Si è tanto parlato, nei giorni appena trascorsi, di questa data – il 4 Maggio. Se n’è discusso dal punto di vista politico, economico, sanitario; è stata indicata come una data foriera di speranza e di rinascita, ma, contemporaneamente, di paura e di confusione.
L’ambivalenza emotiva che suscita l’inizio di questa nuova fase del 2020 è normale: in noi convivono la voglia di ricominciare a vivere e mille, frastornanti timori. Tra mille decreti ed ordinanze, sicuramente ci siamo ritrovati estremamente confusi.
Caso ha voluto che esista, nella lingua napoletana, un’espressione, un modo di dire che recita proprio così: E che d’è stu quatto e maggio? (Ma cos’è questo quattro di Maggio?). Questo motteggio viene utilizzato proprio per indicare un estremo caos, e sta a significare “Ma cos’è questa confusione?“.
Carlos Ruiz Zafòn scrisse che “le coincidenze sono le cicatrici del destino“: così noi, sfruttando questa incredibile casualità, riprendiamo la nostra rubrica #BussoLaLingua per raccontarvi tutti i segreti di questa espressione.
Ricominciamo, proprio come voi tutti cari lettori, a vivere riprendendo il filo delle nostre abitudini proprio lì dov’è stato bruscamente spezzato.
E che d’è stu quatto e maggio?
Perché si usa questa strana espressione per indicare la confusione?
Forse non tutti sanno che, qualche decennio fa, a Napoli il 4 Maggio era il giorno ufficialmente dedicato ai traslochi, al cambiar casa. Proprio così: tutti coloro che volevano trasferirsi altrove dovevano farlo in questa data.
Il risultato era, naturalmente, decisamente confusionario: è facile immaginare la quantità spropositata di persone che si ritrovavano a transitare per le strade trasportando pacchi, pacchetti e pacchettini fino alla loro nuova dimora.
Da Agosto a Maggio e poi per tutto l’anno
Le origini di questa abitudine risalgono fino all’Impero Romano.
Per evitare di far confusione durante i giorni lavorativi dell’anno, tutti i traslochi dovevano essere assolutamente fatti ad Agosto; per la città di Napoli, nello specifico, era stata scelta la data del 10 Agosto.
Il giorno, tuttavia, non era adatto allo scopo: in quel periodo estivo, tra le strade partenopee si avvertiva in modo davvero troppo forte il caldo della stagione. Allora, per ovviare a questo inconveniente, nel 1587 il Viceré Juan de Zunica spostò la data da dedicare ai traslochi al primo Maggio.
Purtroppo, anche questa data non fu particolarmente apprezzata dai napoletani – proprio in quella data infatti si festeggiavano San Filippo e San Giacomo. Nessuno rispettava l’imperativo di traslocare soltanto il primo Maggio e si finiva per assistere ai traslochi durante tutto l’anno.
Fu nel 1611 che il Viceré Pedro Fernando de Castro spostò infine la data al 4 Maggio, molto più gradita alla popolazione: da allora, quel giorno fu sempre sinonimo di chiasso e terribile confusione.
Il conforto del caos
Questa è la storia di questo modo di dire e della confusione che il 4 Maggio porta sempre con sé nella vita dei napoletani.
Non ci resta che abbracciare questo caos ed assistere al concerto di chiasso e di rumori che torneranno a colmare – con prudenza e moderazione, naturalmente – le nostre strade anche in questo strano e spaventoso 4 Maggio 2020: tornerà a riecheggiare il frastornante fragore della vita che, in questi ultimi mesi, ci è tanto mancato.
Perché, in questa città, è confortevole e viva persino la confusione.
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