Report Legambiente sulla differenziata in Campania: 247 comuni ricicloni e 85 rifiuti free. Avellino unico capoluogo riciclone. Bene Benevento e Salerno, male Caserta e Napoli.
In séguito alla diffusione dei dati sulla differenziata dell’Osservatorio Regionale per la Gestione dei Rifiuti (ORGR) – che abbiamo discusso qui – arriva l’indagine sui Comuni Ricicloni 2019 pubblicata da Legambiente, che riporta sotto la lente di ingrandimento il comportamento dei comuni campani.* I risultati sono dolceamari e variano molto da provincia a provincia. Cerchiamo di analizzarli in dettaglio.
Uno sguardo d’insieme
Come riportato nel dossier di Legambiente, secondo l’ORGR nel 2018 sono state prodotte 2.605.021 tonnellate di rifiuti urbani, di cui il 52,7% è differenziato. Il 26,2% della produzione totale, ovvero 682.132 tonnellate, è costituita dalla frazione organica.
Tuttavia, è preoccupante constatare che il 90% dei rifiuti organici viene trasportato fuori regione, poiché in Campania mancano ancora impianti di smaltimento adeguati. Un fardello che rischia di rallentare l’intero processo di raccolta differenziata, limitandone drasticamente i risultati. “Il piano regionale di finanziamento di impianti di trattamento della frazione organica stenta a decollare” – scrive Mariateresa Imparato, presidente di Legambiente Campania – “Inoltre è paradossale nell’era del necessario passaggio da fonti fossili a fonti rinnovabili finanziare prevalentemente impianti aerobici e non puntare maggiormente su processi anaerobici per la produzione di biometano. Un’occasione di transizione ecologica persa, forse l’ennesima, che non possiamo più permetterci.”
Quanto ai rifiuti urbani indifferenziati, questi rappresentano il 47,3%, per un totale di 1.232.087 tonnellate e produzione annua pro-capite di 212,37 kg.
In generale, “si è ancora molto distanti dal raggiungimento dell’obiettivo del 65% di raccolta differenziata su base regionale fissato al 2012 dal Decreto Legislativo n. 152/06” – avverte Imparato. Infatti, secondo i dati dell’ORGR, nel 2018 la Campania ha prodotto in media 449 kg di rifiuti pro-capite annui, con una percentuale di raccolta differenziata ben al di sotto delle aspettative (52,70%) e un tasso di riciclaggio ancora più basso (42,92%).
Ma parliamo delle eccellenze
Nonostante un trend generale non ancora soddisfacente, sono 247 i comuni che possono fregiarsi dello status di “ricicloni” e 85 quelli che sono stati nominati “rifiuti free”. Ma cosa vuol dire?
Se nei comuni ricicloni la differenziata deve raggiungere almeno il 65%, quelli rifiuti free sono “comunità che hanno messo in campo esperienze virtuose di prevenzione e riduzione dei rifiuti, adottando campagne di sensibilizzazione costanti e percorsi di educazione ambientale rivolte a tutta la popolazione” – come si legge nel dossier di Legambiente. Per essere un comune libero dai rifiuti si deve non solo raggiungere il 65% di differenziata, ma ogni cittadino può produrre al massimo 75 kg di secco residuo all’anno.
“Rifiuti free”…
La presenza della categoria “rifiuti free” evidenzia l’impegno profuso da alcune amministrazioni campane nella corretta gestione dei rifiuti, dalla differenziazione allo smaltimento. **
La provincia con il maggior numero di comuni rifiuti free (36) è quella di Benevento (42,3%), seguita a ruota dalla provincia di Salerno, che ne raccoglie il 40% (34). Inaspettatamente, in provincia di Avellino si concentra soltanto il 12,9% dei comuni super virtuosi (11) . Al contrario, fin troppo scontato il risultato delle province di Napoli (2) e Caserta (2), dove viene registrato, in entrambi i casi, un deludente 2,4%.
Nella classificazione dei comuni, Legambiente ha usato il numero di abitanti come variabile discriminante. In particolare, i comuni rifiuti free sono stati divisi in 3 gruppi: quelli con meno di 5.000 abitanti, quelli con un numero di abitanti compreso tra 5.000 e 15.000, e quelli con più di 15.000 abitanti. L’indicatore primario per l’individuazione di questi comuni è la produzione di rifiuti pro-capite.
Quali sono i comuni “rifiuti free”?
Sulla base della produzione di secco residuo, tra i comuni con meno di 5.000 abitanti, nella Top3 si collocano Tortorella e Morigerati, entrambi in provincia di Salerno ed entrambi con meno di 1000 abitanti, mentre il terzo posto va a Domicella (AV). In particolare, il caso di Tortorella è esemplare, in quanto i suoi 495 abitanti producono 1,66 kg di rifiuti pro-capite annui, e differenziano il 99,12% dei rifiuti. Solo 15,67 i chili pro-capite per gli abitanti di Morigerati e 18,25 per quelli di Domicella.
Passando ai comuni con un numero di abitanti compreso tra 5.000 e 15.000, ancora salernitani i primi due per basse quantità di secco residuo: Montesano sulla Marcellana, con 36,63 kg annui pro-capite e l’83,16% di differenziata, e Albanella, 58,11 kg e il 79,83% di differenziata. Al terzo posto, i 13.536 cittadini di Montesarchio producono 64,02 kg di secco residuo ciascuno ogni anno, e raggiungono l’83,12% di differenziata.
Davvero molto significativi i dati inerenti alla classifica dei comuni rifiuti free con oltre 15.000 abitanti. Interessanti, poiché solo un comune è riuscito a soddisfare tutti i requisiti necessari per questo profilo: Sarno (SA), dove ogni cittadino produce annualmente 74,31 kg di secco residuo e dove si effettua l’81,64% di raccolta differenziata.
… e “ricicloni”
Se i comuni rifiuti free sono i primi della classe, bisogna evidenziare anche i successi ottenuti dai compagni ricicloni, ovvero quei 247 comuni campani – in pratica 1.440.118 cittadini – che riescono a raggiungere il 65% di raccolta differenziata.***
Complessivamente, la provincia più retta è quella di Salerno, con ben 91 amministrazioni (36,8%). A seguire, con sufficiente distacco, la provincia di Benevento, con 59 comuni (23,9%), e quella di Avellino, con 44 (17,8%). Anche in questo caso, le province con il minor numero di comuni ricicloni sono Caserta, con 30 (12,1%), e fanalino di coda, Napoli, con solo 23 comuni (9,3%).
Quali i “ricicloni”?
Anche i comuni ricicloni sono stati discriminati sulla base del numero di abitanti, questa volta però le categorie sono 4: meno di 5.000, tra 5.000 e 15.000, tra 15.000 e 50.000, più di 50.000. Inoltre, le classifiche per i comuni ricicloni vengono stilate in base alla percentuale di raccolta differenziata.
Tra i comuni con meno di 5.000 abitanti, si distinguono di nuovo Tortorella (SA) (99,12%) e Domicella (AV) (94,61%); molto bene anche Visciano (NA) (93,99%), Morigerati (SA) (92,55%) e Sperone (AV) (92,54%). Se passiamo ai comuni con un numero di abitanti compreso tra 5.000 e 15.000, spiccano nuovamente Montesano sulla Marcellana (SA) (83,16%) e Montesarchio (BN) (83,12%), ma tra i primi cinque si collocano anche Monte di Procida (NA) (83,12%), Bellizzi (SA) (80,25%) e Albanella (SA) (79,83%).
Considerando i comuni più grandi (tra 15.000 e 50.000), al primo posto si colloca Vico Equense (NA) (83,51%), seguito da Sarno (SA) (81,64%), Bacoli (NA) (81,36%), Baronissi (SA) (80,37%) e Marcianise (CE) (79,73%). Piuttosto deludenti, infine, i risultati per i comuni ricicloni con più di 50.000 abitanti, poiché solo 4 sono riusciti a superare la soglia del 65%, alcuni davvero di un soffio. Pozzuoli (NA) (73,98%) è il primo, seguito da Avellino (71,84%), Acerra (NA) (69,09%) e Cava de’ Tirreni (SA) (65,07%).
I bocciati
Guardando al fondo della classifica di Legambiente, gli ultimi quattro comuni si trovano tutti nella provincia di Caserta. In ordine decrescente in riferimento alla percentuale di raccolta differenziata, troviamo Raviscanina (16,06%), Fontegreca (10,17%), e Cancello Ed Arnone (8,47%). Chiude, con un inqualificabile 5,25%, Ciorlano. Pessimo risultato per una sola amministrazione nella provincia di Salerno, Pagani, unico altro comune, insieme ai precedenti, a non raggiungere nemmeno il 20%, poiché si ferma, infatti, al 18,71% di differenziata. Nelle ultime dieci posizioni, Letino (CE), con il 26,18%, e quattro comuni in provincia di Napoli: Torre del Greco (24,92%), Trecase (25,79%), Tufino (20,81%) e Serrara Fontana (20,12%).
I capoluoghi
Come già analizzato in un nostro precedente articolo, Avellino si posiziona al primo posto tra i capoluoghi, con una raccolta differenziata del 71,84%; tristemente, è anche l’unico capoluogo riciclone della Campania. Soglia del 65% quasi raggiunta da Benevento, che si ferma al 63,38% di raccolta differenziata, e da Salerno, che differenzia il 60,37% dei rifiuti. Molto male, ancora, Caserta (48,58%) e Napoli (35,99%), che restano molto al di sotto della soglia di legge.
I parchi nazionali
Tra i vari comuni, non bisogna dimenticare quelli dei due Parchi Nazionali della Campania: il Parco Nazionale del Vesuvio (13 comuni, 347.583 abitanti) e il Parco Nazionale del Cilento (95 comuni, 265.301 abitanti). Se il secondo supera in media il 65% di raccolta differenziata, con ben 53 comuni oltre il livello soglia, 26 dei quali riconosciuti persino rifiuti free, il Parco Nazionale del Vesuvio supera di pochissimo la metà della differenziata (50,10%), con solo 4 comuni che hanno una percentuale superiore al 65%.
Passi in avanti
In generale, se letti in prospettiva ‘storica’, i risultati sulla differenziata possono dirsi abbastanza incoraggianti, sebbene non ancora sufficienti. Infatti, se la Campania è ben lontana da quel virtuoso 65%, è anche vero che in 7 anni la Regione è passata dal 41,5% (2012) al 52,7% (2018), segnando un +11%. Anche il numero dei comuni ricicloni è aumentato da 67 a 247 nello stesso arco di tempo.
Primi timidi passi, insomma, per uno smaltimento più intelligente ed eco-sostenibile. Tuttavia, “per compiere la rivoluzione circolare in Campania e nel Mezzogiorno” – sottolinea, nella sua premessa al report, Mariateresa Imparato – “dobbiamo essere consapevoli e reattivi riguardo i ritardi e gli ostacoli che ancora ci sono, chiedendo con forza politiche coraggiose e immediate nella pianificazione e nella gestione del ciclo dei rifiuti. Sono necessarie strategie lungimiranti e azioni nel brevissimo periodo per sanare un colpevole ritardo. Bisogna agire ora e subito perché, come ci ricordano i ragazzi nelle piazze dei Global Strike, “There is no more time”.
Già, perché le lancette corrono. Il pacchetto europeo sull’economia circolare si pone alcuni obiettivi, come il riciclo del 70% degli imballaggi entro il 2030, la differenziazione del 65% dei rifiuti urbani entro il 2035, e lo smaltimento in discarica solo del 10% dei rifiuti, sempre entro il 2035. La strada, dunque, è ancora lunga, ma quali sono alcune importanti mosse per completare questa rivoluzione differenziata? Secondo Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, “gestione efficace e ben organizzata, raccolta porta a porta, politiche di prevenzione, tariffazione adeguata per disincentivare la produzione dei rifiuti e aumentare la qualità dei diversi materiali raccolti, sono gli ingredienti fondamentali.”
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*Dati estrapolati dal rapporto 2019 sui Comuni Ricicloni, pubblicato da Legambiente Campania e scaricabile in versione completa qui.
** Per questo tipo di classificazione, l’indicatore di riferimento primario è la produzione pro-capite di rifiuto secco residuo.
*** L’indicatore di riferimento è la percentuale di raccolta differenziata.