venerdì, Novembre 22, 2024
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Allergia da pollini o coronavirus? Ecco come distinguerli

Allergia stagionale o infezione da coronavirus? I sintomi possono essere simili, ma ecco come fare per distinguere una rinite allergica dal Covid-19.

Con l’arrivo della primavera ritornano, per molti, anche i sintomi della rinite allergica, comunemente nota come allergia ai pollini. Se quest’ultima è odiata più che altro per il fastidio che arreca a chi ne soffre, quest’anno la sua tipica sintomatologia potrebbe destare maggiori preoccupazioni, a causa della somiglianza con quella del Covid-19.

Occhi arrossati, congiuntivite, naso chiuso, starnuti: per alcuni, una consuetudine dovuta ai pollini in agguato; per altri, segnali di pericolo. Volendo evitare inutili allarmismi, occorre, comunque, prestare molta attenzione alla natura dei sintomi, per escludere la pericolosa infezione da coronavirus.

Chi è allergico lo sa

I soggetti che sanno di essere allergici sapranno anche riconoscere i sintomi che si presentano ogni anno, alla ricomparsa dei pollini nell’aria primaverile. È, dunque, importante iniziare tempestivamente la terapia di antistaminici e/o cortisonici, come prescritto dallo specialista. Questa scongiurerà anche il pericolo del coronavirus, in quanto si dimostrerà efficace sulla sintomatologia nell’arco di pochi giorni, facendo scomparire o alleviando significativamente i sintomi dell’allergia.

Poiché l’allergia può iniziare in qualsiasi momento, i soggetti che non sono mai stati allergici e che quest’anno avvertono i segnali di una possibile rinite per la prima volta devono contattare il proprio medico di base alla comparsa dei primi sintomi.

Allergia o coronavirus?

Ma quali sono i sintomi? E quali, in particolare, potrebbero destare preoccupazione?

I sintomi più comuni dell’allergia di stagione sono: congiuntivite, ovvero quella spiacevole condizione per cui gli occhi sono arrossati, lacrimano e prudono; congestione nasale, con naso chiuso, che cola e prude; tosse e mal di gola; a volte eruzioni cutanee. Infine, la caratteristica ‘raffica’ di starnuti.

Raffreddore, tosse e, in alcuni casi, congiuntivite sono, però, riscontrati anche nel Covid-19. In particolare, il naso chiuso potrebbe, a volte, comportare alcune difficoltà nella respirazione anche nella stagionale allergia. Fino a che punto, però, questi sintomi sono confondibili con quelli causati dal coronavirus?

Distinguere le due sintomatologie sembra quasi un rompicapo!

Quali sono i campanelli d’allarme? 

Il vero campanello d’allarme per distinguere l’allergia di stagione dal coronavirus è la febbre. L’allergia respiratoria da pollini non causa febbre, il coronavirus sì, sia essa alta o in forma lieve. Quindi, se si avvertono i sintomi della rinite allergica ma si registra comunque la febbre è prioritario contattare il medico, che saprà scegliere la terapia più opportuna da seguire.

Un altro indicatore molto importante è la raffica di starnuti. Gli starnuti in serie sono caratteristici della rinite allergica, mentre non sono propriamente tipici dell’infezione da coronavirus. A grandi linee, le allergie di stagione sono il risultato di un’infiammazione delle alte vie respiratore. Al contrario, il Covid-19 comporta, come conseguenza più estrema, una polmonite, ovvero un’infiammazione delle basse vie respiratore.

Infine, i sintomi allergici si alleviano con la terapia antistaminica nel giro di pochi giorni, il che non accade per le forme virali. In altre parole, se si effettua una terapia specifica, i sintomi dell’allergia spariscono quasi subito, al contrario persistono o peggiorano nel caso del Covid-19. Questo vale anche per i problemi respiratori. Nel caso dell’allergia, questi sono dovuti principalmente al naso chiuso e, quindi, spariscono nel momento in cui lo liberiamo, ad esempio con lo spray. Ciò non avviene per il Covid-19 che, anzi, comporta una degenerazione progressiva della malattia e delle difficoltà respiratorie.

Come comportarsi?

La febbre è un indicatore molto importante per il Covid-19. Quindi, nel caso di comparsa della febbre è sempre opportuno contattare il proprio medico e farsi consigliare su come comportarsi, soprattutto se si pensa di essere entrati in contatto con il virus.

Lo stesso vale per i soggetti allergici che hanno cominciato tempestivamente la terapia specifica, ma che non ne riscontrano l’efficacia dopo 3-5 giorni. Se i sintomi non regrediscono e, anzi, peggiorano progressivamente, si può pensare di aver contratto l’infezione da coronavirus. In questi casi è prioritario contattare immediatamente il proprio medico o rivolgersi ai numeri regionali disponibili per l’emergenza, e nel frattempo, procedere all’auto-isolamento.

Per i soggetti che fanno esperienza dell’allergia respiratoria da pollini per la prima volta, al manifestarsi di tosse e raffreddore occorre rivolgersi al proprio medico, che farà un’appropriata diagnosi, indicando la specifica terapia da seguire.

Infine, chi soffre di asma potrebbe essere a rischio. Sarebbe opportuno, quindi, continuare il trattamento indicato dal proprio medico e prestare massima attenzione alla progressione e all’eventuale peggioramento dei sintomi. In questi casi, è prioritario consultare e aggiornare costantemente il proprio medico.

Chi è a rischio per il Covid-19?

Risponde a questo interrogativo il Ministero della Salute, che fornisce una serie di indicazioni sui rischi che corre chi è allergico e chi soffre di asma (clicca qui per tutte le informazioni).

In generale, «le forme allergiche più lievi – spiega il Ministero – tra cui anche l’asma allergica lieve, non sono state identificate come uno dei principali fattori di rischio per l’infezione da SARS-CoV-2 o per un esito più sfavorevole negli studi finora disponibili.» In particolare, in presenza dei tipici sintomi della rinite allergica (congiuntivite, congestione nasale, naso che cola, starnuti) non è necessario che i soggetti si auto-isolino. «Dovrebbero continuare a seguire le indicazioni generali di distanziamento sociale – continua il Ministero – e consultare un medico se i sintomi peggiorano o se sviluppano febbre o difficoltà respiratorie progressive

L’asma, invece, in forma moderata e grave, «è inclusa nelle condizioni polmonari croniche che predispongono a malattie gravi», scrivono gli esperti sulla pagina del Ministero. Perciò, è indicato che i bambini e gli adulti in trattamento con farmaci continuino la terapia prescritta dal medico. Inoltre, «se sviluppano sintomi compatibili con COVID-19 (come febbre, tosse, mal di gola) – consigliano gli esperti  – dovranno auto-isolarsi, informare il medico e monitorare la loro salute come tutti gli altri. Se si sviluppa una progressiva difficoltà respiratoria, devono richiedere una pronta assistenza medica.»

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