lunedì, Novembre 25, 2024
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BussoLaLeggenda // La battaglia di Antonello e il Drago di Montefusco

Il Drago, nelle storie e leggende di tutto il mondo, è spesso considerato come una creatura crudele e maligna, talvolta addirittura incarnazione di Lucifero o rappresentazione di gravi peccati. Per questo in tantissimi racconti per sconfiggerlo è necessario in intervento di divinità, semidei oppure, qualche volta, di un Santo.

C’è una leggenda, in Campania, dove viene raccontato lo scontro mortale tra un prode cavaliere ed un Drago malvagio. Anche in questo caso nella battaglia è stato decisivo un intervento ultraterreno, che ne ha rovesciato le sorti.

Siete curiosi? Siete fortunati, perché la storia di cui #BussoLaLeggenda vi parla questa settimana è proprio quella della battaglia di Antonello contro il Drago di Montefusco – per scoprire se anche in queste terre infernali della nostra regione è il bene a trionfare come da tradizione, non vi resta che leggere la storia che vi narreremo.

L’attacco del Drago

Solitamente, nel bosco di Perrotta transitavano molte carovane e tantissimi mercanti che si spostavano tra il Sannio e le terre d’Irpinia. Il bosco, fino al momento in cui la nostra storia ha inizio, era sempre stato un luogo sicuro per gli uomini: ma poi, per qualche motivo, vi giunse un drago.

Il drago si stabilì tra gli alberi. I commercianti sapevano che il bosco era ormai infestato, ma continuavano a transitarvi cercando di evitare la temibile bestia.

Un triste giorno, però, una carovana venne attaccata dal drago. Caso volle che quel giorno il drago fosse particolarmente affamato, sfortuna decise che la carovana che decise d’attaccare fosse proprio quella in cui viaggiava il cugino di Antonello, signore di Montefusco.

Il drago divorò il giovane, e lo scrocchiare delle sue ossa fece inorridire tutti coloro che ebbero l’infausta ventura di transitare in quei luoghi.

Gli altri uomini, in preda al terrore per quella terribile visione, fuggirono via – ed anche quando furono ben lontani dai rami e dagli arbusti del bosco continuarono a sentire il riecheggiare nelle orecchie l’atroce rumore del giovane che veniva sgranocchiato dal drago.

Il Signore di Montefusco

Il racconto della tremenda morte del ragazzo viaggiò veloce di bocca in bocca, e giunse fino alle orecchie del Signore di Montefusco. 

Antonello era un cavaliere, e decise di vendicare la morte del povero cugino. Si allenò duramente con le armi, ma non solo: dipinte delle immagini raffiguranti il drago su del legno, allenò i suoi cani affinché attaccassero la bestia.

La notizia che il Signore di Montefusco fosse tanto coraggioso da voler tentare quella temibile impresa si diffuse rapidamente, e ben presto tutto il popolo ne venne a conoscenza; tutti speravano che quel valoroso cavaliere riuscisse nel suo intento, poiché ormai Antonello era la loro ultima speranza.

La battaglia di San Vito

Quando Antonello sellò il suo cavallo, deciso ad uccidere il drago che aveva assassinato suo cugino, correva l’anno 1421. Era il 15 Giugno, il giorno di San Vito – una data destinata a diventare una delle più importanti per gli abitanti di Montefusco.

Il cavaliere si incamminò dunque in groppa al suo cavallo nella direzione del bosco dove il drago ancora viveva. Con la mano destra impugnava la lancia, con la sinistra teneva le briglie del suo destriero e accanto a lui correvano i suoi cani.

Quando Antonello giunse nel bosco, il drago non lo degnò di uno sguardo: stava già consumando il suo pasto. Il Signore di Montefusco lo vide mentre sventrava e mangiava due cavalli, e il rumore delle loro ossa triturate dalle zanne del mostro raggelò il sangue nelle vene del cavaliere.

Ma, a dispetto della paura che lo attanagliava, Antonello si riscosse, e con coraggio si scagliò contro il drago. I cani corsero con lui, latrando contro la bestia e scoprendo i denti com’erano stati addestrati a fare dal loro padrone.

Tuttavia, per il drago quelle povere bestiole erano poco più che un fastidio, simile a quello che può costituire una mosca per un uomo; così, distolto per un attimo lo sguardo dai cavalli, dedicò tutta la sua attenzione ai cani, che non ebbero scampo: li divorò tutti in un sol boccone.

Dopo aver fatto questo, si alzò in volo, ed il vento scatenato dalle sue possenti ali fece imbizzarrire il destriero cavalcato da Antonello, che venne disarcionato. L’uomo si rialzò subito e, tenendo dritta la lancia davanti a sé, corse urlando contro il drago, colpendolo sul fianco – onde di sangue bagnarono la radura, ma si trattava solo di una ferita superficiale.

San Francesco e il Drago

La battaglia proseguì per ore, e, sebbene Antonello combattesse con valore e riuscisse a provocare piccole ferite al drago, era chiaro che questi avrebbe vinto. Il drago aveva possenti artigli, zanne gigantesche e, respirando, esalava veleno, rendendo venefica l’aria respirata da Antonello.

Ferito ed esausto, il Signore di Montefusco, subito l’ennesimo attacco, cadde a terra; proprio in quel momento, suonarono le campane della vicina chiesa dedicata a San Francesco.

Antonello, mentre rovinava sul duro suolo del campo di battaglia, capì d’essere stato quasi sconfitto, ed allora volse le sue preghiere a San Francesco: era necessario, per sconfiggere il drago, un intervento ultraterreno.

Chiamò a gran voce il nome del Santo, chiedendogli di dargli la forza necessaria per sconfiggere la bestia infernale che aveva davanti a sé; in cambio di quella grazia, avrebbe donato i suoi averi al monastero di San Francesco.

Dopo aver pronunciato quelle parole, Antonello si sentì immediatamente meglio: riuscì ad alzarsi e, di nuovo in forze, attaccò il drago. Riuscì di nuovo a ferirlo, e questa volta mortalmente: la bestia cadde morta a terra. 

Nuovamente esausto, anche Antonello si lasciò cadere: era ancora vivo ed aveva vinto, uccidendo il drago aveva vendicato la morte del giovane cugino e liberato il bosco.

La morte di Antonello e la pelle del Drago

Le ferite riportate da Antonello nello scontro con il drago erano tuttavia molto gravi; così, pochi giorni dopo, morì.

Nel breve lasso di tempo che intercorse tra la sconfitta del mostro e la sua morte, tuttavia, Antonello riuscì a rispettare la promessa fatta a San Francesco, e così donò davvero i propri averi al monastero.

Alla sua morte, le sue spoglie vennero portate nella chiesa di San Francesco insieme alla pelle del drago che aveva ucciso. In seguito, i viceré ordinarono che la pelle di drago fosse portata a Napoli e lì esposta, affinché tutta la Campania ricordasse l’eroica impresa compiuta dal cavaliere Antonello, coraggioso Signore di Montefusco.

La storia tra realtà e leggenda

Ancora oggi, il giorno di San Vito, il 15 Giugno a Montefusco c’è una processione in onore dell’impresa di Antonello.

Sebbene sulla veridicità dell’uccisione di un drago ci sarebbe molto da obiettare, esistono dei documenti, conservati nella curia di Benevento, dove si parla di un Signore di Montefusco di nome Antonello che, nel suo testamento, lasciò davvero tutto il suo patrimonio ad un monastero – anche se di San Giovanni. 

Questo racconto si muove sul filo sottile che separa realtà e leggenda, come tutte le storie e le favole più belle. Non ci resta che sperare che i cavalieri come Antonello abbiano liberato le nostre terre dai temibili Draghi per sempre, e di non dover fare mai la terribile esperienza di incrociarne qualcuno sul nostro cammino. 

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