Recensione dello spettacolo Kobane Calling on Stage al Teatro Bellini di Napoli il 3 marzo 2020.
Riempiere un teatro non è sempre facile, eppure il Bellini, la sera di martedì tre marzo, 24h prima dell’emanazione del Dpcm che ha sospeso per allerta Coronavirus tutte le manifestazioni, brulicava di gente.
Coraggiosi? Più coraggio ci voleva a mettere in scena uno spettacolo, Kobane Calling On Stage che, in primo luogo, affronta la sfida di trasformare un fumetto in una pièce e, in secondo luogo, decide di raccontare l’intreccio geopolitico di un conflitto che ha radici profonde.
La Trama
Kobane Calling On Stage, infatti, nasce solo (si fa per dire) come Kobane Calling, reportage a fumetti in cui Michele Rech, in arte Zerocalcare (tra i fumettisti di maggior successo oggi in Italia) descrive la propria esperienza sul confine turco-siriano in supporto al popolo curdo.
Nel fumetto, come su palco, prendono dunque posto Turchia, Iraq, Siria e Kurdistan, ma soprattutto Rojava, regione ad ovest del Tigri autonoma de facto ma non riconosciuta ufficialmente. Viaggi, luoghi e persone non come li raccontano autorità e giornalisti, ma come li vedono Calcare – artista trentenne in preda ai dubbi esistenziali interpretato da Lorenzo Parrotto – e i suoi scanzonati amici Davide e Cecco (i bravi Massimiliamo Aceti e Luigi Biava).
Il commento
La regia di Nicola Zavagli segue passo passo le strisce. La mise en scène parte da dove ha inizio il volume e anche sulla scena, grazie a un telo, si riproducono di tanto in tanto ingrandimenti delle vignette originali. E si conclude con un commovente saluto ad Ayşe Deniz Karacagil, detta cappuccio rosso, la ragazza turca che è morta lottando contro l’Isis e che, non a caso, appare in foto sul palco e nel libro.
Chi ha letto il fumetto sa, però, che la narrazione non è lineare e altrettanto irregolare è la rappresentazione delle vicende sul palco. Il protagonista e i suoi compagni di avventura raccontano del resto un viaggio reale, ma anche mentale. E, come tale, accanto alla comitiva romana, trovano spazio le voci di persone in carne, ossa e sangue ma anche presenze “aliene” come il celebre armadillo (alterego dell’autore), un mammuth e altre figure dei cartoon.
Se all’inizio lo spettatore ne è un po’ stordito, il risultato è però una storia che non rinuncia alle complessità.
Perché vederlo?
“Perché sto qua?” è l’interrogativo da cui parte la pièce, il fumetto, il viaggio. “Perché se perdono loro, perdono tutti” è la risposta che ci e si dà ZeroCalcare. Si parla di guerra, di macerie, di devastazioni e perdite. Si parla di lotta, di resistenza, di utopie e di emancipazioni femminili. Ci si interroga sulle responsabilità che potremmo, o dovremmo, avere tutti in una vicenda lontana (e neanche tanto) solo geograficamente. Ci si pone domande alle quali l’umanità ancora deve dare risposte. Perché dovremmo andare a vederlo? Si è scritto che sulla questione siriana, come su tante altre, le nazioni stanno tenendo le stesse cautele che con il contagio da Covid-19. Passata questa crisi sanitaria, sarebbe anche il momento di smettere di tenersene a distanza e lavarsene le mani.
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Kobane calling on Stage
Tratto da Kobane calling di ZEROCALCARE edito da BAO Publishing
un progetto di Lucca Crea a cura di Cristina Poccardi e Nicola Zavagli
adattamento e regia Nicola Zavagli
direzione artistica Beatrice Visibelli
con Massimiliano Aceti, Luigi Biava, Fabio Cavalieri, Francesco Giordano, Carlotta Mangione, Alessandro Marmorini, Davide Paciolla, Lorenzo Parrotto, Cristina Poccardi, Marcello Sbigoli e con giovani attori della compagnia Teatri d’Imbarco
musiche originali Mirko Fabbreschi
produzione Teatri D’imbarco e Lucca Comics&Games
in collaborazione con Bao Publishing
con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e il sostegno di Mibac e Regione Toscana
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