venerdì, Novembre 22, 2024
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Tredicesimo ergastolo per Francesco “Sandokan” Schiavone

Tredicesimo ergastolo per il boss Francesco «Sandokan» Schiavone. Lo ha emesso ieri la Corte d’Assise a Napoli su richiesta della Dda. Il sostituto procuratore Antimafia Vincenzo Ranieri ha chiesto e ottenuto il massimo della pena per il capoclan detenuto al 41 bis: la condanna sarebbe per l’omicidio di Vincenzo Martino, detto «bicchierone», assassinato il 19 febbraio del 1998 a Capua.

La vittima aveva 49 anni e perì pochi mesi prima dell’arresto di Sandokan. Quest’ultimo avvenne l’11 luglio dello stesso anno, durante un periodo in cui gli eserciti della camorra mettevano a ferro e fuoco il Casertano. Le altre persone accusate del delitto hanno già concluso il processo e sono state condannate con rito abbreviato. Il boss ha invece scelto il processo ordinario dal momento che per lui non ci fu, quando la Dda ricostruì l’omicidio, in tempi molto recenti, un’ ordinanza di custodia cautelare.

È comunque un record che rimane comunque lontano da quelli di altri capiclan campani, come Ferdinando Cesarano che di ergastoli ne ha addirittura trenta. Schiavone ha più volte negli ultimi mesi ribadito la propria volontà a non collaborare con la giustizia e ha preso le distanze dal figlio, Nicola, pentitosi invece più di un anno fa.

Durante il processo Spartacus, al termine del quale i giudici di Santa Maria Capua Vetere decretarono con una sentenza l’esistenza del clan dei Casalesi, Schiavone volle evitare di comparire in videoconferenza perché non accettava di essere esibito come «una fiera in gabbia». Di recente ha invece più volte accettato di assistere al processo attraverso le telecamere. E spesso ne ha approfittato per prendere le distanze del clamoroso pentimento del suo primogenito e lanciare invettive contro i magistrati.

Nel corso del processo per l’omicidio Martino, c’è stato il primo vero sfogo di Schiavone dopo decenni di processi. «Mi sembra che in aula ci sia il pm Ranieri. Lei pure, dottore, dovrebbe chiedersi perché i pentiti non dicono subito le cose.. poi ci sono i suggeritori… gliele fanno dire». Il pm Ranieri è il magistrato che ha seguito l’iter del pentimento di Nicola Schiavone. Nell’ udienza, Sandokan chiamò in causa anche il suo ex socio Iovine, accusandolo di tacere informazioni importanti circa i suoi affari con il fratello e «dei milioni che hanno guadagnato grazie al patto stretto con politici e imprenditori».

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