La Whirlpool ha confermato la volontà di lasciare il sito di Napoli in via Argine. Una trattativa lunga e complessa ha fatto solo slittare lo stop alla produzione dal 31 marzo al 31 ottobre. La multinazionale americana ha confermato la chiusura, mentre il governo ha dato mandato ad Invitalia di cercare un nuovo investitore.
Sul piede di guerra i 300 operai in presidio che da mesi lottano per il posto di lavoro. Durante l’ultimo incontro al Mise ci sono state contestazioni e scontri. I lavoratori contestano i sindacati, ma anche il governo. “Riteniamo gravissima e inaccettabile la iniziale conferma di Whirlpool di voler chiudere Napoli il 31 marzo prossimo e insufficiente la mediazione del governo che è riuscita solo a spostare il termine al 31 ottobre”, si legge in una nota congiunta. Fiom, Fim e Uilm dichiarano 16 ore di sciopero per tutto il gruppo, le prime 8 ore con articolazione territoriale con presidi davanti agli stabilimenti, le altre 8 in occasione della mobilitazione nazionale che verrà definita nelle prossime settimane.
Per Annamaria Furlan, leader Cisl, la conferma della chiusura “è stata una notizia terribile, noi faremo di tutto perché non avvenga”. La sindacalista si dice “molto colpita dalla rabbia degli operai, comprensibile, ma anche da un linguaggio e un atteggiando di aggressione che Fim, Fiom e Uilm assolutamente non meritano”. “La situazione è delicata e difficile, bisogna mantenere i nervi saldi – ha sottolineato il leader Cgil Maurizio Landini – non farsi impressionare e tenere fermo l’obiettivo che è quello di salvaguardare la produzione e l’occupazione. I tempi si sono allungati fino a ottobre ma il punto rimane quello del rispetto degli accordi”.
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