Flavio Gioia è, secondo la tradizione, il navigatore cui è stata attribuita per secoli l’invenzione della bussola: per aprire una rubrica storica non c’è, quindi, alcuna figura più consona di lui per questo portale. Comincia con lui #BussoLaStoria: rubrica che sarà dedicata ai personaggi e alle storie più importanti della Campania.
C’è però del bizzarro nella storia di Flavio Gioia, poiché di recente è stata messa in dubbio e perfino confutata la sua esistenza.
La tradizione che attribuisce l’invenzione della bussola a Flavio Gioia è testimoniata dall’iscrizione della statua eretta in onore dell’ “inventore della bussola”, che campeggia ad Amalfi. Il navigatore sarebbe nato ad Amalfi o a Positano attorno al 1250, e varcata la soglia del 1300 avrebbe inventato o perfezionato la bussola.
Nel 1511, Giovanni Battista Pio, nei suoi “In Carum Lucretium poëtam Commentarii“, riprese l’informazione di Flavio Biondo (un eminente umanista, che attribuiva l’invenzione della bussola agli Amalfitani) in questi termini: Amalphi in Campania veteris magnetis usus inventus a Flavio traditur. La formulazione del testo latino si apre però a due interpretazioni, cioè:
- “Viene tramandato da Flavio che l’uso della bussola sia stato inventato ad Amalfi in Campania”;
- “Si tramanda che l’uso della bussola sia stato inventato ad Amalfi, in Campania, da Flavio”.
Questo perché Flavio, complemento d’agente in latino, può riferirsi sia a traditur (cioè “è tramandato”) che a inventus (cioè “inventato”). A causa della seconda interpretazione, che pur essendo fattualmente sbagliata è grammaticamente corretta, Flavio divenne per errore la figura cui fu affibbiata la paternità della scoperta.
Lilio Gregorio Giraldi, nel suo De Re Nautica (1540), attribuisce l’invenzione della bussola a tale “Flavio di Amalfi”. In seguito, lo storico napoletano Scipione Mazzella aggiunse, senza alcuna fonte, che “Flavio” sarebbe invece nato nella località pugliese di Gioia del Colle e divenne Flavio di Gioia. In seguito scomparve la particella “di” e Gioia diventò il cognome del presunto inventore.
Il tempo passò e nonostante non sia probabilmente esistito, lo scultore cavese Alfonso Balzico dedicò a Flavio Gioia un monumento ad Amalfi, che ha dato poi il nome alla piazza in cui è situato. Di recente, tuttavia, la storica Chiara Frugoni ha definitivamente dimostrato l’inesistenza di Flavio Gioia con un’approfondita ricerca, chiudendo questo lungo cerchio.*
La bussola è in realtà un’invenzione cinese, adottata poi dagli Arabi e infine dagli Amalfitani e dei Veneziani che la diffusero nel resto d’Europa. Quasi sicuro è che Marco Polo, al suo ritorno dalla Cina nel 1295, abbia contribuito alla diffusione di questi strumenti per la navigazione usati dai popoli che visitò.
Sebbene il famoso navigatore non sia esistito davvero, sono innegabili i meriti degli Amalfitani nella diffusione e nel perfezionamento della bussola e, in generale, della navigazione dei mari: si potrebbe dire, insomma, che è un’icona o una metafora, un rappresentante del popolo della Repubblica Marinara nella sua interezza.
*Chiara Frugoni, Medioevo sul naso: occhiali, bottoni e altre invenzioni medievali, Laterza, 2004.
_
Continua a seguire il nostro sito e la pagina Facebook de La Bussola per orientarti e informarti in Campania. Siamo anche su Instagram!