Il talentuoso artista aprirà il suo studio nella chiesa di Sant’Aspreno ai Crociferi, abbandonata da diversi anni.
Quella dello scultore-imprenditore Jago, nome d’arte di Jacopo Cardillo, è la storia di un artista amato ed apprezzato sia in Europa che in America. Il talentuoso 32enne è l’artista dietro opere dal calibro di “Habemus Hominem“, scultura ispirata a Papa Benedetto XVI. La sua storia, che si intreccia a più riprese con quella di Napoli, lo ha portato a stabilirsi proprio nella città partenopea; città di cui l’artista è rimasto stregato dalla magnetica bellezza. Il suo laboratorio artistico nascerà proprio nel quartiere in cui lo scultore ha già donato l’opera “Il Figlio velato“: il rione Sanità. Nel rione eletto a studio prende cosi vita l’ambizioso e concreto progetto artistico dai risvolti anche sociali.
Grazie a Jago, per la prima volta dopo anni di chiusura e di abbandono oggi sarà riaperta ai Vergini la chiesa di Sant’Aspreno ai Crociferi, che ospiterà il suo studio. L’intervento è stato possibile anche grazie alla sensibilità del Fec ( Fondo edifici di Culto, il Dipartimento del ministero dell’Interno guidata dal prefetto Mario Morcone) e all’intervento della Curia napoletana con padre Antonio Loffredo.
Jago, raccontatosi in un intervista con Repubblica, ha parlato del suo prossimo lavoro e del perché abbia scelto proprio la città di Napoli. L’artista rivela che la sua nuova opera richiederà un anno di tempo per essere ultimata, molte ore di lavoro e molti fallimenti; già fallimenti, perché l’artista, seppure molto giovane, di fallimenti ne ha sperimentati tanti, eppure, spiega lui, ogni fallimento è costruttivo e andrebbe aggiunto nel curriculum. Lo scultore ha inoltre espresso il suo desiderio di creare un’opera che possa cambiare il destino del rione; si augura che la zona piena di chiese possa diventare pedonale e che la sua opera resterà proprio lì, in quella strada, come una passeggiata tra le chiese e l’arte.
Il perché di Jago a Napoli
Per Jago Napoli è una terra fertile, un luogo dove appena si pianta un seme questo germoglia. Mentre stava lavorando al Figlio Velato alla chiesa di San Severo notava le persone di Napoli: i bambini che giocavano tra rifiuti e abbandono e le persone in coda per vedere la sua opera; 3500 visitatori in pochi mesi in quella che ora è un area dove si riuniscono i commercianti, che alla fine è il simbolo dell’arte come generatore di società civile, ovvero quello che è il ruolo dell’arte enunciato dallo stesso artista.
È intenzione dello stesso Jago, inoltre, quella di aprire anche una scuola dove insegnare diritto d’autore, marketing, comunicazione, e finanza. Tutto questo per rendere i talentuosi e volenterosi artisti indipendenti e permettere loro di capire appieno come funziona il mondo dell’arte per poter credere nei propri sogni e realizzarli.
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