Beni confiscati per 100 milioni di euro: sono colpite 6 aziende che operano nel settore edile e immobiliare. Estrazione di inerti, produzione e vendita del calcestruzzo. Vi sono inoltre 70 immobili, tra cui terreni e fabbricati, ubicati in vari comuni della provincia di Caserta e due in Cavezzo, in provincia di Modena, oltre a decine di auto e moto e numerosi rapporti finanziari. La DIA (Direzione Investigativa Antimafia) di Napoli ha notificato il decreto di confisca definitiva, emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (CE). Esso è nei confronti di Alfonso Letizia, 75 anni, imprenditore prolifico nella produzione e vendita del calcestruzzo, considerato dagli inquirenti contiguo alla camorra, nello specifico al clan dei Casalesi.
Le indagini svolte dalla DIA hanno consentito di ricostruire il suo reale assetto patrimoniale, ma non solo: hanno avuto modo di delineare la sua “pericolosità qualificata”. Questa deriverebbe dai rapporti emersi con il clan dei Casalesi della fazione “Schiavone” nel delicato e strategico settore della produzione e fornitura del calcestruzzo.
La relativa inchiesta giudiziaria seguì l’ operazione “Il Principe e la (scheda) ballerina”. A causa di questa la DIA aveva arrestato Letizia nel 2011 su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, erano emersi gli intrecci illeciti del ceto politico di Casal di Principe con l’ala militare e imprenditoriale del clan dei casalesi. Questi si concretizzavano attraverso l’appoggio ai candidati indicati dall’ organizzazione in occasione di elezioni, in cambio dei successivi benefici garantiti dall’ aggiudicazione di appalti. Inoltre, di assunzioni di personale compiacente, nonché di apertura di centri commerciali.
Il Letizia era considerato dunque il riferimento della famiglia “Schiavone”, poiché metteva stabilmente a disposizione dell’organizzazione impianti di produzione del calcestruzzo e strutture societarie. Otteneva, in cambio, l’ingresso nel cartello delle aziende che la criminalità imponeva sui cantieri presenti nel casertano.
La Corte di Appello di Napoli e poi la Corte Suprema di Cassazione hanno confermato i decreti di sequestro e confisca emessi dal Tribunale. Questi ultimi provengono dalla proposta del Direttore della DIA e sono stati eseguiti rispettivamente nel 2014 e nel 2018.
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