Non c’è dubbio che la responsabilità del tonfo delle elezioni in Umbria abbia un nome ed un cognome, ed è quello di Luigi Di Maio, capo politico del M5S e promotore dell’accordo, rivelatosi fallimentare, col Partito Democratico.
Non sono bastate le rivolte della base e degli stessi parlamentari del MoVimento, i quali avvertivano da tempo che quello che si stava praticando era un vero e proprio suicidio politico che sarebbe andato tutto ai danni della reputazione di quel movimento che era partito dai cittadini, che si definiva “anti-casta” e che alla fine si è alleato proprio con i suoi acerrimi nemici.
Ma niente da fare: la sete di potere ha prevalso e così il centrodestra, guidato da Salvini, ha colto la palla al balzo, stravincendo con oltre 20 punti di scarto sulla coalizione specchio del governo.
A dichiarare il suo malumore, il senatore Ugo Grazzi, docente universitario, che commenta:
“Capita, se fai il governo con la Lega e metti in ruoli di governo ed apicali persona senza esperienza ne di vita ne politica. Capita se perdi sei milioni di voti e contrasti i gruppi parlamentari dicendo che il governo non si cambia. Capita se, caduto il governo con la Lega anche e molto per colpa nostra, ne fa un altro col PD cercando di salvare il maggior numero possibile di componenti della fallimentare precedente squadra di governo. Capita, se il gruppo dirigente vede la propria difesa ad oltranza come principale obiettivo politico senza avere un reale piano politico e industriale per il Paese, ma avendo solo una sequenza di obiettivi spot non coordinati tra loro. E’ evidente.”
Dichiarazioni amare anche dal Senatore Elio lannutti, fino alla fine grande sostenitore del Movimento ma che oggi esterna il suo disappunto:
“Quando si tradiscono i principi e valori, si cercano ancora giustificazioni alle sconfitte plurime? L’ennesima batosta elettorale, un vero e proprio tracollo, dovrebbe portare il M5s, che ha purtroppo radiato principi e valori fondativi, ad aprire una urgente discussione per correggere gli errori e cambiare rotta. Pena l’irrilevanza se non un rapida estinzione”.
Ma il commento più pungente arriva da Paola Nugnes, per molto tempo considerata “braccio armato di Fico” da quando quest’ultimo è diventato presidente della Camera:
“La colpa di questa situazione politica generale, mi sento di dire, è del Capo Politico assoluto del M5S. La Lega era al 17%, da doveva rimanere. Politicamente è stato un errore imperdonabile.”