Debutta con successo al Piccolo Bellini di Napoli “La resa dei conti”, lo spettacolo teatrale di Michele Santeramo con la regia di Peppino Mazzotta. Lo spettacolo affronta il tema della libertà e della salvezza, ma anche della fragilità dell’animo umano che non sa affrontare i propri conflitti interiori.
La scenografia prevede luci basse, sullo sfondo due pareti incrociate a simboleggiare l’incontro di due uomini apparentemente diversi, ma in realtà uniti dalla stessa inquietudine che caratterizza l’animo umano.
Chi è l’uomo veramente? Ci si può fidare di lui? Possiamo fidarci di uno sconosciuto oppure no? Può condurci al bene o al male? Questa la serie di interrogativi cui i due attori, Daniele Russo e Andrea Di Casa, cercano di rispondere attraverso diverse soluzioni.
Di Casa rappresenta, nei panni di Gesù, l’uomo che pur di sfuggire ai suoi demoni e ai suoi dubbi esistenziali si rifugia in una vita che non gli appartiene. Una vita che si impone di vivere perché fermamente convinto che questa sia la soluzione per uscire dal baratro della disperazione e del vuoto. Russo, invece, veste i panni del suicida che non vuole essere salvato.
Dopo un acceso dibattito i due iniziano a mostrarsi per quello che sono; proprio come accade nella realtà quando si entra in “intimità” con una persona e si ha il coraggio di mostrarsi per quello che si è.
I due uomini erano rinchiusi in una sorta di limbo, che altro non è la loro coscienza, la loro incapacità di affrontare gli errori che hanno commesso, le scelte sbagliate, il coraggio che non hanno avuto. Si parla di libertà, quella che l’uomo ricerca costantemente ma che non trova perché richiede coraggio. Un coraggio che l’uomo di oggi così attaccato ai dogmi imposti dalla società, dalla paura di fallire, dalla forza di ricominciare imparando a convivere con i propri errori non ha. Ma, se solo realmente noi lo volessimo, la libertà sarebbe lì a portata di mano.
La bravura degli attori riesce a tenere alta l’attenzione degli spettatori presenti in sala. Alla drammaticità della pièce, battute che strappano un sorriso mettono per un attimo in stand-by la solennità del momento.
L’atto unico non poteva che essere rappresentato in un teatro come il Piccolo Bellini. Un teatro piccolo ma intimo, perché quando si parla di salvezza, di libertà, di interiorità, di denudarsi e mostrarsi per quello che si è, si ha bisogno di un luogo del genere, che ci infonda coraggio (quello che a molti manca) che ci faccia sentire liberi di esprimerci senza essere giudicati.
Lo spettacolo andrà in scena fino al 26 gennaio con la regia di Peppino Mazzotta e in coproduzione con Fondazione Teatro di Napoli- Teatro Bellini, Fondazione Campania dei Festival- Napoli Teatro Festival Italia.
Recensione a cura di Veronica Amendola
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