venerdì, Novembre 22, 2024
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Napoli, “Pericolo sciacalli”: aumenta il caro spesa e filiere in crisi

Confesercenti: “Rincaro sulle zucchine fino al 300%”. L’allarme della Coldiretti: “Con i divieti scarseggiano gli operai”; cosi il Covid mette a dura prova la filiera distributiva Campana. Prodotti invenduti e raccolti a rischio.

Le restrizioni dovute alla corrente emergenza sanitaria iniziano ad avere ripercussioni sull’economia; la filiera distributiva campana è infatti messa a dura prova in questi giorni, in quanto anche i fornitori sono limitati negli spostamenti, con conseguenti problemi di approvvigionamento. Si registrano anche episodi di sciacallaggio più o meno gravi; sta di fatto che il costo dell’ortofrutta è aumentato vertiginosamente ai tempi del virus. Si registra anche un aumento, seppur lieve, del costo di materie prime come il pane, zucchero, pasta e caffè. I motivi di questo caro spesa sono da ricercare in primis nella difficoltà di garantire un corretto funzionamento della sovra citata catena produttiva e distrbutiva, ma non mancano atti di sciacallaggio compiuti da commercianti che hanno deciso di approfittarne e sfruttare la situazione a loro vantaggio; un fenomeno che se non arginato rischia seriamente di concretizzarsi in tutta la Campania.

L’allarme di Federconsumatori e Coldiretti

Il mercato ortofrutticolo di questi tempi è ricco di esempi di questa difficile situazione e controsensi:

Le zucchine sono aumentate anche del 300%: un rincaro folle che riguarda molti prodotti di ortofrutta da frigo.

E’ l’allarme lanciato da Rosario Stornaiuolo, presidente di Federconsumatori Napoli e Campania.

Ancora più preoccupante è l’allarme lanciato da Salvatore Loffreda, direttore di Coldiretti Napoli.

Purtroppo stiamo buttando zucchine e insalata. Uno spreco incredibile, derivato dal fatto che noi agricoltori campani non abbiamo mercato nella grande distribuzione. Troppi prodotti arrivano dall’estero.

Sembra dunque chiaro che qualcosa si sia inceppato nella grande catena distributiva, basata su regole antecedenti al virus e che, quindi, non tenevano conto di situazioni pandemiche come questa.

Il caro spesa

Dai dati emerge che i prezzi della spesa sono in aumento e variano in base alla località.

Gli aumenti in certi settori sono pesanti. Variano a seconda delle zone. In centro si paga meno che a Posillipo, a Fuorigrotta si paga ancora bene.

Ha precisato Stornaiuolo.

I dati in possesso della Federconsumi sono raccolti dalle testimonianze dei cittadini stessi e riguardano beni di uso quotidiano.

Zucchero, latte e caffè hanno subito un aumento tra i 10 e i 40 centesimi; la pasta registra un aumento di 10 centesimi al chilo, malgrado le vendite siano schizzate del 65% in questo periodo. A subire le maggiorazioni di prezzi più alti proprio il settore ortofrutticolo; in particolar modo i pomodori si vendono ora a 4 o 5 euro al chilo. In generale, tutto il reparto ortofrutticolo subisce un aumento di 1 o 2 euro al chilo per ogni prodotto (cosa che in alcuni casi costituisce un raddoppio del prezzo originale). Prezzi aumentati anche per passate (+80%) e farina (+195). Va comunque sottolineato che il costo della frutta dipende anche dalla sua stagionalità, cosa che però non avviene per altri prodotti: aumentano infatti anche l’acqua e il pane. Il lievito sembrerebbe invece introvabile o acquistabile a prezzo triplicato. 

Vincenzo Schiavo, presidente di Confesercenti commenta: 

[Rincaro del] 30% sul reparto ortofrutta, dovuto sia all’aumento della richiesta, sia alle difficoltà di trasporto nelle forniture. Alcuni stanno provano a dare priorità a prodotti italiani, che avendo qualità maggiore costano di più.

Il paradosso dello spreco

Malgrado le persone abbiano fatto scorte di cibo, tra gli scaffali dei supermercati si nasconde un paradosso; molti prodotti risultano invenduti e quindi vanno sprecati. reparti pieni di prodotti ortofrutticoli di provenienza campana che però giacciono nelle loro cassette mentre la gente fa incetta proprio di prodotti di ortofrutta. Il paradosso è presto spiegato da Loffreda:

Molte cose si importano dall’estero, anche se qui produciamo il 70% di quello che serve. Le piattaforme di distribuzione di Napoli non si approvvigionano dai nostri canali e questo è uno spreco. Ogni giorno arrivano da fuori regione prodotti come latte, arance, fragola e ortofrutta che coltiviamo anche qui. E sono proprio quelli i beni più facilmente soggetti a speculazioni.

L’emergenza nell’emergenza

Le implicazioni e le ripercussioni non sono finite qui. Assume sempre più la sfumatura di un emergenza nell’emergenza quella della raccolta dei pomodori, che viene messa in serio pericolo dall’emergenza.

Sempre Stornaiuolo ha infatti avvertito circa un potenziale crollo dei raccolti con conseguente ulteriore aumento dei prezzi, spiegando come la raccolta dei pomodori, prevista per Maggio, sia svolta ad opera di migranti e stagionali, che però, in accordo con gli ultimi DPCM, non possono spostarsi tra comuni per eseguire il loro lavoro.

Per non perdere il raccolto almeno i “regolarizzati” dovrebbero ricevere il permesso di spostarsi.

Le parole di Stornauiolo consento anche di aprire una parentesi riflessiva sui lavori “in nero” che contribuiscono alla cosiddetta economia sommersa (l’insieme di tutte le attività economiche che contribuiscono al PIL  ma che non sono registrate e regolarmente tassate) e che costituiscono un significativo pezzo della nostra economia:

La filiera va rimodulata sull’emergenza in corso. Invitiamo gli utenti a denunciare le speculazioni e a comprare prodotti italiani per evitare ulteriori aumenti.

Ha quindi concluso Stornaiuolo.

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