La salma di Pierluigi Rotta, agente ucciso nella sparatoria a Trieste, è stata accolta a Giugliano dai familiari e dalle autorità.
A Giugliano, si è tenuto il funerale di Pierluigi Rotta, 39enne agente della polizia ucciso a Trieste con il collega Matteo Demenego. A celebrare i funerali monsignor Angelo Spinillo. Oltre ai familiari, erano numerose le autorità presenti. Tra queste c’era il prefetto Carmela Pagano e il questore Alessandro Giuliano. Poi il comandante dei carabinieri Giuseppe La Gala e il vice capo della polizia Antonio De Iesu. Presente anche il sindaco di Giugliano Antonio Poziello. La chiesa gremita ha fatto l’ultimo saluto a Pierluigi Rotta. L’ingresso della salma del 34enne originario di Pozzuoli è stato accolto con un lungo applauso.
“Pierluigi, non ho avuto la fortuna di conoscerti, ma ho parlato con chi ti conosceva, ho visto quel video. Grazie di essere stato dei nostri, con il tuo sorriso rappresenti il meglio della Polizia di Stato”. Lo ha detto il questore di Napoli, Alessandro Giuliano, prendendo la parola durante i funerali di Pierluigi Rotta. “Siamo onorati di indossare la tua stessa divisa – ha aggiunto Giuliano – cercheremo ogni giorno di esserne all’altezza. Il tuo sorriso non ci lascerà più”. Giuliano si è poi rivolto ai familiari di Rotta: “Siate orgogliosi di voi stessi, se Pierluigi era il ragazzo che era molto del merito è vostro, per come è cresciuto e per i valori che gli avete trasmesso“.
“Oggi tutti noi, intorno a Pierluigi e al suo collega Matteo, vogliamo esprimere la fraternità che sentiamo nell’anima e sentiamo di vivere la stessa sofferenza e la stessa speranza, perché sappiamo che Pierluigi ha impegnato propria vita, è caduto mentre affermava in nome della società civile i valori di vita umana che anche noi crediamo e vogliamo, e per i quali vogliamo impegnarci ogni giorno”. Sono le parole di monsignor Spinillo, nell’omelia pronunciata ai funerali. “Non importa se non ci si è mai conosciuti prima – ha aggiunto monsignor Spinillo – se la vita ci ha fatto percorrere strade che non ci hanno fatto incontrare di persona. Oggi sentiamo che nella storia ci sono momenti, a volte terribili e drammatici, che ci chiamano però a condividere e a soffrire per la realizzazione degli stessi ideali, a lottare per la stessa e unica speranza di giustizia e di vita per l’umanità. Ora possiamo dire che ci sembra di conoscerci da sempre, di essere sempre più amici, uniti in fraternità, chiamati a percorrere la stessa strada, appartenenti allo stesso popolo“.