“Le restrizioni che vogliono imporci non faranno altro che condurre le nostre attività al fallimento, per questo chiedo al presidente Conte e al governatore De Luca di mettersi nei nostri panni”.
Dice di non essersi mai lamentato Luigi Atteo, giovane titolare di tre negozietti, uno dei quali nella centralissima via Toledo, a Napoli, il quale confessa all’Ansa di vedere un futuro a tinte fosche dinnanzi a se. La voce che Luigi vuol far sentire è la stessa di tanti altri suoi colleghi che gestiscono piccole attività commerciali in piccoli locali che si affacciano sul dedalo di vicoli della città antica. E’ giovane, si occupa di abbigliamento, ma è anche smaliziato e perspicace, sa che contingentare gli ingressi in negozietti come i suoi alla fine ne decreterà il fallimento.
“Le attività piu’ piccole – spiega – lavorano con l’affluenza, hanno margini bassi e quindi, non possono certamente sopravvivere facendo entrare due persone per volta”.
Luigi è un generoso, è uno che la vita l’ha sempre presa di petto e non si è mai arreso, anche quando la sorte gli è stata avversa:
“Ho sempre pagato le tasse, – afferma – non mi sono mai lamentato. Sono ‘morto’ a livello commerciale per ben due volte e non ho mai chiesto aiuto allo Stato. Con la mia bravura, con mia la fortuna e con l’aiuto di Dio sono riuscito a crearmi di nuovo un futuro”.
Luigi è stato anche intuitivo: dice di essere stato uno dei primi, a Napoli, a capire che l’epidemia si sarebbe abbattuta anche sull’Italia:
“già a febbraio dissi a miei ragazzi: ‘arriva pure qua, ci sono scambi commerciali importanti tra Cina e Italia‘. E così è successo. Sono ipocondriaco e ho deciso di chiudere senza esitare, senza pensare a incassi e guadagni”.
Dei suoi dipendenti però non si è dimenticato:
“sono tutti in cassa integrazione dagli inizi di marzo, ma non hanno ancora visto neppure un euro. Hanno famiglie da sfamare e ho anticipato io gli stipendi di marzo e aprile, prelevando denaro dagli utili dello scorso anno”.
Un gesto fatto senza pensare al proprio tornaconto anche se è costretto a sostenere le spese dei suoi negozi e delle due famiglie da mantenere:
“Devo pagare 10mila euro di affitto al mese e 13 dipendenti. Di certo non posso metterli in strada. Aiuto mio padre che fa l’operaio e guadagna mille euro al mese e aiuto anche mia suocera che ha perso il marito l’anno scorso a causa di un tumore. Prendeva 1800 euro al mese con l’indennità di accompagnamento. Ma la pensione, con reversibilità, si è ridotta a 430 euro. E paga un affitto di 500 euro al mese”.
“Chiedo a Conte e De Luca – ribadisce Luigi – di riconsiderare le disposizioni della ‘fase 2’. così come sono ci porteranno alla tomba. Lo so che è difficilissimo governare una regione, una nazione, però vi chiedo di tutelarci, anche a nome di tutti i piccoli commercianti di Napoli che si trovano nella mia stessa situazione. Sono da 38 giorni chiuso in casa senza guadagnare un solo euro, vivo con gli utili dello scorso anno e stavolta ho, anzi, abbiamo tutti bisogno di aiuto”.
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