venerdì, Novembre 22, 2024
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Don Giovanni: recensione del II capitolo di PopOpera al Tram

Dopo il “Barbiere di Siviglia” continua al Teatro Tram,  il progetto Pop Opera con il “Don Giovanni”, secondo capitolo di un’ideale trilogia sivigliana.

Il progetto nasce da un’idea di Gianmarco Cesario per avvicinare i giovani all’opera lirica attraverso testi resi più attuali. L’adattamento parte dal capolavoro di Molière combinato con brani tratti dalle versioni di Tirso de Molina e Mozart.

La recensione dello spettaccolo

Il teatro è avvolto nel buio, una piccola lucina accompagna la musica che fuoriesce dalle corde della chitarra, abilmente suonata da Pasquale Ruocco. L’attenzione del pubblico è fissa verso il palcoscenico in attesa che si alzi il sipario (che in realtà si scoprirà non esserci). Ed ecco che gli attori fanno la loro comparsa, ma non dal palco bensì dal retro; passando tra gli spettatori danno via allo spettacolo. Lo sfondo nero e le luci dirette sugli attori ne mettono in risalto le espressioni del volto e i vestiti di scena.

Fa il suo ingresso il Don Giovanni interpretato da Danilo Rovani, un personaggio leggendario e immagine simbolica della naturale attrazione dell’uomo verso la donna e verso l’amore ma anche verso la voluttà della vita. È accompagnato dal “fedele” servitore Leporello, che, nella sua similitudine con la lepre, simboleggia la natura vigliacca di quest’uomo che incarna una società bigotta e corrotta.

Il Don Giovanni è un uomo che salta di gonnella in gonnella incurante dei danni che arreca ogni volta alle sventurate amanti e alla sua stessa anima. Si fa beffa dell’Altissimo e paragona le sue conquiste a quelle celebri di Alessandro il Grande.  L’immagine di un uomo, quella che ne fuoriesce, che non si limita a sedurre le sue amanti per il solo piacere di soddisfare la carne, egli trae giovamento dal riuscire a separare giovani coppie in procinto di sposarsi e donne prossime ai voti. Da ciò traspare un uomo in realtà povero di spirito e arido di sentimenti, un uomo essenzialmente solo e triste (nonostante le innumerevoli conquiste), che non tollera la felicità altrui, quella vera e pura che egli tanto ripugna.

Leporello è l’immagine dell’ipocrisia, della vigliaccheria, della falsità. Un personaggio che si nasconde dietro una maschera servile che non disdegna di togliere lontano da occhi indiscreti (quelli del suo signore). Ne critica l’atteggiamento, i comportamenti, l’animo corrotto ma non ha il coraggio di dire ciò che pensa. Alla fine, mostra il suo vero lato, non quello di un uomo timoroso di morire per mano del suo padrone, ma quello fedele al Dio denaro. Infatti, quando alla fine il Don Giovanni perirà le sue parole saranno: e la mia paga? La mia paga? Non era forse lui che agognava la giustizia divina per il suo padrone? Ed ora che l’ha avuta, pensa a quello che ha perso (la paga).

Incontriamo poi, Donna Elvira e Carlotta la contadinella, due donne che si lasciano ingannare dai modi gentili e dall’abilità del Don Giovanni abile paroliere. Rappresentano la fragilità ma anche la forza di sapersi rialzare dopo l’abbandono dell’amato. Dopo l’ira lasciano posto alla compassione, quella per un uomo dall’anima dannata, che non saprà mai cosa sia la vera felicità.

La stessa ubicazione del teatro ben si presta alla tematica trattata. Per raggiungere il teatro, infatti, bisogna scendere le scale, inoltrarsi “negli abissi”, nel buio più profondo; proprio come il nostro protagonista che con le sue azioni cade sempre più in basso. Ma, mentre dal teatro si risale e si ritorna alla luce, il Don Giovanni rimane negli abissi, quelli degli Inferi.

Lo spettacolo resterà in scena al Tram fino al 2 febbraio, dal giovedì alla domenica.

Recensione a cura di Veronica Amendola

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Orari in cui vedere “Don Giovanni” al Tram

da giovedì 23 a domenica 26 gennaio 2020
da giovedì 30 gennaio a domenica 2 febbraio 2020
gio e ven: ore 21.00 | sabato: ore 19.00 | domenica: ore 18.00

Prezzi

intero: € 12,00 | under 26 e Web: € 10,00

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