In risposta all’emergenza climatica è nato un movimento che si propone di ridurre al minimo possibile la produzione di rifiuti. Ma è possibile vivere al giorno d’oggi senza lasciare alcun impatto sull’ecosistema?
Con Zero Waste o Rifiuti Zero si indica una strategia di gestione dei rifiuti che si propone di annullare o diminuire sensibilmente la quantità di rifiuti da smaltire. Il processo si basa sul modello di riutilizzo delle risorse presente in natura. Si propone di riprogettare la vita ciclica dei rifiuti considerati non come scarti ma risorse da riutilizzare come materie prime seconde.
Al giorno d’oggi, non c’è una singola azione che non equivalga a un uso di risorse (e che quindi abbia un impatto ambientale uguale allo 0%), ma il movimento si propone di ridurre quanto possibile in quanto consumatori. Essere consapevoli delle proprie scelte come clienti o fruitori di beni può fare un’enorme differenza, nella vita quotidiana e anche sul mercato.
Economia da lineare a circolare
Secondo l’ I.S.P.R.A. (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), un italiano in media produce 749 kg di spazzatura all’anno. E’ un valore che nonostante sia minore rispetto alla media mondiale, lascia comunque una domanda: da dove vengono tutti questi rifiuti? Dal modello di crescita economico che ha caratterizzato la nostra storia nell’ultimo secolo e che viene definito “economia lineare”. Un’economia basata sull’estrazione di materie prime, sulla produzione ed il consumo di massa e sullo smaltimento degli scarti raggiunta la fine della vita del prodotto.
Il problema principale, però, è che il continuo flusso di estrazione e smaltimento non solo lascia un grande impatto ambientale, in termini di energia e materia, ma non può scindere completamente ogni oggetto creato. Anche nel migliore dei casi, come quello del riciclo, alcuni materiali sono riciclabili sono per poche volte o in piccole percentuali. La plastica, per esempio, anche se riciclata arriverà comunque a una discarica prima o poi. E se non in discarica, in natura: secondo una stima della Ellen McArthur Foundation, nel 2050 ci sarà più plastica che pesci, in mare.
Come si cambia l’economia?
Il modello attuale quindi, essendo lineare, presenta troppe criticità. Come si può modificare in modo più funzionale? Sostenendo un nuovo modello, detto “circolare“, pensato per potersi rigenerare da solo tramite scelte come valorizzare gli scarti dei consumi, estendere il ciclo di vita dei prodotti, condividere le risorse, impiegare materie prime da riciclo e usare energia da fonti rinnovabili. Il consumatore in questo senso, ha un grande potere, perchè all’atto pratico, nella vita di tutti giorni deve compiere costantemente scelte che vengono analizzate dalle grandi industrie per adattarsi agli acquirenti e risultare più desiderabili. Quindi acquistare (e quindi supportare) o no determinati prodotti, incide sulla condotta dei marchi a lungo termine. Basti pensare a quante etichette oggi vantino di non contenere olio di palma, in risposta al dissenso dei fruitori abituali.
Piccoli passi per un consumatore, grandi passi per l’ambiente
Riassumendo: Zero waste ed economia circolare, sono basati su tre principi:
- Ridurre gli imballaggi dei prodotti e gli sprechi di materie prime;
- Riusare quello che viene gettato e reintrodurlo nei cicli di produzione, allungando così il ciclo di vita dei beni;
- Riciclare gli scarti non utilizzabili e i rifiuti, in modo tale da recuperare i materiali, per dare vita a nuovi prodotti evitando sprechi di risorse e riducendo la quantità complessiva di rifiuti destinati alle discariche.
C’è chi seguendo questa filosofia è riuscito a produrre quantità davvero irrisorie di rifiuti, come Lauren Singer, esponente del movimento in grado di raccogliere tutta la propria spazzatura di quattro anni in un barattolo.
Prima di essere un’attivista, Lauren è un’analista di sostenibilità ecologica presso il Dipartimento di Protezione Ambientale di New York. I suoi studi l’hanno portata a sperimentare uno stile di vita in linea con i principi del zero waste, dimostrando che è possibile ridurre radicalmente il proprio consumo e la propria produzione di rifiuti.
Il processo è stato graduale e composto da piccoli passi, come evitare di acquistare prodotti prodotti o confezionati in plastica, produrre da se articoli altrimenti impossibili da reperire senza confezioni possibilmente inquinanti e comprare di seconda mano.
” Sono una donna pigra come tante altre, quindi se sono riuscita a vivere così io, può riuscirci davvero chiunque. Ci sono piccole scelte che hanno un grande impatto, sull’ambiente e su noi stessi. Passo dopo passo, ci si rende conto di aver percorso miglia. Produrre da sola certe cose, mi ha dato la possibilità di cambiarle assecondando le mie necessità. Non acquistarne altre ha avuto un grandissimo beneficio anche sulla mia salute e sulle mie finanze.”
Quindi in risposta alla domanda del titolo, è possibile vivere senza produrre rifiuti? Nì.
Tecnicamente non è possibile non produrre rifiuti, del resto anche solo respirando consumiamo ossigeno e rilasciamo anidride carbonica, ma è possibile vivere nella società moderna senza compromettere ulteriormente l’ambiente. Questo è il vero obbiettivo, ed è raggiungibile. Anche se si vive una vita moderna, attiva e impegnata. L’importante è cominciare, porsi delle domande e soprattutto informarsi.