È partita venerdì 20 e si concluderà venerdì 27 settembre la Climate Action Week 2019. Tanti gli appuntamenti che richiamano l’attenzione dei leader mondiali sul fenomeno del cambiamento climatico.
Una settimana all’insegna della lotta al cambiamento climatico, la Climate Action Week, che si è aperta venerdì scorso, quando in tutto il mondo milioni di persone hanno manifestato per chiedere azioni più efficaci contro l’emergenza climatica. Una vera e propria call to action, una chiamata ad agire, come il nome stesso suggerisce.
“La lotta contro i cambiamenti climatici è una questione di vita o di morte: non agire sarebbe un suicidio” – António Guterres.
I dati forniti dagli esperti parlano di un orologio che scandisce il tempo (troppo) velocemente. Allo scoccare del 2050, l’umanità potrebbe non avere più margine di azione per arginare le conseguenze – ambientali, sociali ed economiche – del climate change. Sarà, insomma, il nostro punto di non ritorno.
Per sensibilizzare cittadini e governi del mondo, dal 20 al 27 settembre sono numerose le manifestazioni in programma in centinaia di città, promosse da diversi movimenti impegnati nella tutela ambientale. Tra questi, spicca FridaysForFuture, nato in risposta al coraggioso attivismo di Greta Thunberg, l’adolescente svedese che, con il suo carisma, ha ammonito i leader mondiali contro l’inattività politica circa il delicato tema della salvaguardia ambientale.
L’inizio della Climate Action Week
Il calcio di inizio della Climate Action Week è stato fischiato venerdì scorso, 20 settembre, quando folle di persone hanno manifestato in centinaia di città, attraverso un primo global strike. Sabato 21, invece, è stata la volta del #WorldCleanUpDay. Per l’occasione, i volontari delle diverse associazioni hanno ripulito le aree più degradate delle città.
In Campania, come testimonia il gruppo napoletano di Greenpeace, i volontari, insieme alle associazioni partner Prendi3, WWF Napoli, Retake Napoli e Let’s do it Italy, sono stati in zona Vasto per dare un forte segnale contro l’inquinamento dell’area.
Climate Action Summit
In corso oggi, 23 settembre, il vertice mondiale Climate Action Summit dell’ONU sull’emergenza climatica. Una conferenza nella quale tutti i principali leader mondiali sono riuniti a New York per discutere importanti strategie da mettere in pratica per contrastare l’emergenza climatica. Insieme a tutti i capi di stato e di governo, intervengono, per l’Italia, il presidente del consiglio Conte e il Ministro degli Esteri Di Maio. Al Summit sono presenti i rappresentanti di 64 Paesi, insieme ad alcune ONG, imprenditori, amministratori locali e attivisti.
Simbolo fondamentale di una generazione in rivolta, stanca di vedere il proprio futuro andare in fumo, al vertice anche Greta Thunberg, che esorterà i leader politici all’azione.
È stato il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, a richiamare tutti i leader a New York chiedendo “piani realistici e concreti” per migliorare i valori delle emissioni delle singole nazioni entro il 2020, “in linea con la riduzione delle emissioni di gas serra del 45% nella prossima decade, e con l’obiettivo delle zero emissioni entro il 2050”.
Il 3° Global Strike del 27 settembre
La Climate Action Week si concluderà venerdì 27 settembre, con il terzo Global Strike che, per la sua risonanza, è stato già definito come il primo Earth Strike. Lo sciopero, organizzato dal movimento FridaysForFuture, mira a spronare i diversi Paesi non solo alla riflessione, ma anche ad attuare strategie concrete e politiche ambientali realisticamente realizzabili che possano arginare il cambiamento climatico e contrastare il surriscaldamento globale.
Dopo lo sciopero del 20 settembre, l’Italia manifesterà anche il 27, insieme ad altri Paesi come Nuova Zelanda, Spagna, Portogallo, Grecia, Slovenia, Austria, Finlandia, Svezia, Olanda e Canada. Le proteste al grido “There is no Planet B” interesseranno circa 150 piazze italiane.
“4 anni dopo la firma dell’Accordo di Parigi, le promesse che ci sono state fatte devono ancora trasformarsi in azioni” – così inizia l’appello di FridaysForFuture Italia per il 27 settembre. Sarà un evento grandioso, poiché si scenderà in piazza “per la giustizia climatica, in Italia e nel mondo” – queste le parole del manifesto del gruppo italiano. Qui il video rilasciato dal movimento.
A Napoli
All’interno del programma nazionale di FridaysForFuture Italia, Napoli si unirà alla protesta globale di venerdì 27 settembre con un corteo che partirà da Piazza Garibaldi alle 9:00. Qui tutti i dettagli dell’evento organizzato da FridaysForFutureNapoli.
“Come studenti e studentesse della città di Napoli e di tutta la regione saremo in piazza il 27 settembre contro il cambiamento climatico e la crisi dei rifiuti che sta devastando le nostre terre. Saremo insieme ai lavoratori, alle lavoratrici, ai cittadini e alle cittadine per costruire un fronte compatto. Ci riprenderemo il nostro futuro e lo faremo tutti e tutte insieme.” – Queste le parole della call to action del gruppo partenopeo.
A precedere il grande sciopero di venerdì, martedì 24 ci sarà un’assemblea generale per discutere liberamente dei problemi del territorio partenopeo e delle possibili soluzioni. L’appuntamento è per le ore 16:00 in Piazza San Domenico. Oggi, invece, FridaysForFuture Napoli ha occupato il rettorato dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, per richiedere il blocco della didattica in occasione dello sciopero mondiale del 27.
Primo weekend di ottobre
Come ha raccontato Francesca Zazzera, responsabile del gruppo Greenpeace Napoli, in occasione del Brand Audit di poche settimane fa, saranno diverse le attività organizzate dai ragazzi di FridaysForFuture a Napoli all’inizio di ottobre. In particolare, è previsto un vero e proprio raduno di tutti i rappresentanti dei gruppi italiani del movimento, che si incontreranno a Napoli dal 4 al 6 ottobre per discutere i prossimi passi da compiere in direzione ‘ecosostenibilità‘.
Il cambiamento climatico
Alla vigilia del Summit dell’ONU sono stati diffusi dalla WMO (World Meteorological Organization) dati allarmanti sull’emergenza climatica. Secondo l’organizzazione, il quinquennio 2014-2019 è il più caldo mai registrato.
Il fenomeno del cambiamento climatico sta accelerando a vista d’occhio e i suoi effetti sono sempre più devastanti. Basta pensare ai recenti disastri ambientali: interi ecosistemi danneggiati, scioglimento dei ghiacciai, incendi indomabili, estremizzazione dei fenomeni atmosferici, desertificazione. Tra il 2014 e il 2019 – fa sapere la WMO – il livello del mare si è innalzato significativamente e anche le emissioni di CO2 hanno raggiunto dei picchi inimmaginabili.
Il rapporto di ottobre 2018 rilasciato dall’ Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), team di scienziati nominati dall’ONU, parla chiaro: è necessario contenere l’aumento della temperatura media globale entro +1,5°C e per farlo alla Terra restano solo 11 anni. Dopo il 2030, infatti, il fenomeno del cambiamento climatico diventerà irreversibile. Per evitare conseguenze disastrose è prioritario ridurre – possibilmente dimezzare – le emissioni di CO2 entro il 2030 e azzerarle completamente entro il 2050.
Gli accordi di Parigi hanno rappresentato un punto di partenza nella lotta al cambiamento climatico, ma la ritirata degli Stati Uniti – che, infatti, non sono rappresentati a New York– e il fatto che non tutti i Paesi abbiano già ufficializzato il proprio impegno ad azzerare le emissioni suggeriscono che la strada sia ancora in salita. Sta di fatto che per il 2019 abbiamo già esaurito le nostre scorte annuali, il che significa che da mesi il nostro pianeta è in riserva.