Andy Warhol, l’artista visionario in 200 opere esposte alla Basilica della Pietrasanta: Moderno e antico che si fondono in un percorso da scoprire!
La scorsa settimana siamo stati alla mostra organizzata da Arthemisia, sull’artista visionario Andy Warhol (ve ne abbiamo parlato anche qui) alla Basilica della Pietrasanta. Si tratta di un percorso di oltre 200 opere in esposizione dal 26 settembre 2019 fino al 23 febbraio 2020.
Abbiamo già avuto modo di visitare la prima Basilica napoletana, il Lapis Museum, situata nel cuore del centro storico di Napoli e ne siamo rimasti incantati perché ci ha dato modo di pensare che tutta l’origine e il fulcro del popolo partenopeo e della sua storia fosse situato lì. Vedere di volta in volta, l’organizzazione al suo interno, di mostre d’arte contemporanea come quella su Chagall e quella attuale su Warhol, ci sorprende sempre in positivo e ci sembra fondamentale per la nostra città e per i tanti turisti che affollano le stradine del centro storico.
Il genio americano che ha rivoluzionato perspicacemente il concetto di opera d’arte a partire dal secondo dopoguerra, regalando immortali icone, polaroid, ritratti e disegni e che coraggiosamente ha stravolto in maniera radicale qualunque definizione estetica precedente, creando miti, si intreccia perfettamente con la cultura partenopea e le tante icone che irradia nel mondo.
Secondo Warhol, la pittura non può e non dev’essere di nicchia, non deve richiedere sforzi interpretativi; anzi, deve risultare facile, accattivante, immediata, ovvero, commerciale. Fece ricorso al linguaggio pubblicitario, per arrivare a tutti, indistintamente.
I personaggi dello spettacolo, gli attori e i politici potevano essere “consumati” dall’arte come qualunque altro oggetto. Marilyn, in particolare, fu celebrata dall’artista come assoluta icona del XX secolo e venne ritratta in un grandissimo numero di versioni. Dalla massificazione dell’oggetto si era già passati alla massificazione del soggetto. I mass-media cannibalizzano la persona, ne rubano l’identità obbligandola a una recita perenne. Marilyn, era una donna sofferente, fragilissima, profondamente malinconica. La sua identità di persona era molto diversa da quella del suo personaggio e non a caso Warhol si accanì, artisticamente, proprio su questa attrice, venerata dal pubblico ma drammaticamente sola.
Warhol era molto legato all’Italia, infatti perfino la Venere di Botticelli e la Monna Lisa di Leonardo, furono trasformate in vere stars. Mondialmente nota, l’immagine della Gioconda si poneva ormai come un mito di massa, come a dire che pure i grandi capolavori del passato si erano trasformati in beni di consumo.
L’artista si focalizza sulla città di Napoli; è il 1975 quando Andy Warhol viene qui per la prima volta su invito del gallerista Lucio Amelio e vi si fermerà tre giorni. Il guru della Pop Art è partito dalla Grande Mela alla conquista dell’Europa e la metropoli partenopea ribolle di fermenti creativi.La definisce una “città bazar” che gli ricorda New York:
“soprattutto per i tanti travestiti e i rifiuti per strada”.
In esposizione alla Basilica, il celebre Vesuvius del 1985 e il Ritratto di Beuys, realizzato nel 1980 in occasione dell’esposizione proprio presso la Galleria Amelio.
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