Oltre alle storie di amori tormentati e fantasmi dispettosi, in Campania abbondano fiabe e racconti che hanno tra i loro protagonisti almeno una Sirena.
Sempre ammalianti e d’aspetto meraviglioso, queste figure non sono però tutte uguali: alcune sono gentili e amabili – come la celebre Partenope – ma altre si comportano in modo decisamente malvagio.
In questa seconda categoria di creature rientra una Sirena chiamata Kamaratòn che, un tempo, visse lì dove oggi sorge Marina di Camerota.
#BussoLaLeggenda oggi vi racconta la storia di questa Sirena malvagia e di un povero nocchiero il cui nome era Palinuro.
Palinuro, il nocchiero di Enea
Si narra che uno dei più fidati uomini a cui l’eroe Enea s’accompagnava fosse un nocchiero di nome Palinuro. L’uomo era abile e forte, ma contempo gentile: possedeva un cuore buono e giusto.
Una notte, mentre Palinuro affiancava come suo solito Enea durante uno dei suoi viaggi, tra i flutti del mare vide qualcosa di diverso che attrasse la sua attenzione: lì dove la luce della luna si rifletteva sull’acqua, scorse l’incantevole figura di una Sirena.
Quella vista per Palinuro fu irresistibile e fatale: non appena posò gli occhi su quella meravigliosa creatura se ne innamorò all’istante.
Una Sirena crudele
Palinuro si avvicinò dunque alla Sirena, chiedendole quale come si chiamasse. Kammaratòn, rispose lei, questo è il mio nome.
L’uomo non riusciva a far altro che ammirare Kammaratòn e, dopo pochi minuti, già le stava dichiarando tutto il suo amore. Ma ve l’avevamo detto sin dal principio: questa è la storia di una Sirena crudele; ridendo della dichiarazione di Palinuro, sbeffeggiandolo lo respinse, svanendo tra i flutti e ridendo dell’espressione addolorata che si dipinse al suo rifiuto sul viso dell’uomo.
Palinuro, affranto, gridò inutilmente il nome della bella Sirena al mare: ma nessuno gli rispose.
L’intervento degli dei
Si dice che il pianto di Palinuro fosse una delle cose più strazianti che orecchio umano potesse sentire: il suo dolore fu tale che persino gli dei si commossero per la sua triste sorte.
Dopo aver versato tante lacrime da poter ricolmare tutti gli oceani, il nocchiero invocò Morfeo, il dio del Sonno, affinché gli concedesse di dormire per sempre in modo da non soffrire più in quel modo così insopportabile, chiedendo che, almeno nei sogni, gli fosse concesso di stringere tra le braccia la bella Kamaratòn.
Il dolore di Palinuro era tanto sconvolgente da turbare anche un dio: Morfeo decise infatti di ascoltare le preghiere di quel pover’uomo ormai distrutto. Gli cantò così la più tenera delle melodie, inducendolo al sonno – ancora dolcemente addormentato cadde in mare, annegando senza nemmeno accorgersene.
In verità, non tutti credono che il povero Palinuro se ne sia andato in modo così lieto – alcuni pensano infatti che, stravolto dal desiderio che la Sirena in lui provocava, si sia gettato in mare, cercando di seguirla e di raggiungere il suo fondale, morendo tragicamente e dolorosamente nel tentativo.
Quale che sia la verità, lì dove il nocchiere annegò sorse, come per magia, un promontorio: Capo Palinuro.
La Sirena Kamaratòn e le Rose di Paestum
Anche la dea Venere, vedendo quanto dolore avesse provato Palinuro per quello sdegnoso rifiuto, provò sofferenza.
Decise così che fosse giusto che la Sirena Kamaratòn subisse le conseguenze della sua crudeltà e decise di punirla: Venere mutò anche la forma della Sirena in un promontorio, vicinissimo a quello in cui s’era trasformato Palinuro.
I due passano adesso l’eternità ad osservarsi, per sempre distanti – l’uno pietrificato nel dolore e l’altra punita per aver avuto così poca gentilezza nei confronti di un mortale innamorato.
Si narra che la dea Venere non si sia, tuttavia, limitata a trasformare Kamaratòn in pietra e terra: la condannò infatti ad essere per secoli razziata da pirati e barbari.
Così fu: la violenza a cui venne sottoposto quel promontorio fu tale da far disperare tutte le ninfe e sirene che vivevano in quelle terre e quelle acque; la crudeltà a cui venne sottoposta fu così brutale da far annerire di fuliggine, in segno di lutto, le rose che crescevano floride a Paestum.
Marina di Camerota e Capo Palinuro
Questa la triste leggenda della Sirena Kamaratòn – il cui nome, che significa “costruito a volte” si riferisce probabilmente alle tantissime cave di origine preistorica presenti a Marina di Camerota – e del nocchiero Palinuro.
Dalle lacrime dei mortali spesso sgorgano storie leggendarie e dagli amori che spaccano il cuore sorgono isole e promontori.
State attenti, dunque, se vi trovaste a nuotare o passeggiare sulle coste di Marina di Camerota o di Palinuro, perché stando alle leggende ed alle favole lì vivono ancora ninfe e sirene: non lasciatevi irretire dal loro dolce canto e ricordate l’amaro destino di coloro che hanno incrociato il loro cammino.
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