Tutte le regioni italiane si preparano a fronteggiare l’emergenza coronavirus con appositi piani per gestire terapie e ricoveri. In Campania in totale 622 degenze ad alta intensità assistenziale distribuite in 59 unità per altrettanti centri ospedalieri.
Con l’aumentare del numero dei casi di Covid-19 in Italia le regioni si preparano a fronteggiare una possibile ondata di piena. Alle tensostrutture allestite dalla Protezione civile si va ora ad aggiungere una rete di rianimazioni che può contare su un limitato numero di posti letto.
622 degenze ad alta intensità assistenziale in Campania
Per far fronte al coronavirus in Campania il numero delle degenze ad alta intensità assistenziale sono 622 distribuite in 59 unità per altrettanti centri ospedalieri, cosi ripartiti:
- 540 posti pubblici (50 reparti)
- 72 privati (6 reparti delle Case di cura più grandi come Pineta Grande a Castelvolturno, Villa dei Fiori ad Acerra, la Mediterranea a Napoli)
A questi si aggiungono 10 unità di terapia intensiva dislocate negli ospedali classificati:
- Fatebenefratelli a Napoli e Benevento
- Betania a Napoli
- Camilliani a Casoria
72 sono i posti tra Avellino e Benevento, 86 a Caserta, 265 a Napoli centro (dove si concentrano molti grandi ospedali), 110 a Salerno (tutti pubblici), 44 a Napoli sud. A Napoli Nord si registra una carenza di strutture in quanto per un milione di abitanti sono disponibili solo 42 posti (34 nel pubblico, 8 nel privato).
Il piano della Regione
Tuttavia per far fronte al pericolo coronavirus in Campania la Regione non si accontenta e intanto studia altre alternative. Spunta l’ipotesi di un censimento di tutti i posti esistenti e di quelli liberabili in breve tempo. L’obiettivo è tenere libero in caso di necessità almeno un posto letto per struttura nel caso in cui quarantene o domiciliari dovessero rivelarsi inefficaci; questo comporterebbe una revisione dei criteri di appropriatezza per ricoveri di cronici e lungodegenti.
Di vitale importanza il Cotugno: Qui al coronavirus sono attualmente dedicati 40 posti letto ordinari in isolamento (eventualmente raddoppiabili) mentre la rianimazione è stata raddoppiata; 8 posti dedicati alle emergenze ordinarie e l’altra unicamente per i pazienti affetti da polmoniti da coronavirus. Attualmente i 4 pazienti ricoverati al Cotugno sono tutti in discrete condizioni di salute e nessun posto di rianimazione è stato ancora impegnato.
La rete può contare anche sui 28 posti dell’Ospedale del mare.
Anche le università sono pronte a mettersi in gioco: In caso di necessità infatti il Policlinico Universitario della Federico II e della Vanvitelli contribuiranno rispettivamente mettendo a disposizione 16 e 14 posti.
Provincia di Napoli Nord e Sud
In provincia di Napoli Nord, invece, potenzieranno la rete i 15 ospedali di Pozzuoli i 6 di Ischia, gli 8 di Giugliano e i 5 di Frattamaggiore.
A sud di Napoli gli 8 di cui sono dotati rispettivamente Nola, Torre del Greco e Boscotrecase.
Infine i 10 di Castellammare a cui si aggiungono i 4 di Vico e i 6 di Sorrento. Da mettere in conto anche sono i 42 posti del Ruggi di Salerno, i 22 del Moscati di Avellino e a Caserta e i 24 del Rummo.
I limiti della rete
Purtroppo non tutte le strutture sono pronte ad accogliere a dovere il numero di possibili casi di coronavirus in Campania.
Al Cardarelli, ad esempio, (56 posti) si possono liberare posti intensivi, ma non essendo l’ospedale dotato di un reparto per le malattie infettive questo complica il lavoro. I 16 del Santobono, invece, sono a disposizione solo per i bambini.
Dalla rete non vanno considerati nemmeno i 10 del Pascale, mentre potrebbero essere messi a disposizione nuovi posti al San Giovanni Bosco, al Loreto, al Pellegrini e al San Paolo.
Indisponibili i 4 posti degli Incurabili.
Il piano C: assistenza domiciliare
Al vaglio anche l’ipotesi di assistere i pazienti al proprio domicilio in caso di sovraffollamento dei suddetti posti.
L’operazione si svolgerà, come negli ospedali, con unità di ventilazione assistite con mascherine e cappe a ossigeno.
Tale procedura è già stata applicata con successo in Cina, dove una donna di 98 anni è guarita dal virus proprio in questo modo, a testimonianza del fatto che la chiave per le guarigioni è una corretta assistenza polmonare nella fase più acuta dei contagi con sintomi gravi.
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