Video del “body sushi” in un locale di Cercola scatena la polemica. «C’era anche il “body chocolate” sul corpo di un uomo, però nessuno ha detto niente», si difende il proprietario.
Nel Giappone dell’epoca premoderna, quando erano i Samurai a celebrare in questo modo le loro vittorie, la si considerava una pratica accettabile, addirittura una tradizione da tramandare. Ma trasportata nel ventunesimo secolo, questa usanza infiamma il dibattito sul sessismo e sull’oggettivazione del corpo femminile. Conosciuta in Giappone come Nyotaimori (letteralmente “servire sul corpo femminile”), quest’antica tradizione si è diffusa col tempo in diversi Paesi, ed è più comunemente nota oggi, anche in Italia, come “body sushi”.
Il significato è molto trasparente: i clienti mangiano da un buffet di sushi e sashimi, preparato sul corpo nudo di una donna, la quale è sdraiata al centro del tavolo e funge da vassoio. Associata alla sitofilia, ovvero a una forma di feticismo sessuale, questa pratica giapponese desta forti interrogativi sulle sue implicazioni socio-culturali.
L’episodio a Cercola
In Campania, i riflettori si accendono su questa tradizione giapponese pochi giorni fa a Cercola (NA), dopo la diffusione di un video sul web. Registrato da un gruppo di clienti del locale Mama Ines, il video mostra una modella distesa al centro del tavolo, il cui corpo è ricoperto da vari tipi di pesce crudo. Tempismo perfetto, dato che l’episodio si è verificato a poche ore dalla giornata internazionale contro la violenza sulle donne (ve ne abbiamo parlato qui).
La polemica
La reazione è arrivata tempestivamente dal consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli. Dopo aver segnalato il video in questione, Borrelli non ha lesinato critiche e forti accuse nei confronti di questa pratica e, nello specifico, di Massimiliano Iovine, titolare del locale, in una polemica riportata da Il Mattino.
«È una vergogna», ha affermato Borrelli, accusando il proprietario di Mama Ines di voler sfruttare questa pratica per attirare clienti. «Ancora una volta abbiamo a che fare con un pessimo esempio di oggettivizzazione della donna, il cui corpo viene sfruttato come strumento per attirare clientela». A quest’accusa Iovine ha replicato di non aver affatto bisogno di queste tecniche per incrementare gli affari, affermando: «il “body sushi” rientra nel programma di animazione che organizziamo nel nostro locale».
Replica anche per l’accusa di sessismo. Per assurdo, infatti, pare che questo locale salvaguardi la parità di genere. Sì, perché Iovine ha aggiunto: «E poi c’era anche il “body chocolate” sul corpo di un uomo, però nessuno ha detto niente».
Queste le parole del consigliere Borrelli: «Ma vi pare possibile? Siamo nel 2019 e ancora si mettono in atto pratiche che risalgono all’epoca dei samurai. Qui si vive fuori dal tempo». Borrelli ha, poi, specificato il motivo della sua indignazione, aggiungendo: «Se mi indigno è solo perché vedo a rischio la dignità delle donne, meritevoli di essere apprezzate in quanto persone e non come carne da esposizione».
Le dichiarazioni del proprietario
Sulla base delle pesanti accuse mosse dal consigliere regionale, Iovine si è dichiarato pronto alla denuncia: «Lo farò. Non posso essere offeso così. La “ragazza vassoio”, come la chiama il consigliere, è una modella, lo stesso vale per il “ragazzo cioccolatino”. Dopo la “performance” gastronomica, tutti e due si sono rivestiti e hanno continuato a lavorare animando la serata sulla pista da ballo».
Esatto. Perché secondo il proprietario del locale di Cercola si tratta solo di un format, e anche «di gran successo». Una forma di intrattenimento, forse piuttosto esotica e inusuale, per trascorrere una domenica in compagnia. «Ripeto: i due ragazzi “vassoio” continuano a lavorare, perché di lavoro si tratta». Nessuna coercizione verso i modelli e nessuna offesa alla morale pubblica, dunque, secondo Iovine, che ha ulteriormente specificato: «Abbiamo diciassette anni di storia, il nostro è un locale serio, in nessun caso potrei tollerare che qualcuno lo metta in dubbio».
La polemica si è protratta con Borrelli, ospite su Radio Marte, che ha fortemente attaccato: «Si tratta di un esempio di mercificazione del corpo femminile disturbante e fuori luogo. Usare una ragazza per poggiarci su del cibo è insopportabile solo al pensiero, figuriamoci se poi viene messo in pratica».
Fino a che punto si tratta di tradizione?
Il tema diventa ancora più discutibile se si rispolverano alcuni precedenti casi che hanno coinvolto il “body sushi”.
Nel 2012 uno scandalo era già scoppiato in riferimento al Nyotaimori in un noto ristorante giapponese di Roma, Yoshi. Allora, l’Ambasciata, attraverso l’ufficio culturale, emanò un comunicato nel quale si considerava questa pratica una «leggenda metropolitana» senza relazioni con «la tradizione e la cultura giapponesi». Nel 2017, come riporta Vice, le accuse di sessismo hanno portato alla cancellazione di un evento organizzato a Hong Kong dalla Nyotaimori Tokyo, società impegnata nella preservazione di questa pratica.
Viene spontaneo chiedersi se, per il solo fatto di essere un’usanza probabilmente praticata in antichità, replicarla oggi sia una scelta senza conseguenze.