Il lockdown non risparmia nessuno. La chiusura dei locali, il divieto delle consegne a domicilio, sta mettendo a dura prova le grandi e piccole realtà della ristorazione e non solo. Le difficoltà in queste settimane di blocco totale sono difficili, per tutti, e lo saranno altrettanto quando si riaprirà.
Gino Sorbillo, gestore di una delle pizzerie più importanti di Napoli e “ambasciatore” della pizza nel mondo grazie ai numerosi locali aperti in giro per il globo, manifesta tutto il suo sconforto per la situazione: “Chiediamo alla Regione di poter riprendere almeno le consegne a domicilio. Dovrò chiudere almeno quattro locali: quello sul lungomare di Napoli, che ha costi d’affitto molto alti, Zia Esterina al Vomero, ma anche due punti vendita di Milano, credo Olio a Crudo e Zia Esterina. Per ora l’unica pizzeria che funziona regolarmente è quella di Tokyo, dove si serve anche la pizza al tavolo. Per noi sarebbe importante in Campania cominciare a riaprire per le consegne, garantirebbe una sopravvivenza minima, con 30-40 pizze al giorno per molti locali”.
Il divieto delle consegne a domicilio è stato imposto dal governatore De Luca per limitare il rischio di diffusione dei contagi, ma Sorbillo non ci sta: “Parliamo di cibo appena cotto e consegnato in tutta sicurezza abbiamo ideato una confezionamento con pellicola alimentare che avvolge la scatola della pizza, che verrebbe confezionata appena uscita dal forno a 100 gradi, creando una camera d’aria bollente di sicurezza. Meglio avere la macchina che cammina a filo di gas, piuttosto che tenerla spenta per tre mesi e ripartire da zero. Questa chiusura danneggia paurosamente tutti, le piccole pizzerie ma anche i pizzaioli che hanno molti locali e pagano affitti alti in alcuni casi“.
Intanto oltre 400 pizzaioli si uniscono all’appello di Gino Sorbillo. A dare voce al pensiero comune è Massimo Di Porzio, titolare della Pizzeria Umberto a Napoli e presidente della Fipe Confcommercio per Napoli: “Le aziende hanno bisogno di lavorare, non possiamo rimanere chiusi a vita. Le consegne sono un piccolo palliativo che possono contribuire a salvare qualcuno, visto che prevediamo che un terzo dei locali di ristorazione non riapriranno dopo questo lockdown. Oltre 400 locali in Campania chiedono di ripartire con le consegne, in totale sicurezza“.
La Campania è l’unica regione che ha imposto il divieto di consegna che, secondo di Porzio, potrebbe salvare il salvabile: “Il presidente ci disse di resistere 15 giorni. Dopo un mese e mezzo abbiamo chiesto un appuntamento e stiamo ancora aspettando. Nemmeno per il 4 maggio abbiamo avuto segnali. Quando l’emergenza finirà ci aspettiamo un calo del 60-70% e molte attività non ce la faranno“.
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