venerdì, Novembre 22, 2024
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La commovente lettera di una collega dopo morte studentessa UniSa

Aveva solo 29 anni Daniela Piscione,  studentessa di Medicina presso l’UniSa (Università degli studi di Salerno), quando si è tolta la vita gettandosi dal quarto piano di un parcheggio. Una morte paradossale, che apre numerose domande, che lascia tutti senza parole, e che ha suscitato il cordoglio e la reazione emotiva dell’intera classe studentesca.

Togliersi volontariamente la vita a causa dell’Università è un qualcosa di a dir poco assurdo ed inconcepibile; lo sanno bene gli studenti e lo sa bene A.M., studentessa di Medicina e Chirurgia all’Università “La Sapienza” di Roma ma residente ad Ariano Irpino (Av). Sul suo profilo Facebook la ragazza ha scritto una commovente lettera indirizzata alla stessa Daniela e a tutti gli studenti; nella stessa la ragazza parla delle piccole grandi difficoltà che ogni studente incontra quotidianamente nel proprio cammino ed invita a riflettere su di esse.

Che voi siate giovani o anziani, studenti universitari o meno non importa. Questa lettera vi farà correre un brivido lungo la schiena, vi farà pensare e vi farà capire la bellezza e la fragilità di tutti coloro che ogni giorno lottano contro una società che troppo spesso vorrebbe le persone, e in particolare gli studenti, impeccabili e infallibili; un mondo dove queste persone sono impegnate in una continua “lotta” contro l’incedere del tempo; tutti problemi molto sentiti nella società contemporanea.

La lettera

Di seguito vi proponiamo la versione integrale della lettera:

“Uno studente di Medicina studia 6 anni prima di potersi laureare, 6 anni pieni di lezioni obbligatorie, tirocini, internati, frustrazioni, successi, bocciature, esami fatti di una, due, tre parti, a volte quattro, tempi stretti, tasse, libri enormi, progetti, poi deve abilitarsi, poi deve affrontare un test per entrare in specializzazione.
Tanto tempo. Da un po’ si cerca di accorciare i tempi, si è pensato alla Laurea abilitante. Tra gli ultimi due anni di studio si fanno i tre mesi di tirocinio, intanto studi per gli esami, scrivi la tesi, frequenti le lezioni, frequenti il reparto, ti laurei, e così ti resta solo da sostenere il test per l’abilitazione e poi quello per la specializzazione. Il vantaggio è che se tutto questo riesci a farlo entro luglio guadagni un anno di tempo.
Per esempio se nel’’ultimo anno riesci a studiare, a fare tutti gli esami regolarmente, a frequentare le lezioni e il reparto in cui scrivi la tesi, a scriverla la tesi, a finirli -gli esami- entro maggio, a laurearti entro giugno, a studiare per il test entro luglio, ce la fai, hai guadagnato un anno di tempo.

Il fatto è che in tutto ciò siamo fatti di altre cose, di pezzi di famiglia, per esempio, gli 80 anni di nonno, Natale, la festa di quartiere, i libri comprati e non letti, i viaggi, il tempo per avere cura degli anni, per avere cura degli altri, per avere cura di noi. Solo che il tempo per queste cose non ci basta mai.

Il problema non è la laurea abilitante, era un esempio. Era un esempio per dire verso cosa e come si muove il mondo. Dobbiamo essere più veloci, più competitivi, ci stanno dicendo di correre, senza sbagliare, nemmeno uno, nemmeno un solo colpo. E se sbagli pazienza, sei fuori. ‘Ognuno ha i suoi tempi’ e invece no. Altra giro altra corsa.

Io non so perché ieri una ragazza di 29 anni che un tempo studiava medicina ha deciso di togliersi la vita, di lanciarsi nel vuoto, ma so che all’Università devi incontrare opportunità, colori nuovi, devi incontrare conoscenze, persone, progetti, idee, devi incontrare gli amici, devi incontrare l’amore della tua vita, non devi incontrare la morte. E se la incontri, se la scegli qualcosa non ha funzionato. E allora cosa non ha funzionato?
Non funziona che ci insegnano che valiamo quanto i nostri meriti, non funziona che non parliamo di Salute Mentale, che di servizi efficaci e concreti che ci supportino in questo percorso a ostacoli in cui spesso i professori dimenticano di essere stati Studenti e si organizzano nel modo migliore per metterti in difficoltà non ce ne sono, non funziona che l’imprecisione è un tabù, che lo devi dire a bassa voce che sei fuori corso, che su di noi scommettono tutti, genitori, fratelli, parenti, amici, scommettono sul ‘tanto tu sei bravo’, e come glielo dici che a volte non sei bravo, a volte lo sei ma non basta, che è tutta una giostra che gira in modo strano, funziona che la sera se andiamo a bere una birra finiamo a parlare di Università, che ai calendari abbiamo tolto le feste, che speriamo sia sempre di 31 giorni il mese, che l’università diventa tutto, che nonni alla fine li chiamo domani, e a fare la spesa ci vado nel fine settimana e quel libro sulla scrivania fa niente, lo inizio la prossima volta.

I successi sono bellissimi, ottenere risultati, fare bene, raggiungere obiettivi, sforzarsi, lavorare, lavorare duro, è tutto bellissimo. Ma smettetela di pensare che è semplice, che siamo cavalli di razza e vinciamo sempre, che tanto siamo bravi, non siamo bravi, siamo imperfetti, corriamo ognuno a una velocità diversa perché ognuno fa i conti con i suoi di ostacoli, con i suoi di limiti, ognuno si accudisce il suo tempo e i suoi fallimenti e se tifate per noi solo continuandoci a dire di correre correre correre non ce la facciamo più, rischiamo di cadere nel vuoto, in una mattina di Gennaio e farci male sul serio.

Queste settimane per noi studenti Universitari sono settimane di studio, siamo in sessione, fateci un favore, chiedeteci come stiamo, se vogliamo prendere un caffè, chiedeteci di andare a vedere un film al cinema, se prepariamo un dolce insieme, non chiedeteci quand’è l’esame, se siamo preparati, quand’è il prossimo, se vogliamo ve lo raccontiamo noi, e noi studenti, diciamoci cose belle, prendiamoci cura gli uni degli altri, stiamoci vicini, in sessione ne abbiamo tutti un po’ bisogno. E poi non guardiamo le montagne che scalano gli altri, guardiamo la nostra, non facciamoci guardare con sufficienza e non guardiamo nessuno con sufficienza, facciamo anche altro, a me per esempio piace sapere cosa avviene nel mondo, cosa fa la Politica, mi piace da un po’ di tempo a questa parte anche cucinare, mi piace protestare per i diritti umani, per l’acqua calda che non esce dalla doccia, stare con le persone importanti davvero, ripulire e riordinare mi fa stare un sacco bene, rileggere le tragedie greche, fare lunghissime videochiamate a casa, vedere cose belle, parlare di Sanità, perdere tempo. E va bene così.

Ma conosco persone per le quali non va bene, e magari basterebbe dirglielo che andrebbe bene, che se salti l’appello si trova un modo, che se non è 30 è bello comunque, che va bene così.

Ché ognuno di noi ha il suo santuario di cose inutili e importantissime, ognuno ha il suo cimitero personale, ognuno scala la montagna a modo suo.
‘Everyone you meet is fighting a hard battle. Be kind, Always.’

Sii gentile, sempre”.

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