Per la rubrica #BussoLaLettura, ecco la recensione di “La Scrittura Uccide” (2019), scritto da Carboneria Letteraria, edito da Homo Scrivens.
LEGGERE FA BENE? DATE UN PO’ UN’OCCHIATA QUI…
Una bella scrittura, una brutta scrittura, una scrittura sdolcinata, una scrittura sgrammaticata… Molti aggettivi per un insieme di parole che chiamiamo scrittura. Ma di scrittura si può anche morire. Spesso diciamo che le parole possono offendere, fare male, ma chi può pensare che le parole possano uccidere per davvero? Parole scritte su un vaso antico, o nel Libro che ogni editore sogna di trovare, i segni di un tatuaggio, un messaggio in bottiglia, un’insegna al neon, i moduli della burocrazia… Qui scoprirete che perfino una lettera a Babbo Natale può non essere innocente come si crede. E niente sarà più come prima, per voi che amate le parole.
“La Scrittura Uccide” (2019)
Intrigante, agghiacciante. Sorprendente, coinvolgente. Malinconico, ironico. Tutto questo in un solo libro. Ma questo non è il ‘solito libro’, lo capiamo fin dalla sinossi. Fin dall’introduzione in La Curatrice, delle curatrici, appunto, Chiara Bertazzoni e Ramona Corrado. E dallo stesso titolo, in realtà.
Singolare per configurazione e stesura, questo libro, edito da Homo Scrivens per la collana Polimeri, è un insieme di storie, legate dallo stesso fil rouge, ma raccontate attraverso modalità e prospettive differenti dagli autori dello storico collettivo “Carboneria Letteraria”. Se è universalmente riconosciuto che le parole possono essere più affilate dei coltelli, “La Scrittura Uccide” va oltre, e ci mostra il carattere letale della scrittura.
Rubando e adattando le parole di Oscar Wilde, si può dire che la scrittura, proprio come l’uomo, «contiene in sé il cielo e l’inferno.» Essa libera, purifica, confessa, crea, distrugge, uccide. Ma, in che modo? È proprio questo l’interrogativo di fondo in tutte le storie raccolte in “La Scrittura Uccide”. O meglio, la domanda che attanaglia il lettore, avido di parole, desideroso di scoprire il modo in cui la scrittura sarà ancora una volta la vera protagonista.
La scrittura stessa si manifesta nelle sue forme più diverse che si susseguono in questa ‘collezione di storie’. Nonostante ogni episodio mantenga il proprio carattere di unicità, tutte le storie nascondono un intreccio più complesso, un enigma, un dark side. “Il lato oscuro della scrittura”.
Di cosa si tratta, quindi? Brevi storie thriller con le ambientazioni e le trame più insospettabili? Gialli? Confessioni di menti pericolose? Corrispondenza epistolare? Cronache di un delitto? Manifestazioni di perversa catarsi? La verità è che “La Scrittura Uccide” è tutto questo. E molto altro ancora.
La scrittura geniale
La lettura è leggera e piacevole, lo stile fluido e scorrevole, la narrazione coinvolgente stuzzica l’interesse del lettore costantemente. L’intelligenza de “La Scrittura Uccide” sta nell’accostamento di stili e generi diversi. Le storie dei ‘carbonari letterari’ sono le più disparate, suscitano emozioni diverse, affrontano tematiche e argomenti differenti. In alcuni casi, la storia viene de-costruita, smontata, così il compito del lettore è quello di (ri)costruirla a partire da input di varia natura, che siano lettere arrivate alla redazione di un giornale, petizioni comunali, o un manuale. Non un finale aperto, ma una “storia aperta”.
Si ricorre a stratagemmi letterari, ma anche a situazioni verosimili, al punto da suscitare una certa inquietudine ad una riflessione più attenta, una trepidazione latente. Ma l’interesse verso l’intrigo da ‘thriller’ si unisce ad una sorta di sperimentazione letteraria. Singolare, quindi, per la sua configurazione.
Tanti personaggi per tante storie (pericolo spoiler!)
I personaggi, le cui storie si intrecciano attraverso il filo conduttore della scrittura, sono accattivanti, complessi, sfaccettati, non scontati. Alla domanda “chi è colpevole e chi è innocente?”, ci ritroviamo a riflettere e pensiamo che, in fondo, si può essere anche un po’ vittime e un po’ carnefici. Non sempre esiste una sola interpretazione.
Per la lucida freddezza di alcuni personaggi nel raccontare e nel raccontarsi, la narrazione è a tratti agghiacciante, irreale. Stai mansueto è geniale nella sua razionale follia: un testo che mantiene letteralmente all’amo fino all’ultima pagina.
Spesso si racconta del passato per liberarsi nel presente. Già la prima storia ci regala un assaggio di un’apparente normalità, una ‘calma apparente’, nella quale irrompe la disgrazia, il dramma. Tutto è narrato come se si trattasse della cosa più normale del mondo. Tuttavia, con uno stile fin troppo coerente, cosciente e consapevole.
Poi l’espressione sarcastica della narrazione di Come se fosse importante cattura il lettore, il quale finisce per chiedersi come sia possibile empatizzare con chi potrebbe essere colpevole. Oppure no? E la finzione che è specchio della realtà, legata ad essa attraverso il filo della morte, la scrittura. Ma anche la giustizia sociale, messa in discussione in La correzione. Mentre Aurelio Hora et sempre è uno stratagemma ideale per unire paradossi, scrittura, editoria e una vena di macabra follia che – a questo punto lo sappiamo, ce lo aspettiamo – accompagna il lettore in questo viaggio tra le pagine di morte.
Persino una lettera giunta alla redazione di un giornale può nascondere un mistero. E, perché no, una lettera a Babbo Natale. Queste e tante altre storie ancora compongono questa brillante pubblicazione.
Lo scopriremo solo leggendo
Trattandosi di una raccolta di storie, relativamente brevi, è possibile apprezzarle singolarmente. Una volta iniziata la lettura, si ha voglia – quasi la necessità – di passare subito alla successiva. Insomma, queste storie sono un po’ come le ciliegie: una tira l’altra. Ad ogni nuova storia non si sa bene cosa aspettarsi, se non che la scrittura sarà la vera protagonista. Strumento mortifero o liberatorio, veicolo di morte o di giustizia sociale? Oppure di entrambe? Lo scopriremo solo leggendo.
Anche se, meglio essere avvisati, dopo aver letto questo libro, non sarete più in grado di guardare nemmeno l’insegna del bar sotto casa allo stesso modo. Chi può sapere cosa nasconde?
Quindi non ci resta che lasciarvi con questo consiglio, che suona un po’ come un avvertimento, ripreso da una sorta di particolarissimo ‘avis au lecteur’ scritto da Alessandro Morbidelli, nell’intervento conclusivo intitolato Il lato oscuro della scrittura:
«Quando leggete, leggete con cautela!»
Consigliato?
Assolutamente sì.
“La Scrittura Uccide”, a cura di Chiara Bertazzoni e Ramona Corrado, è stato pubblicato nel 2019 dalla casa editrice Homo Scrivens.
Casa editrice: Homo Scrivens
Collana: Polimeri
Copertina (flessibile): 210 pagine
ISBN: 978-8832781052
Prezzo: 16,00 euro
Gli autori
Carboneria Letteraria è uno storico collettivo di scrittura, un «laboratorio creativo di autori», come si definiscono gli stessi, nato nel 2003 su iniziativa di Paolo Agaraff. Il collettivo, dal nome tanto ingegnoso quanto evocativo, raccoglie un gruppo di autori «che si collocano tra il mondo del gioco e quello letterario.» Per Homo Scrivens, Carboneria Letteraria ha pubblicato Maiden Voyage (2014), un romanzo di fantascienza, e Alla Periferia della Galassia Stanca (2017), un’antologia.
Gli autori: Paolo Agaraff, Chiara Bertazzoni, Angelo Canaletti, Alessandro Cartoni, Alberto Cola, Ramona Corrado, Pelagio D’Afro, Arturo Fabra, Gabriele Falcioni, Arne Foombaan, Francesca Garello, Biancastella Lodi, Antonio Maddamma, Manuela Maggi, Alessandro Morbidelli, Stefano Rossini, Luigina Sgarro, Lorenzo Trenti.
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* Citazione originale: «Each of us has heaven and hell in him, Basil.» Dorian Gray, “The Picture of Dorian Gray”, Oscar Wilde (1890).
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