Rifiuti organici da record in Campania, ma mancano impianti adeguati per lo smaltimento. Così la metà va in Veneto. A denunciarlo l’ultimo rapporto Ispra.
L’immagine della Campania che emerge dall’analisi dei dati Ispra non è di certo confortante. Avevamo avuto già un assaggio della situazione campana rispetto alla raccolta differenziata grazie ai dati ORGR (ve ne abbiamo parlato qui). A completare il quadro, l’ultimo rapporto annuale dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), ovvero un’indagine ad ampio spettro che analizza i dati relativi alla differenziazione dei rifiuti urbani, ma anche la loro esportazione e importazione.
L’Ispra osserva che uno dei principali problemi per l’Italia, in particolare proprio per la Campania, risiede in un gap tra produzione di organico e trattamento dello stesso. Gli impianti, si legge nel comunicato, sono «non al passo con le esigenze della differenziata, pochi e mal distribuiti».* La Campania produce quasi mezzo milione di tonnellate di differenziato organico, di cui la metà, però, finisce in Veneto, poiché la regione non possiede impianti per il trattamento dell’organico adeguati. Per non parlare delle esportazioni di rifiuti all’estero.
Gli impianti sono carenti e i rifiuti vanno fuori regione
Secondo i dati dell’Ispra relativi alla produzione di rifiuti, la Campania produce circa 487 mila tonnellate di rifiuti organici, ottenendo così un primato per la produzione di organico in Italia e distanziando significativamente il Lazio (270 mila tonnellate).* Tuttavia, poiché la Campania non presenta una dotazione impiantistica adeguata, è stato calcolato che il 49,7% del totale di rifiuti organici campani viene trasferito in Veneto per essere correttamente riciclato.
Considerando la disponibilità di impianti di gestione dei rifiuti, possiamo già osservare che il Sud resta significativamente indietro, soprattutto se paragonato al Nord: 174 gli impianti che si trovano al meridione, ben 353 quelli localizzati nelle regioni settentrionali. Dei 646 impianti attivi sul territorio nazionale più della metà (339) è dedicata al trattamento dell’organico. Eppure, la Campania in questo arranca, poiché gli impianti di smaltimento sono carenti e non sufficientemente funzionanti.
In generale, oltre al Veneto, le destinazioni più comuni dei rifiuti campani sono localizzate in altre aree del Nord-Est, come il Friuli Venezia Giulia, ma anche in Lombardia, la quale riceve 334 mila tonnellate di rifiuti provenienti prevalentemente da Lazio, Piemonte e Campania.
La Campania ai primi posti per import-export
Come si legge nel rapporto Ispra,** nel 2018 l’esportazione di rifiuti è aumentata del 30,9%. Ad inviarli sono soprattutto il Friuli Venezia Giulia e la Campania, rispettivamente con il 26,8% (circa 125 mila tonnellate) e il 21,8% (oltre 101 mila tonnellate) del totale esportato. I paesi che ricevono principalmente i rifiuti italiani sono Austria (quasi 85 mila tonnellate) e Portogallo (oltre 52 mila tonnellate), raccogliendo rispettivamente il 18,3% e l’11,2% del totale esportato. Seguono Slovenia e Spagna, con oltre 49 mila tonnellate ciascuna. Cosa esportiamo? Principalmente rifiuti combustibili (45,3%) e rifiuti prodotti dal trattamento meccanico (17,6%).
Le importazioni, invece, segnano una diminuzione del 7,7% rispetto al 2017. L’Italia importa soprattutto dalla Svizzera (oltre 65 mila tonnellate), ovvero il 33,2% del totale importato. Seguono Francia (circa 37 mila tonnellate), e Germania (oltre 32 mila tonnellate), con il 18,9% e il 16,6% del totale, rispettivamente. Plastica e vetro rappresentano rispettivamente il 29,3% (circa 58 mila tonnellate) e il 24,9% (circa 49 mila tonnellate).
Interessanti i numeri dell’abbigliamento, che rappresenta una quota significativa, ovvero il 21,6% (circa 43 mila tonnellate) del totale importato. Proprio quest’ultimo è destinato principalmente alle aziende della Campania, che possono procedere con il recupero. In generale, con 39 mila tonnellate (19,9% del totale importato), la Campania figura tra le regioni che importano le maggiori quantità di rifiuti, insieme alla Lombardia (37,2%) e al Veneto (11,1%).
Cosa e come differenziamo?
Rispetto alla differenziata condotta su scala nazionale nel 2018, la frazione organica è stato il tipo di rifiuto più raccolto e differenziato, rappresentando il 40,4% del totale.* A seguire, la carta con poco più di 3,4 milioni di tonnellate (19,5%), il vetro, con 2,1 milioni. Aumenta la plastica (principalmente imballaggi), che registra un incremento del 7,4%, pari a quasi 1,4 milioni di tonnellate. Di queste, 374 mila sono quelle raccolte nelle regioni meridionali, con una media di 18 kg pro capite.
Nonostante un costante aumento della differenziata nel periodo 2014–2018 in tutte le macro aree italiane (Nord, Centro, Sud, Italia), con incrementi significativi soprattutto per alcune regioni meridionali, il Sud resta ancora al di sotto del livello soglia imposto come obiettivo nel 2009. Nel dettaglio, la Campania lo supera (di poco) nel 2018, con il 52,7% di raccolta differenziata di rifiuti. Quanto alla produzione di rifiuti urbani, i dati Ispra registrano una variazione percentuale in Campania dell’1,6%; leggermente inferiore, invece, il valore per l’intero Sud (1,1%). Si ipotizza che l’incremento della produzione di rifiuti sia associato all’aumento di altre variabili correlate, come, ad esempio, i consumi.
Quanto costano i rifiuti?
I costi di gestione del servizio di igiene urbana al Sud non sono i più elevati su scala nazionale. Nel Meridione la cifra si attesta a 186,26 euro annui per abitante, mentre peggio fa il Centro (208,05). In questo scenario, però, la Campania è la regione meridionale con il maggior costo pro capite, con 200,98 euro annui, il che la rende quarta in Italia, preceduta soltanto da Liguria (228,57), Toscana (206,44) e Lazio (222,21). Se consideriamo, poi, i diversi capoluoghi, il comunicato dell’Ispra mostra che, nel 2018, Napoli si trova piuttosto in alto in termini di costi totali di gestione dei rifiuti, con una spesa di 238,54 euro annui pro capite.
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* Dati forniti dal comunicato Ispra 2019.
** Dati in sintesi riportati dall’Ispra nell’annuale Rapporto Rifiuti Urbani 2019.