venerdì, Novembre 22, 2024
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Spuntano nuovi dettagli sull’omicidio del poliziotto napoletano

Ieri, a causa di una sparatoria all’interno della questura di Trieste, è morto un poliziotto di origini napoletane. Un’agente di polizia racconta ciò che è successo durante la sparatoria.

Oggi lutto cittadino a Trieste per la morte dei due poliziotti, uccisi durante la sparatoria di ieri. Anche negli uffici della questura di Napoli però c’è grande sofferenza, soprattutto per la perdita del poliziotto di origine partenopea. Ma quali sono le dinamiche della sparatoria avvenuta nella questura di Trieste?

Ecco il drammatico resoconto di un’agente triestina:

«E’ stato tipo Beirut, non so quanti colpi sono stati esplosi, una infinità. Sembrava di stare a Capodanno con i mortaretti. La cosa più brutta è stata non poter fare niente, quell’uomo sparava a vista. Ero con mia sorella e mio cognato quando ho visto arrivare i due colleghi con i due uomini, erano troppo vicini senza manette. Uno dei due ha fatto addirittura una battuta, abbiamo riso. Quando sono entrati, ho salutato mia sorella, appena ho aperto il portone della Questura ho sentito un colpo sordo ma non avevo capito in un primo momento».

In un primo momento dunque c’è stata grande confusione e la poliziotta dichiara di aver visto un uomo con una pistola in mano. In seguito ad altri spari, sono caduti vetri e calcinacci dappertutto. Uno dei due prigionieri, ormai liberi e armati, è rimasto al’interno della questura, dirigendosi nei sotterranei. L’altro invece ha prolungato la sparatoria anche all’esterno della questura di Trieste.

La poliziotta prosegue il suo racconto:

«Nonostante lo avessero colpito, l’uomo con la pistola ha continuato ed è uscito. Una volta fuori ha incontrato la macchina della Mobile e gli ha sparato ad altezza uomo, colpendo il montante della portiera lato passeggero. I tre colleghi si sono buttati per terra, ma lui ha sparato 15 colpi e si è accasciato a terra, ferito. L’altro, intanto, era con me, corsa nel frattempo nel sotterraneo. Io ero in borghese, senza armi, lui metteva e toglieva la sicura. Ho avuto paura, cominciava a vagare per tutta la questura, c’erano colleghi che sparavano, alla fine sono arrivati gli Uopi (unità operative di pronto intervento) nel sotterraneo e l’hanno preso».

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