle compagnie che le producono.
Rendere pubblico il nome dei brand è ciò che viene definito Brand Audit, ovvero una vera e propria ricerca dei marchi. Ai nostri microfoni è intervenuta Francesca Zazzera, la responsabile di Greenpeace Napoli, la quale ci ha parlato dell’importanza di questa pratica.
“Siamo convinti che un’azienda che produce un bene – per esempio, un latte, una bevanda, o una merendina – sia responsabile di quel bene ma anche del contenitore dove l’ha messo.”
In riferimento al Brand Audit dello scorso anno, Zazzera ha, poi, affermato: “Pepsi, Coca Cola, San Benedetto e San Pellegrino furono i primi marchi che risultarono maggiormente presenti sulle spiagge italiane.” Eppure, nonostante la campagna di Greenpeace per il recupero e il riciclo differenziato dei prodotti, “questo materiale plastico non sempre viene poi conferito e portato alle piattaforme di riciclo correttamente”- ha continuato Zazzera.
Un esempio lampante è quello della megadiscarica trovata in Turchia, a seguito di un’indagine condotta da Greenpeace Italia e Greenpeace Turchia, la quale raccoglieva prodotti in plastica esclusivamente con etichette italiane. I prodotti “non erano stati affatto avviati al riciclaggio.” – ha spiegato Zazzera – “Erano stati differenziati, ma non riciclati”, rendendo inutile tutto il lavoro di differenziazione.
L’auspicio, dunque, è che anche in Italia le compagnie si facciano sempre più carico dello smaltimento di questi rifiuti, come sta succedendo in altri Paesi. “La campagna” – specifica la responsabile di Greenpeace Napoli – “è cominciata in Nuova Zelanda 4 anni fa.”. Da lì ha raggiunto il Canada e la Gran Bretagna, per poi arrivare (finalmente) in Italia.
A questo proposito, il gruppo locale di Greenpeace fa notare che è ritornato anche il plastic radar, ovvero un numero di telefono, attivo fino alla fine di settembre, al quale possono essere inviate le fotografie dei marchi e dei tipi di plastica ritrovati nei mari, fiumi e laghi. Per le informazioni sul numero e sulle modalità di invio, è possibile consultare il sito dedicato al plastic radar.
Nemico pubblico: le plastiche
Secondo i dati della Commissione Europea, si stima che circa l’80% dei rifiuti marini nel mondo sia costituito da plastica. A causa della sua decomposizione estremamente lenta (anche un millennio) la plastica tende ad accumularsi nei mari, negli oceani e sulle spiagge, con conseguenze disastrose per le nostre acque, per gli animali e per gli esseri umani. Secondo il background report (2017) del progetto Seas At Risk, l’Italia si piazza tra i sei più grandi consumatori europei di plastica.
La raccolta sul litorale di Portici ha confermato questo trend negativo. Poche lattine in alluminio, troppe plastiche e microplastiche. Probabilmente accumulatesi in spiaggia a causa delle fuoriuscite di rifiuti dai depuratori. I risultati sono allarmanti anche per quanto riguarda i mozziconi, poiché oltre ad essere un problema per la salute dei fumatori, rappresentano una piaga ambientale a causa del loro difficile smaltimento.
“I filtri per le sigarette sono uno dei problemi peggiori per il mare e per l’ambiente in generale” – ha spiegato Francesca Zazzera – “così come i cotton fioc e le cannucce delle bibite.”
Bastoncini cotonati (o cotton fioc) e cannucce di plastica costituiscono, in effetti, un pericolo notevole per lo stato di salute dell’ambiente. Solo nel pomeriggio di domenica sono stati raccolti a Portici quasi 12 litri di bastoncini per l’igiene personale. Un volume impressionante. “Vengono dalle fogne perché passano attraverso i filtri del depuratore e arrivano a mare, e quindi sulle spiagge” – ha sostenuto Zazzera.
La speranza è quella di trovarne un numero inferiore in futuro, poiché, in verità, bastoncini cotonati e cannucce sono stati banditi dall’UE, che ha approvato a Strasburgo, infatti, un accordo politico che mira alla completa interdizione della plastica monouso entro il 2021. Molti i comuni italiani, anche nel napoletano, che hanno già aderito alla campagna plastic-free, seguendo la Plastic Strategy promossa dall’UE.
Greenpeace Napoli
Il gruppo di Napoli è nato 32 anni fa e supporta principalmente le campagne di Greenpeace Italia e di Greenpeace International, lavorando soprattutto a Napoli e in zona Campi Flegrei. Tuttavia, da diversi anni agisce anche in sinergia con altre associazioni partner, come WWF e LegAmbiente.
Quanto all’iniziativa di Portici, la responsabile del gruppo ha rivelato che l’idea è nata da una collaborazione con alcuni gruppi locali interessati alla protezione ambientale.
“Alcuni ragazzi, ‘followers’, che ci seguono appunto sui social, ci hanno chiesto di dar loro una mano. Nelle settimane precedenti, hanno già pulito quasi quotidianamente questi spazi, da San Giorgio a Portici, e oggi siamo venuti per dar loro una mano e per fare brand audit.”
Verde settembre
Settembre si tinge di verde, poiché è un mese pieno di appuntamenti cruciali per clima e ambiente. Il 23 si terrà la conferenza sui cambiamenti climatici organizzata a New York dall’ONU, dove Greta Thunberg sarà la rappresentante del movimento internazionale Fridays for Future. Per l’ONU sarà prioritario “spingere sui Paesi che non hanno aderito alla Convenzione di Parigi […] perché il tempo scorre e le cose peggiorano molto velocemente” – queste le parole di Zazzera.
A Napoli
Dal 20 al 27 settembre, “a Napoli sono previste tante attività, da flash mob, a incontri con esperiti all’università o negli spazi cittadini” – ha spiegato Zazzera – “Ci saranno due marce, una il 20 e una il 27, ci saranno varie attività che i ragazzi stanno preparando anche in vista del primo weekend di ottobre (4-5-6 ottobre) in cui si aprirà proprio un campo sul cambiamento climatico di Fridays for Future, dove tutti i Fridays for Future si riuniranno qui a Napoli per discutere le prossime azioni. ”
Tutti pronti, poi, per il terzo global strike per il clima che si terrà il 27 settembre.
Ad Ischia
Nel frattempo, il categorico NO alla plastica sarà sottolineato ad Ischia, sabato 14 settembre, con una serie di attività, con l’obiettivo di sensibilizzare le persone e richiamare l’attenzione sul grave problema dell’inquinamento da plastica. Greenpeace sarà presente per scuotere le coscienze circa l’inquinamento marino, facendo brand audit e monitorando acque e spiagge. I risultati saranno resi pubblici domenica 15 settembre. Coinvolta in un concerto in programma il 14 settembre alle 21 anche Dolcenera che, con il video del suo ultimo singolo “Amaremare”, è diventata testimonial contro l’inquinamento marino da plastica.
I tre passi
Preservare la buona salute del nostro pianeta è questione di responsabilità. Non possiamo far finta di niente, perché il disastro causato dall’uomo è sotto ai nostri occhi, nell’aria che respiriamo e nel cibo che, più o meno direttamente, mangiamo.
Ecco i tre semplici passi che ognuno di noi può fare per contribuire alla salvaguardia del pianeta.
“Il primo passo – ha spiegato Zazzera – è quando acquistiamo […] perché andare al supermercato già significa contribuire a produrre centinaia di sacchi di rifiuti, perché tutto il packaging è tutto in plastica. O comunque, poco sostenibile. Quindi acquistare, e chiedersi sempre: “Quando questo prodotto ha finito la sua vita, dopo che ne faccio? Lo posso smaltire? Lo posso conferire nella differenziata?”. “No?Allora, posso preferire un’alternativa?” Di solito un’alternativa c’è sempre; uno per comodità non la sceglie.”
Zazzera ha, poi, sottolineato l’importanza di partecipare ad attività come quella di domenica a Portici, per dare il buon esempio. Infine, l’ultima mossa nella direzione dell’ecosostenibilità include la raccolta differenziata, da fare con coscienza, e un limitato uso dell’auto.
Evitiamo la plastica usa e getta
L’ultimo consiglio di Zazzera è rivolto alle mamme, e riguarda le tanto temute cannucce:
“Il consiglio è di mandare i figli a scuola con la borraccia, anche di plastica dura, non quella che si usa e getta. La riempiono con la bevanda che più gradiscono i loro figli ed evitano due contenitori: il tetrapack e la cannuccia di plastica.”