Gianfranco Gallo con un cortometraggio di cinque minuti racconta una storia tanto complicata quanto emozionante che vede protagonista Denyse, figlia di Immacolata Iacone e dell’ex boss Raffaele Cutolo. In occasione del numero di ottobre del nostro magazine che ha come tema centrale “Generazioni a confronto“, l’attore e regista napoletano ci ha raccontato le difficoltà tra una bambina e il 41bis.
Ci racconti da dove nasce l’idea di questo cortometraggio?
“La storia di Denyse mi è venuta incontro da sola. Mi trovavo a casa sua perché era mia intenzione scrivere una sceneggiatura sulla figura di Iammacolata Iacone, madre della ragazza, una donna che a 17 s’innamorò del più potente boss della Camorra, Raffaele Cutolo, e che pochi anni dopo lo sposò nel carcere dell’Asinara. Avrei voluto indagare sulle dinamiche, le motivazioni, le ragioni di quella scelta. Mi ritrovai Denyse che girava per casa, le feci delle domande e la sua storia prese il sopravvento. Dovevo affrontarla. Con una piccola Crew composta da Nedo Novi, Alfredo Esposito, Guido Peluso e Roberto Di Costanzo che si sono appassionati almeno quanto me, mi è stato possibile“.
Qual è la prima cosa che hai pensato appena entrato in quella casa?
“Raffaele Cutolo è una figura cristallizzata dal film di Tornatore degli anni ’80: ‘Il Camorrista’. Per l’opinione pubblica vive nel volto, negli occhi e nel corpo di un Ben Gazzara credo 50enne. Oggi, l’ex Boss ha circa 80 anni e qualche malattia, è all’isolamento ufficialmente dal ’92 ma dall’82 si puo’ dire che , per lui, applicarono un 41 Bis ante litteram. Ad Ottaviano mi ci portò Gianluigi Esposito, che ha coprodotto poi il lavoro insieme alla RUN Film dei fratelli Cannavale, al quale avevo confidato la mia intenzione di voler lavorare a quel progetto così particolare. Per me che sono un attore, un autore, un appassionato di Cinema, varcare la soglia della sua casa è stato un misto di sensazioni indescrivibili. Dovevo essere lucido nel bene e nel male, dovevo saper “sentire” le parole di quelle mura e basta. La signora Iacone è stata sempre d’aiuto e collaborativa. Non uscirò mai da casa di Denyse. Ormai fa parte della mia strada“.
Il corto ha diviso il pubblico che si è sentito in dovere di sindacare “nascite e diritti”, ma non era questo che volevi evidenziare con questo lavoro, giusto? Quale messaggio volevi trasmettere?
“Il Cinema migliore lascia domande non messaggi. La mia l’ho fatta: ‘Chi spiega a Denyse che è stata fatta nascere con la fecondazione assistita da un padre al 41 Bis con 14 ergastoli?’. Lei proprio in questo mese di ottobre, compirà 12 anni e se fino a settembre , come figlia di un detenuto soggetto al provvedimento del carcere restrittivo, poteva vedere suo padre una volta al mese per un sola ora, dal compimento dei 12 anni lo vedrà esclusivamente al di là di un vetro. Denyse non esisteva quando suo padre fece quel che ha fatto né quando fu condannato, è nata per un provvedimento e per una decisione dello Stato, ora lo Stato dovrebbe forse assumersi qualche responsabilità“.
Durante una presentazione al Pan hai usato queste parole: “Nessuno si è chiesto cosa si può fare per questa bambina”. Secondo te, come si può salvaguardare mediaticamente e socialmente?
“Non è mio compito pensare a questo, dovrebbero pensarci anche in questo caso le Istituzioni. Hanno mai fatto un giro a casa sua per chiederle come sta? Come vive la sua condizione? Io sono sempre dalla parte dei familiari delle vittime della Camorra, in ogni caso, ma in questo caso, a mio parere, c’è una vittima in più. Il film ha vinto il ‘Castello film Festival’ di Castel di Sangro, come Miglior Film d’Inchiesta, è arrivato in finale al Napoli Film Festival e al Gran Galà Cinema e Fiction in Campania ha vinto il premio come miglior regia. Sul web , grazie a Fanpage che lo pubblicò, ha centinaia di migliaia di visualizzazioni. Ha incassato il parere favorevole di gente come Sandro Ruotolo che mi è stato spontaneamente molto vicino, Piera Detassis (Presidente dei David di Donatello) che lo ha voluto questa estate al suo Festival del Cinema di Tavolara, Rossana Cingolani, Paola Squitieri e tantissimi altri. Annamaria Torre, figlia del Sindaco di Pagani per il cui Cutolo sconta un ergastolo, accettò di partecipare ad una proiezione insieme al PM Catello Maresca con un conseguente dibattito emotivamente fortissimo. So che giuristi e magistrati lo hanno visto e sono rimasti in qualche modo molto colpiti. Lasciami dire che questo piccolo film, alla fine, lascia pensare tutti ed anche quelli che all’inizio hanno delle convinzioni, quando tornano a casa, non se le ritrovano più“.