La risposta sanitaria nazionale all’emergenza Covid-19 è straordinaria, ma a Napoli un probabile episodio di malasanità esce fuori dal coro dagli elogi tessuti negli scorsi giorni.
Una coppia partenopea presenta i più comuni sintomi da coronavirus: febbre e tosse. Solo l’uomo viene ricoverato, ma alla fine sarà la donna a morire. A raccontare la loro odissea su Facebook è Nunzia, sorella dell’uomo e cognata della donna in questione.
Cronaca di un’odissea
Tutto comincia il 17 marzo, quando dopo giorni in cui la febbre non accenna a scendere, la coppia decide di recarsi autonomamente all’ospedale Cotugno dopo che numerosi tentativi di contatti telefonici con le strutture sanitarie non avevano prodotto alcun risultato.
La donna precisa nel post che, mentre suo fratello aveva sia febbre che tosse, sua cognata presentava come sintomo soltanto la febbre. Per questo motivo il tampone viene fatto soltanto all’uomo, dopodiché la coppia è libera di tornare a casa.
Due giorni dopo, il 19 marzo, arriva l’esito del tampone: l’uomo è positivo al virus. A seguito della notizia, arriva un’ambulanza attrezzata per trasportarlo in ospedale. Tuttavia, l’uomo rimane per 4 ore in ambulanza, perché pare che tutte le strutture ospedaliere fossero piene.
Alla fine, l’ambulanza porta l’uomo all’ospedale Loreto Mare, dove viene subito intubato a causa della sua gravissima condizione clinica.
Nel frattempo, la moglie del paziente continua ad avere febbre e la famiglia, preoccupata, decide di riprovare a telefonare ai numeri previsti in caso di emergenza.
Arriva il 23 marzo e la donna si aggrava, oltre alla febbre inizia ad avere anche una forte tosse e le sue labbra diventano violacee. Il centro di emergenza, però, insiste sul fatto che la donna non abbia difficoltà respiratorie, per cui non sono necessari né tampone né ricovero.
Il giorno seguente la situazione peggiora, per cui i familiari chiamano il 118: la chiamata, avvenuta la mattina intorno alle 10, vede l’arrivo dell’ambulanza solo alle ore 17. I paramedici trovano la donna con una saturazione pari a 55, per cui decidono di trasportarla in ospedale essendo la sua situazione molto grave. Poco dopo il trasporto, però, la donna muore.
Le parole di Nunzia
Ad oggi non conosciamo ancora la causa del decesso, in quanto non è stata mai data la possibilità a mia cognata di poter effettuare il tampone. Voglio dare merito ai nostri medici che hanno cercato in tutti i modi di salvare l’irreparabile. Hanno cercato di salvare mia cognata, ma purtroppo questo non è stato possibile essendo lei arrivata in ospedale ormai in una situazione gravissima. Mia cognata aveva soltanto 55 anni, era giovane ,era madre ed era nonna, aveva ancora una vita davanti. Sarà la rabbia a farmi parlare ma io mi chiedo tutto questo poteva essere evitato? Mia cognata poteva essere salvata? Il sistema, la prassi era questa? Si lascia un’intera famiglia ed una donna malata in questo modo?
Nella stessa abitazione, inoltre, vivono la figlia della coppia insieme al marito e alla loro bambina di poco più di un anno. Nunzia ci fa sapere che tutto il nucleo familiare si trova, in questo momento, in quarantena, sebbene nessuna indicazione ufficiale sia mai arrivata alla famiglia.
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